Quanto piace alla stampa straniera la Milano da ansimare

Quanto piace alla stampa straniera la Milano da ansimare

Non ci saranno né lui né lei ma questo non cambia nulla. Non ci sarà manco una vera udienza visto che il tutto potrebbe durare solo pochi minuti, ma anche questo non cambia nulla. Il processo Ruby che si apre domattina nell’aula della prima Corte d’assise d’appello ha attirato a Milano una quantità tale di giornalisti stranieri da fare impallidire i Mondiali di Italia ’90. La giovane marocchina, anche in assenza, ha messo il capoluogo lombardo sulla mappa di inviati stranieri che altrimenti da queste parti non ci passerebbero se non per una sfilata di moda, il salone del mobile, un mondiale di calcio o per qualche evento bancario. Ruby può quello che la retorica di una città che si sente tanto globale non può.

Così le televisioni non possono entrare ma le richieste di accredito continuano ad arrivare. Molti non ce l’hanno né l’hanno chiesto ma si presenteranno lo stesso. Impossibile prevedere quanti saranno. Andreas Bondevik è uno di loro. L’accredito non ce l’ha manco lui, ma il corrispondente da Bruxelles della Norsk Telegrambyraa (Ntb), l’Ansa norvegese, è arrivato in città ieri proprio per il grande evento:«Non sapevo con certezza quando sono partito che lui non ci sarebbe stato ma anche se non si presenta non cambia nulla: è una storia che si vende con grande facilità».

Il nulla di domani non spaventa. L’udienza rischia di durare solo dieci minuti. Al massimo ne verrà fissata un’altra per fine maggio. Il legale della ragazza marocchina, l’avvocato Paola Boccardo, potrebbe annunciare che Ruby, indicata dalla procura come parte offesa, ha deciso all’ultimo minuto di costituirsi parte civile contro Berlusconi, ammesso che i tempi strettissimi dello smistamento consentano di affrontare già il capitolo della costituzione delle parti.  

Ma appunto. Molto rumore e basta che non impedisce all’interesse mediatico di andare ben oltre i confini europei. Il Daily Beast di Tina Brown manda a Milano la corrispondente da Roma Barbie Nadeau. «Vale la pena esserci. Per la stampa estera è un ulteriore dettaglio di una storia ridicola. Non è l’inizio di un processo, come alcuni potrebbero pensare. È una puntata, certo, ma è una puntata che non si può mancare».

Per una ragione o per l’altra nessuno riesce a resistere al doppio fascino, quello di un premier a processo e quello di una storia a base di sesso e prostituzione. Tanto più che di mezzo c’è anche una minorenne. In un Paese complicato, bizantino e fiorentino, parte dell’attratività è proprio questa: finalmente una vicenda facile da raccontare a lettori lontani distratti che non conoscono le segrete stanze e le lungaggini del nostro sistema : «Questa volta la storia è semplice – sottolinea Bondevik – non si tratta di una complicata ricostruzione di società off-shore, di sospetti indicibili o di lunghi e tortuosi passaggi di mazzette a personaggi sconosciuti. Ma di prostituzione minorile, e questa tutti la possono capire».  

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