Baseball, doping e razzismo. Le altre facce dei fuoricampo

Baseball, doping e razzismo. Le altre facce dei fuoricampo

Il baseball è fatto di numeri. E, in parte, anche di doping. Il Club delle 500 home run ne è una prova. Sono i migliori battitori di tutti i tempi, gli unici ad aver superato i cinquecento fuoricampo in carriera. Ottant’anni, dal 1929 al 2009, in cui c’è tutta la storia di uno sport, in tutto e per tutto, americano.

Come le figurine del calcio in Italia, quelle del baseball rimangono nella memoria collettiva. Josh Wilker, nel libro CardBoard Gods (http://cardboardgods.net/), ha scritto un’autobiografia raccontata attraverso le immagini inserite nei pacchetti da un quarto di dollaro. La narrazione inizia con la figurina dello sconosciuto Rudy Meoli che Josh Wilker definisce «una superstar nel [mio] regno di felicità e confusione». Dalla leggenda di Babe Ruth alla condanna per ostruzione della giustizia di Barry Bonds, che cosa è successo?

Non si può certo dire che il doping sia iniziato in tempi recenti. Fra i tredici destri, dieci mancini e due ambidestri della classifica, le voci di doping arrivano indietro fino alla leggenda Babe Ruth. Secondo libro Welcome to the Terrordrome: The Pain, Politics and Promise of Sports (http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=12037385), il Big Bambino – come era soprannominato Ruth – si sarebbe iniettato una sola volta un estratto di testicoli di montone. Senza scendere in campo, perché l’iniezione lo avrebbe fatto stare malissimo.

Nella classifica dei fuoricampo, ci sono solo due nomi sopra quello di Babe Ruth che per 714 volte aveva mandato la pallina fuori campo. Per Josh Wilker però «bisogna tenere conto del fatto che il record è stato stabilito quando agli afroamericani era proibito di giocare». I due nomi sono quelli di Hank Aaron, «di cui mio fratello aveva il poster appeso in camera, e che mi sembra quasi un membro della famiglia da quanto l’ho guardato», e il secondo è quello del detentore attuale del record, Barry Bonds.

Bonds è stato condannato il 14 aprile per aver ostacolato la giustizia, ma non per aver negato di aver fatto uso di sostanze proibite. In un processo durato tre settimane, il quarantatreenne ha dovuto difendersi in un processo nato dallo scandalo della Balco. La Bay Area Laboratory Cooperative era stata accusata di aver fornito sostanze illecite a campioni olimpici americani come la sprinter Marion Jones, il suo ex marito e lanciatore del peso C.J. Hunter e il padre del figlio della Jones, Tim Montgomery. Di Bonds ha scritto il New Yorker (http://www.newyorker.com/reporting/2011/03/28/110328fa_fact_mcgrath) e, sul New York Times, quando Bonds aveva battuto il record di fuoricampo, si leggeva: «Fate iniziare il dibattito sulla validità dei suoi numeri».

Per Wilker «la maggior parte dei fan pensa che i neo arrivati nella classifica dei fuori campo hanno infangato il senso perché sospettati o perché hanno ammesso l’uso di sostanze dopanti. C’è anche il credo che i numeri una volta fossero limpidi e ora non lo siano più». I numeri sono il vero centro del discorso, perché «sembrano offrire una certezza inconfutabile in un mondo molto incerto».

Continuando a scorrere la lista, l’autore di Cardboard Gods indica i nomi di Willie Mays (660 fuori campo) «l’uomo che è andato più vicino alla purezza del volo», Harmon Killebrew, undicesimo nella lista con 573 e Ted Williams «l’unico della lista ad aver giocato in una sola squadra, la mia preferita, i Red Sox. Il suo swing era la cosa più vicina alla perfezione che un essere umano abbia mai raggiunto». Sono tutti giocatori del passato e in questa lettura non c’è spazio per i più recenti Sammy Sosa, Alex Rodriguez e Manny Ramirez, l’ultimo a smettere per non scontare una seconda squalifica per doping.

L’ultima figurina di Wilker è quella di Josh Gibson. Nella lista non c’è perché «giocava quando agli afroamericani era proibito giocare nelle major league». Si stima che Gibson abbia battuto ben più di 500 fuoricampo, ma non c’è nessuna statistica e nessuna classifica. «È sempre stato uno dei miei preferiti, anche perché quando ero piccolo era l’unico che si chiamava come me».

«Vorremmo che il gioco fosse puro come quando eravamo bambini», dice Wilker. Il gioco è il baseball, con suoi i numeri e le sue divinità. Lou Gehrig, il giocatore dei New York Yankees e prima persona ad ammalarsi di sclerosi laterale amiotrofica, nel giorno del suo addio allo Yankee Stadium, ha detto: «Comunque mi considero l’uomo più fortunato del mondo. Sono stato sui campi per diciassette anni e non ho mai ricevuto altro che non sia gentilezza e incoraggiamento da voi, i fan».

Top 500 Home Run Club (http://mlb.mlb.com/mlb/history/milestones/index.jsp?feature=five_hundred_hr)

1. Barry Bonds (762 home run, 17 aprile 2001)
2. Hank Aaron (755 home run, 14 luglio 1968)
3. Babe Ruth (714 home run, 11 agosto 1929)
4. Willie Mays (660 home run, 13 settembre 1965)
5. Ken Griffey Jr. (630 home run, 20 giugno 2004)
6. Alex Rodriguez (617 home run, 4 agosto 2007 (in attività)
7. Sammy Sosa (609 home run, 4 aprile 2003)
8. Jim Thome (590 home run, 16 settembre 2007 (in attività)
9. Frank Robinson (586 home run, 13 settembre 1971)
10. Mark McGwire (583 home run, 5 agosto 1999)
11. Harmon Killebrew (573 home run, 10 agosto 1971)
12. Rafael Palmeiro (569 home run, 11 maggio 2003)
13. Reggie Jackson (563 home run, 17 settembre 1984)
14. Manny Ramirez (555 home run, 31 maggio 2008 (ritirato nel 2011)
15. Mike Schmidt (548 home run, 18 aprile 1987)
16. Mickey Mantle (536 home run, 14 maggio 1967)
17. Jimmie Foxx (534 home run, 24 settembre 1940)
18. Ted Williams (521 home run, 17 giugno 1960)
19. Willie McCovey (521 home run, 30 giugno 1978)
20. Frank Thomas (521 home run, 28 giugno 2007)
21. Ernie Banks (512 home run, 12 maggio 1970)
22. Eddie Mathews (512 home run, 14 luglio 1967)
23. Mel Ott (511 home run, 1 agosto 1945)
24. Gary Sheffield (509 home run, 14 aprile 2009)
25. Eddie Murray (504 home run, 6 settembre 1996)
 

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