Più Medioriente e meno Usa per la Finmeccanica di Orsi

Più Medioriente e meno Usa per la Finmeccanica di Orsi

L’America dà, l’America nega. Il motto per sintetizzare il 2010 di Finmeccanica potrebbe essere questo. Un legame, quello con l’altra sponda dell’Atlantico, di fondamentale importanza nella diplomazia bellica di Piazza Monte Grappa. Un’ulteriore conferma di quanto il baricentro finanziario della società presieduta da Pierfrancesco Guarguaglini si giochi sulla direttrice Roma-Washington arriva dalla probabile nomina dell’ad di AugustaWestland, Giuseppe Orsi. Un nome gradito alla Lega per i natali lodigiani, ma soprattutto per la geografia degli stabilimenti della società elicotteristica: provincia di Varese.

Attorno ad AgustaWestland, nella primavera del 2009, si era consumato il semi-incidente diplomatico relativo al nuovo elicottero presidenziale di Obama. Niente velivolo, aveva detto il segretario alla Difesa americano Robert Gates. Troppo alti i costi del progetto, una joint venture con i britannici della Lockheed Martin, lievitati ad un livello insostenibile per l’amministrazione Usa. Uno stop a cui seguirono numerose polemiche in Italia, tanto che il titolare della Difesa, Ignazio La Russa, inviò una missiva diplomatica per «sollecitare» l’omologo Gates a non abbandonare il programma, mossa che avrebbe causato notevoli ricadute occupazionali in Italia. Anche perché buona parte del bilancio della società viene redatto guardando al budget dei Marines americani.

Nonostante questo episodio, AgustaWestland sembra l’azienda più solida e profittevole del gruppo. Come illustra un report di Goldman Sachs che risale allo scorso 30 marzo. Il ritorno sul capitale investito, della divisione aeronautica, che comprende anche Alenia, nel 2010, è stato dell’11,3%. Un punto percentuale in più rispetto ai sistemi elettronici per la difesa, ovvero Drs e Selex, e della divisione attiva nel comparto energetico, entrambe con il 10,3 per cento. La ragione sta nel portafoglio ordini: 5,9 miliardi di euro (+86,6% a/a), composto per il 53% da elicotteri (70% ad uso civile e 30% militare) e per il restante 47% dal supporto in termini di revisioni e ricambi. Completano il quadro un fatturato a quota 3 miliardi di euro e utile netto pari a 413 milioni. 

Al di là delle simpatie della Lega, dunque, la scelta di Orsi non sembra dettata soltanto da motivazioni politiche. L’altro contendente, il numero uno di Ansaldo Energia, Giuseppe Zampini, appartiene infatti ad un’azienda considerata non strategica, ceduta in cambio di cash per quasi la metà (45%) al fondo statunitense First Reserve Corporation per 1,3 miliardi di euro, con una plusvalenza per Finmeccanica nell’ordine dei 400 milioni. La salita di Zampini ai vertici di Piazza Monte Grappa non sarebbe stato un buon segnale per il mercato, ma fonti interne ad Ansaldo – azienda in pole position nell’ambito del programma di ritorno al nucleare ma in panne dopo le dimissioni di Scajola, fino al recente congelamento del programma da parte dell’Esecutivo sulla scia dell’onda emotiva post Fukushima – non avrebbe gradito la scelta di condividere la poltrona con un direttore generale, cioè Alessandro Pansa. Orsi, infine, sarebbe più in linea con la gestione Guarguaglini, incentrata più sulle grandi commesse militari, da cui passa il 60% del fatturato del gruppo, piuttosto che sul versante civile e dei trasporti, rappresentato da Ansaldo Energia, Ansaldo Sts e Ansaldo Breda. 

Complessivamente, la società ha chiuso l’anno con ricavi consolidati per 18,6 miliardi di euro, utile a quota 1,2 milioni e debiti pari a 3,1 miliardi di euro, in calo sull’anno precedente grazie alla cessione di crediti per 1,3 miliardi. Numeri, come spiega un report di Nomura, inferiori del 20% rispetto al consensus sul guadagno per azione (profitti diviso numero totale di azioni), attualmente 0,85 euro rispetto a 1,13 euro del 2009. 

Sul fronte americano, l’incognita più grande riguarda il peso che avrà su Drs Technologies, acquistata a fine 2008 per 5,2 miliardi di dollari, il taglio del 16% della spesa militare americana entro il 2012. La società che si occupa di produrre sistemi integrati di supporto a veicoli e missioni militari dipende per il 60% dall’esercito americano, e pesa per il 10% sul fatturato totale di Piazza Monte Grappa. Esattamente una settimana fa, Guarguaglini ha annunciato la fusione tra Elsag Datamat e Selex, per riorganizzare l’offerta complessiva sull’elettronica per la difesa e la sicurezza, mentre le indiscrezioni di stampa parlano di una progressiva dismissione di alcuni asset di Drs, per un valore che sfiora il miliardo di dollari.
L’altra questione complessa sul tavolo del nuovo amministratore delegato si chiama Libia. L’accordo per il congelamento del 2% delle quote in mano al fondo sovrano Lybian investment authority è stato ratificato da Bruxelles all’inizio del mese, ma le decisioni in merito saranno prese nel corso dell’assemblea della società, prevista per il 29 aprile. La situazione nel paese nordafricano è ancora instabile. Il portafoglio ordini nell’area supera il miliardo di euro, derivanti in primis da commesse per la realizzazione di infrastrutture ferroviarie, e pesa sul 17% del portafoglio ordini complessivo di Ansaldo Sts. Per Goldman Sachs, l’area Mena vale complessivamente il 5% degli ordini totali di Finmeccanica. 

Sul tavolo del nuovo ad, infine, rimane da gestire il delicato nodo dell’inchiesta aperta dalla Procura di Roma sugli appalti truccati a vantaggio della società. Il suicidio del viceprefetto Salvatore Saporito, sotto inchiesta a Napoli, è l’ultima ombra sul difficile dossier, dopo la richiesta di patteggiamento a 3 anni e 4 mesi dell’ex consulente Lorenzo Cola, intermediario nel reinvestimento di 8,3 milioni di euro di provenienza illecita nella Digint, azienda di proprietà di Piazza Monte Grappa, da parte dell’imprenditore Gennaro Mokbel. 

Inchieste a parte, le stime sul comparto rimangono grigie. In un report dello scorso 4 marzo, Mediobanca sottolinea come lo scenario del settore rimarrà difficile per i prossimi due anni. Oggi, però, la sfida per l’americano Orsi si chiama Medio Oriente.