«Francia e Italia si amano ancora?». Al vertice italo-francese le frasi di circostanza non si contano. E tuttavia proprio stamattina Philippe Ridet non usa giri di parole per descrivere il clima con il quale oggi si è aperto a Roma il vertice fra Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy. Il corrispondente di Le Monde si pone una domanda legittima e il quotidiano transalpino lancia un duro attacco all’Italia. Immigrazione, economia, Libia: sono questi i tre temi che hanno aumentato le ostilità fra Roma e Parigi nelle ultime settimane. E, stando a quanto dicono i francesi, la soluzione delle discordie è ancora lontana, nonostante Berlusconi abbia garantito che il vertice è stato «molto positivo».
Nell’ultimo fine settimana le tensioni sono aumentate sempre di più. Nonostante il clima festivo, sull’asse Parigi-Roma sono volate parole di fuoco. E stamattina c’è stato il duplice affondo finale. Da un lato Le Monde ha dedicato apertura e una doppia pagina ai rapporti italo-francesi, rimarcando tutti i cliché che storicamente dividono i due Paesi. Dall’altro Lactalis ha lanciato l’offerta pubblica di acquisto (opa) su Parmalat, come anticipato da Linkiesta. Una mossa, quest’ultima, fortemente appoggiata dai media francesi.
Il tema più caldo è quello legato all’immigrazione. Sono molti i reportage che la stampa d’oltralpe sta dedicando alla situazione alla frontiera di Mentone. Le Monde racconta sia la posizione in Italia, sia quella in Francia. E alla fine, come anticipato dal quotidiano transalpino, ha vinto la linea francese. Oggi Berlusconi e Sarkozy firmeranno un accordo che pone una deroga al trattato di Schengen, che prevede il «ripristino temporaneo delle frontiere nell’area prevista dal trattato». Niente da fare quindi per i migranti fermi a Ventimiglia con l’intenzione di lasciare l’Italia per dirigersi verso la Francia. La linea dettata da Sarkozy ha prevalso e il giro di vite è stato compiuto.
C’è poi la questione economica. Lactalis ha svelato le carte e ha deciso di andare all’assalto di Parmalat. Ma questo è solo l’ultimo caso. Negli ultimi mesi abbiamo osservato i movimenti ostili transalpini intorno a Bulgari, Edison e Fondiaria-Sai. Si è parlato anche di questo a Villa Madama, ma gli attacchi al «provincialismo economico italiano» erano già cominciato sulla carta stampata francese. Le Figaro ha spiegato che «tutta la smania di Roma di preservare un’impresa agente sul mercato è inaudita nel 2011». E infatti anche Sarkozy, nella conferenza stampa finale, ha gigioneggiato parlando di Parmalat, ricordando che non ci sono state ingerenze di Parigi nella decisione di lanciare oggi l’opa. «Parmalat e Lactalis sono due società private che operano sul mercato, e in base allo stesso hanno reagito», ha detto Sarkozy. Le sue parole sono arrivate dopo quelle di Berlusconi, che ha manifestato l’auspicio della creazione di un «gruppo franco-italiano, o italo-francese». Sarà solo il mercato a definire cosa succederà nelle prossime settimane.
L’ultimo nodo da sciogliere era la questione libica. Le Monde si chiede se per l’Italia Muammar Gheddafi sia un amico o un nemico. E non può che registrare tutti i cambi d’opinione di Roma sul Colonnello, prima ospitato con lustrini e riverenze, poi osteggiato timidamente fino alla scelta di ieri. Con la discesa in campo delle forze militari italiane si è arrivati alla rottura finale fra Roma e Gheddafi. In compenso c’è stato un piccolo riavvicinamento con Parigi. Del resto, proprio Berlusconi ha chiarito che «è emersa la forte convergenza su tutti gli argomenti affrontati: la situazione in Libia, del Mediterraneo, l’immigrazione la cooperazione economica e industriale tra i nostri due Paesi».
Infine, la partita per la Banca centrale europea. Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha avuto l’appoggio informale di Sarkozy, l’ennesimo su scala internazionale, per la corsa alla presidenza dell’Eurotower. Nonostante Le Monde abbia più volte espresso dubbi sulla candidatura dell’italiano, colpa del passato in Goldman Sachs, Sarkozy non ha avuto nessuna remora a garantire il pieno supporto per Draghi nel dopo Jean-Claude Trichet. «Appoggiamo la candidatura di un italiano alla presidenza della Bce. Non lo facciamo perché italiano ma perché è una persona di grande qualità. In più è italiano», ha detto Sarkozy. Per l’inquilino dell’Eliseo la nomina di Draghi è «ottimo segnale per tutti gli italiani che pensano di mettere in dubbio il ruolo italiano nell’Ue». Basterà questo regalo per placare le tensioni bilaterali fra Roma e Parigi?