Oggi la contrapposizione fra quelle che comunemente si definiscono finanza bianca e finanza laica ha lasciato il posto ad una «finanza grigia», quella di Giulio Tremonti, complementare alla «finanza di stampo anglosassone» del Governatore di Bankitalia Mario Draghi. Ne è convinto Giancarlo Galli, saggista e osservatore di lungo corso delle vicende economiche italiane oltre che ex segretario e co-fondatore insieme ad Angelo Caloia del Gruppo Etica e Finanza. I due dioscuri dell’economia nazionale, per Galli, hanno favorito un ricambio generazionale «a cui il Vaticano guarda con favore» e che, una volta compiuto, non lascerà alcun margine a uomini come Letta, Geronzi e Palenzona.
Dopo l’uscita di scena di Cesare Geronzi sembra che Gianni Letta uomo dalle vaste relazioni anche all’interno del Colonnato di San Pietro, sia meno influente. Condivide questa lettura?
Gianni Letta appartiene ad un mondo politico e ad un clima politico che oggi è in notevole difficoltà. Sta attraversando un periodo di crisi non solo lui personalmente, ma la politica romana e romanesca di Geronzi, quella che cercava di mettere d’accordo tutti. Anche Letta, di conseguenza, mi sembra stia mostrando la corda in questo senso.
Quale sarà il ruolo di Palenzona?
Anche Palenzona appartiene alla generazione passata, sta tentando al pari di altri di raccogliere un ruolo come nuovo Geronzi. Le sue possibilità di riuscirci nel medio termine sono molto elevate. Nel sistema italiano è in atto un ricambio generazionale in cui uomini come Letta, Palenzona e Andreotti, al quale sono legati sia Letta che Geronzi, lasceranno i posti di comando.
Lei qualche anno fa ha scritto un libro sulla «finanza bianca». Ha ancora senso questa definizione?
La definizione di finanza bianca è superata in quanto era valida nel momento in cui vi era una contrapposizione ai tempi di Cuccia tra una finanza bianca e una finanza laica, oggi siamo in presenza di una finanza “grigia” in cui le connotazioni ideologiche hanno lasciato spazio alle preoccupazioni per il futuro del Paese. Il mondo finanziario italiano mi pare dominato dal Governatore Mario Draghi e da quel “superministro” dell’Economia che si chiama Giulio Tremonti. Entrambi cercano di limitare i danni delle contrapposizioni intestine nel mondo finanziario andando verso un ricambio generazionale e di orientamenti. Mi riferisco al primato del rafforzamento del fronte interno italiano, come dimostra la nuova Cassa depositi e prestiti.
A suo giudizio, come sta vivendo il Vaticano questa fase di transizione nel capitalismo italiano?
Il Vaticano sembra preoccupato di quello che sta accadendo nella politica italiana e non è molto soddisfatto dell’attuale classe dirigente, non solo politica. Mi sembra invece orientato a guardare con favore al ricambio in atto.
Stanno cambiando anche le finanze vaticane, verso la trasparenza. Prima l’Authority antiriciclaggio, poi gli incontri al ministero dell’Economia per approcciare il nodo del segreto bancario.
Non bisogna confondere la funzione universale del Vaticano con i suoi problemi su scala nazionale. Con l’arrivo di Gotti Tedeschi, che sta proseguendo molto bene il lavoro del predecessore, Angelo Caloia, il Vaticano – pur trattandosi di uno Stato sovrano e pur sapendo che le finanze della Chiesa hanno delle logiche particolari – sta andando verso una notevole trasparenza. Gotti Tedeschi ha ottimi rapporti con il ministro Tremonti, quindi anche per questo risvolto credo siamo avviati verso la strada giusta. Non bisogna considerare il Vaticano come un paradiso fiscale che faceva operazioni solo con la logica del profitto.
Ieri c’è stato il primo cda di Mediobanca dopo Geronzi. Bolloré, a margine del board, ha detto «La forza dell’Italia è la sua capacità di dirsi cose anche poco piacevoli ma poi trovare subito l’unità». A discapito delle mire francesi?
Bolloré si è trovato di fronte alla durezza del ministro Tremonti che ha ridimensionato, almeno provvisoriamente, le sue ambizioni per salvare il salvabile. Da Parmalat a Generali, entrambe le vicende si possono leggere come grandissime sconfitte per il finanziere bretone. Dopo quanto è avvenuto in seguito alla crisi libica Bolloré oggi è visto alla stregua di un colonizzatore, per questo ha deciso di fare una ritirata tattica per salvaguardare le sue posizioni.
Montezemolo, Della Valle, Mussari. Tocca ai «giovani anziani»?
Tutte e tre sono persone a cui si deve concedere il massimo del credito. Per chi non è cieco, il rinnovamento è sempre positivo. Cambiare i medici potrebbe servire a curare questo paziente malato che è l’economia italiana, e soprattutto rompere quelle complicità «da salotto buono» contro cui si sono battuti, seppure in termini diversi, Della Valle e Montezemolo. Mussari, invece, deve dimostrare di saper ricapitalizzare il Monte dei Paschi e di saper uscire dalla nicchia legata al mondo politico toscano e dunque alle sinistre, per acquistare una sua forte autonomia e diventare una banca senza risvolti compromissori con i partiti.