E da venerdì la Fiat diventa più americana

E da venerdì la Fiat diventa più americana

Fiat continua la sua scalata in Chrysler. Nei prossimi giorni, probabilmente venerdì, il Lingotto salirà al 30% di Auburn Hills. Si tratta del primo step del lungo percorso che porterà la casa torinese guidata da Sergio Marchionne ad avere il pacchetto di maggioranza del gruppo statunitense. Entro il 2012 il 51% di Chrysler sarà raggiunto e si concluderà il processo di fusione fra i due costruttori. Restano invariati gli obiettivi: sei milioni di vetture prodotte l’anno e ricavi pari a 100 miliardi di euro per il gruppo.

Tutte le vie portano in America. Il numero uno di Fiat continua la sua ristrutturazione strategica del Lingotto. Alla firma dell’accordo con Chrysler, il top manager ha tracciato la road map per la scalata. Il primo passo sarà quello che porterà Torino a salire del 5%, dal 25 al 30%, nei prossimi giorni. Merito dei risultati di Chrysler. Secondo Marchionne l’utile operativo di Auburn Hills sarà secondo le previsioni, cioè due miliardi di dollari su un fatturato di circa 55 miliardi. Ma non solo. I fondi governativi per sostenere la casa statunitense saranno restituiti a breve, entro giugno, e questo preclude l’aumento della quota di Fiat nel capitale americano. Gli accordi fra Chrysler e i governi di Canada e Stati Uniti hanno superato tutte le difficoltà e si attende solo la ratifica dell’accordo di rimborso. Nei prossimi giorni Marchionne sarà a Detroit per definire gli ultimi passaggi e siglare l’accordo. Secondo fonti interne tutto dovrebbe avvenire venerdì, ma non è escluso che l’annuncio possa essere dato lunedì per sfruttare al meglio il reazione delle piazze finanziarie.

Il passo successivo è quello di salire al 51 per cento. Per farlo devono essere soddisfatte due condizioni: la distribuzione delle vetture Chrysler al di fuori dell’area Nafta (North American Free Trade Agreement) e il lancio di un modello di Auburn Hills capace di consumare solo un gallone per 40 miglia. Nelle intenzioni del Lingotto entrambi i target saranno raggiunti entro fine anno. Ciò significa che nel 2012 il percorso che porta all’integrazione fra Torino e Detroit sarà finalmente conclusa. Come avverranno le operazioni di scalata lo ha precisato oggi Marchionne: «Per l’acquisizione del 16% di Chrysler probabilmente useremo la cassa che abbiamo in bilancio». Del resto, non era difficile pensare a qualcosa di contrario. La liquidità di cassa del Lingotto è pari a circa 13 miliardi di euro e sono la vera arma in più del gruppo.

A preoccupare continua a essere il debito, stimato in due miliardi di euro per il solo 2011 da Standard & Poor’s. Eppure, questo non sembra essere un ostacolo per il futuro della fusione fra le due case. La condivisione di piattaforme e motori è già iniziata e procede bene anche l’avvio della rete commerciale negli Stati Uniti. Inoltre, se in Italia ed Europa il Lingotto continua a perdere quote di mercato, complice il costante calo della domanda di veicoli, negli Usa il rilancio di Chrysler è ormai una realtà. In marzo le vendite del gruppo americano sono salite del 31,4%, mentre quelle di Fiat sono calate circa del 31,9% sul mercato comunitario.

Intanto, l’arrivo dei marchi Fiat in America continua a ritmo serrato. E funziona anche l’operazione mediatica che Torino sta facendo. Dopo aver definito la nuova Ferrari FF «la migliore di sempre», il Wall Street Journal ha riempito di complimenti la piccola di casa Fiat, la 500, nell’ultima edizione per il weekend. «La rete si sta riempiendo un po’ alla volta, è partita un poco in ritardo. Adesso finalmente siamo a New York, l’importante è essere nei grandi centri. In Canada sta andando da Dio», ha detto Marchionne. Nonostante la presenza dei concessionari Fiat si stia facendo sempre più capillare, un’influenza negativa potrebbe arrivare dal sisma che ha sconvolto il Giappone lo scorso 11 marzo. «Le vendite della 500 negli Usa stanno andando bene. Cominciamo però ad avere problemi per alcuni componenti che vengono dal Giappone. Quindi bisogna stare attenti», ha sottolineato il manager. E gli americani sono già in trepidazione per il ritorno del marchio Alfa Romeo sul mercato interno. Del resto, quello fra gli statunitensi e la storica fabbrica di Arese l’amore non è nuovo. Ma non è recente nemmeno l’intenzione di Marchionne di andare negli Usa per il nuovo centro operativo del gruppo che nascerà dalla fusione fra Chrysler e Fiat.

Per ora non ci sono novità su questo punto, anche se nei prossimi giorni, quando Marchionne sarà negli Usa per discutere del futuro delle due case. La scalata che inizierà in questi giorni sarà il preludio a una integrazione che consoliderà Chrysler e Fiat anche a livello globale. Sebbene se ne parli sempre sottovoce, il Lingotto sa bene che non può rinunciare all’opportunità di consolidarsi con gli americani. Data la fragile congiuntura internazionale e i cali della domanda europea di veicoli, per Torino potrebbe essere questione di vita o di morte.  

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