Se Reporters sans Frontières abbraccia la causa di Le Pen

Se Reporters sans Frontières abbraccia la causa di Le Pen

Uscirà il 5 maggio prossimo, ma il pamphlet “Vive Le Pen!” scritto dal giornalista Robert Ménard e sua moglie Emmanuelle Duverger, capo redattrice della rivista “Medias”, già fa discutere. «Il bello è che nessuno lo ha mai letto e tutti lo criticano» bacchetta Ménard durante un’intervista a France 3. Ma facciamo un passo indietro. Nato a Oran, in Algeria, figlio di un tipografo vicino agli ambienti dell’Oas, l’Organisation de l’armée secrète, un’organizzazione politico-militare clandestina nata per mantenere la presenza coloniale francese in Algeria, Robert Ménard è stato il fondatore nel 1985 e Presidente fino al 2008 di Reporters sans frontières (Rsf).

Giornalista onnipresente, “non rifiuta mai nessun invito specialmente in televisione” raccontano nel servizio di France 3, agent provocateur dei diritti dell’uomo, Ménard ha per anni legato il suo nome e la sua notorietà alla difesa della libertà di stampa. Smessi i panni di padre del diritto all’informazione ha mandato in agitazione con il libro “Vive Le Pen! i suoi amici di sinistra che non riconoscono più il loro amico Bob” racconta il Nouvel Observateur, l’unico media francese ad aver ricevuto con abbondante anticipo una copia del libro.

Il settimanale cita le prime righe del pamphlet in cui è riassunto il pensiero-Ménard: “Si, vive Le Pen! è una bravata, una sfida che ho voluto lanciare al mondo dei media che fa lo spaccone con il Fronte nazionale e i suoi elettori”. In sostanza, Ménard ha voluto scrivere un libro-denuncia contro la censura dei giornalisti e dei media “ben-pensanti”, come li definisce lui, che hanno dato vita a “una caccia alle streghe” nei confronti del partito di estrema destra francese di Marine Le Pen e dei suoi elettori.

Ma Ménard, che ora lavora come giornalista a Rtl, una delle radio più seguite in Francia, non è nuovo a uscite provocatorie: la sua battuta infelice sull’omosessualità “vorrei che i miei figli non fossero gay”, la difesa della pena di morte durante un’altra intervista televisiva che lasciò di stucco il conduttore, la dichiarazione, il giorno dopo il primo turno alle elezioni cantonali, in cui ha confessato di approvare “gli elettori del Fronte nazionale di Marine Le Pen” basterebbero per classificarlo – come si dice in Francia – une grande gueule, un urlatore di professione.

Ménard si difende argomentando che quelle dichiarazioni sono vere ma che sono state decontestualizzate, “tagliate” e ridotte a slogan “come sono soliti fare i giornalisti incapaci”, ha spiegato. Furbo l’ex patron di Rsf, che conosce a menadito le debolezze e pigrizie del mondo giornalistico e le usa a suo vantaggio.

Ma il programma? Ovvero il contenuto del libello? Su questo il Nouvel Obs non ci dice molto. Alla domanda se lui e sua moglie abbiano abbracciato la fede degli ultrà di destra Ménard ha assicurato che «io e Emmanuelle non abbiamo virato verso l’estrema destra ma Marine Le Pen, come Jean-Luc Mélenchon (Presidente del Partito di sinistra, costola del partito comunista, ndr), dicono cose interessanti vicino al buon senso comune. E negare il rinnovamento del FN con Marine Le Pen è negare l’evidenza».

Per molti che si interrogano sulla fede politica del giornalista, si tratta di un vero e proprio appoggio al partito nazionalista francese. Anche ai tempi della sua presidenza a Rsf, Ménard aveva sollevato, soprattutto in patria, un nuvolone di critiche che da noi in Italia sono un po’ passate inosservate. Reporters sans frontièrs è stata accusata da più fronti di aver sostenuto battaglie per la libertà di stampa come quella a Cuba ma di avere chiuso gli occhi su altre, altrettanto importanti. «Rsf prende di mira sempre gli stessi Paesi» ha denunciato Ignacio Ramonet su Le Monde Diplomatique, paesi, spiega il giornalista, anti americani, mentre all’indomani dell’uccisione di un gruppo di reporter in Iraq, il sito di Reporters sans frontières nella sua homepage non ne ha dato notizia preferendo concentrarsi sulla censura alla stampa da parte del regime di Castro a Cuba.

Stando ad alcune rivelazioni pubblicate dalla stampa francese nel 2005, Rsf prenderebbe finanziamenti dal ministero degli affari esteri americano attraverso il think-tank conservatore “National Endowment for Democracy”. Rsf ha negato queste accuse, ma una serie di defezioni eccellenti hanno messo l’organizzazione di Ménard ancor più in cattiva luce: l’Unesco, nel 2008, ha ritirato il suo appoggio dichiarando in un comunicato stampa della France Presse, che «gli intrighi di Rsf mostrano ancora una volta che il loro obiettivo è di fare sensazionalismi e erigersi a grande inquisitore di Paesi in via di sviluppo» senza voler prendere in considerazione altre Nazioni. E nel 2008, Rony Brauman, ex fondatore di Medici senza frontiere, ha deciso anche lui di abbandonare la sorella Rsf per i legami poco chiari tra l’organizzazione di Ménard e l’Unione Europea: «temo che Reporter senza frontiere stia diventando il braccio esecutivo della diplomazia europea». Accuse tutte respinte da parte del bouillant, l’ardente, reporter, la cui ultima sfida “umanitaria” alle porte delle presidenziali francesi del 2012 sembrerebbe uno scranno all’Assemblea nazionale sotto il vessillo del Fronte Nazionale della signora Le Pen.

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