La Libia avrebbe importato benzina da Saras, la società di raffinazione della famiglia Moratti. A rivelarlo è la Reuters, che nella sezione Africa, spiega che nei primi di aprile Tripoli è riuscita a ottenere carburante, tramite una scappatoia legale nelle sanzioni delle Nazioni Unite. La società della famiglia milanese non ha voluto rilasciare alcun commento all’agenzia di stampa ma in serata ha mandato una nota dove si legge che Saras non ha «venduto o consegnato benzina alla società libica General National Maritime Transport Company» sottolineando che Saras «agisce e ha sempre agito nel pieno rispetto di tutte le misure restrittive e sanzionatorie in vigore riguardanti la Libia».
La vicenda raccontata dalla Reuters parte dalla nave cisterna Valle di Navarra che, secondo l’agenzia di stampa, è giunta il 3 aprile scorso al porto tunisino di La Skhira e poi ha trasferito il proprio carico al cargo battente bandiera libica Anwaar Libya. Il carico è stato poi scaricato nella zona controllata dal colonnello Muammar Gheddafi.
Nonostante le sanzioni dell’Onu, il regime libico sarebbe infatti riuscito ad approvvigionarsi di carburante. Merito di un buco nell’atto di embargo che ha colpito la Libia. La compagnia che controlla la nave che ha raccolto il carico di carburante, cioè la Anwaar Libya, non è presente nella blacklist delle Nazioni Unite. E così, la General national maritime transport company (Gnmtc), società libica che sarebbe controllata da uno dei figli di Gheddafi, Hannibal, ha potuto rifornirsi tramite Saras. Secondo una fonte vicina all’armatore è arrivata la conferma della spedizione di carburante. «Possiamo confermare che la Valle di Navarra ha lasciato Sarroch con un carico di 40.000 tonnellate, consegnato a La Skhira il 3 aprile», ha detto una fonte di Navigazione Montanari, la proprietaria della nave Valle di Navarra. A suffragio di questa tesi ci sono i dati satellitari della AIS Marine Traffic, che hanno monitorato la cisterna nel suo viaggio da Sarroch alle coste tunisine verso la fine di marzo. Dopo cinque giorni di silenzio satellitare, la Valle di Navarra è ripartita il 4 aprile dal porto di La Skhira per poi tornare a Sarroch lo scorso 16 aprile, come dimostrano i dati di AIS Marine Traffic.
Non è un caso che la Libia si sia rivolta a Saras. Con oltre 300mila barili al giorno, la raffineria di Sarroch è una delle più grandi del Mediterraneo. Quello che resta da chiarire è come mai è stato possibile non includere nella lista nera dell’Onu anche le società di shipping minori. Le sanzioni delle Nazioni Unite infatti comprendono solamente la National oil company (Noc), cioè la controllata governativa libica. Saras con la Noc aveva affari rilevanti: oltre il 40% della domanda di greggio del Paese era soddisfatta dalla società guidata dai Moratti.
Nonostante sia vietato commerciare con la Noc, non lo è farlo con le altre compagnie. In virtù di ciò, Saras avrebbe potuto continuare le sue esportazioni con la Libia. Continuando così a mantenere il suo ruolo commerciale con Tripoli.
Quanto scritto oggi dall’agenzia anglo-canadese giunge dopo quanto riportato il 20 marzo scorso (il giorno successivo all’inizio del conflitto) dall’Unione Sarda. Il giornale raccontava infatti che nella nottata precedente erano arrivate nella rada della raffineria Saras di Sarrocch due petroliere «per ripartire cariche di carburante alla volta della Libia». Le due navi, che «in genere compiono viaggi dalla Sardegna alla Spagna», questa volta sarebbero state invece dirette invece verso sud, «caricheranno una 30 mila e l’altra 35 mila tonnellate di carburante». Il petrolio libico, ricorda il quotidiano sardo, «è sempre arrivato negli impianti di Sarroch per essere raffinato e tornare in patria sotto forma di benzina. Ma dopo la risoluzione dell’Onu che impone l’embargo a Gheddafi e l’avvio delle operazioni militari degli alleati- si sottolinea – è escluso che possa rifornire un Paese nemico».
Il giornale, pubblicato da Sergio Zuncheddu e considerato vicino alla famiglia di petrolieri milanesi, azzarda allora un’ipotesi: «così tanto carburante può essere destinato a un solo scopo: rifornire i mezzi pronti per lo sbarco». Una ricostruzione che fonti vicino all’azienda dicono essere non fondata. Ma l’inchiesta pubblicata oggi dalla Reuters getta quanto scritto dal giornale sardo sotto un’altra luce. Il tema dei tentativi del Colonnello di importare benzina aggirando l’embargo dovrebbe essere discusso al meeting fra il segretario alla Difesa Usa Robert Gates e il suo collega inglese Liam Fox in programma per oggi a Washington.