Una studentessa universitaria, il mondo senza confini del web, e tanti giovani italiani disposti a rimboccarsi le maniche per il prossimo ai quattro angoli del pianeta. E’ solo una delle tante straordinarie storie di solidarietà tricolore in versione 2.0, di una generazione cresciuta sì a pane e computer, ma senza dimenticare le ragioni dell’anima.
E’ la storia di Selene Biffi, nata a Monza nel 1982. È la fondatrice e direttrice di Youth Action for Change (YAC), organizzazione no-profit interamente gestita da giovani tra i 15 e i 30 anni, attiva in quasi 130 paesi, da El Salvador all’Ucraina. Lei, nel suo ruolo di ambasciatrice del volontariato, ne ha visitati 37. India, Pakistan, America Latina. E’ stata anche in Afghanistan, dove la guerra non fa sconti a nessuno, nemmeno a chi è lì per aiutare il prossimo. «Mi ritengo molto fortunata – dice – Viaggio, giro il mondo, visito luoghi bellissimi. In più, riesco ad essere utile agli altri».
Selene ha conseguito una laurea in International Economics and Management presso l’Università Bocconi e un NOHA Master in International Humanitarian Action presso UCD (Irlanda) e Universidad de Deusto (Spagna), oltre a diplomi presso INSEAD (Francia) e Harvard University (USA). E’ stata trainer e relatrice per organizzazioni quali ONU, Consiglio d’Europa, OSCE, Oxfam, Columbia University e Microsoft. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro umanitario, e nel 2009 è stata eletta, la più giovane Europea di sempre, tra gli “Young Global Leaders” del World Economic Forum. Ha lavorato con diverse agenzie ONU e Amnesty International, ed è stata la prima coordinatrice Italiana del Major Group on Children and Youth alla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU.
Difficile fare spallucce di fronte ad un simile carniere di riconoscimenti solo per una mera questione di calendario. Eppure c’è chi è riuscito e continua a farlo, come quando prova, invano, a chiedere finanziamenti e si sente rispondere che è “troppo giovane”. Come se davvero qualche capello bianco facesse più curriculum di una sequela di riconoscimenti internazionale lunga così. « Ad oggi ho ricevuto meno di 100 Euro in donazioni, e i fondi per operare arrivano unicamente da fondazioni estere – racconta – Un po’ perché siamo giovani, un po’ perché il nostro è un modello unico, siamo stati infatti i primi a livello globale, e un po’ perché trattiamo di tecnologia per scopi sociali, e in Italia c’è ancora molta ignoranza in merito».
L’idea per YAC è nata nel 2004, dopo l’International Youth Parliament, un’iniziativa di Oxfam, in Australia. «L’idea, all’inizio, era quella di realizzare un portale di informazione rivolto ai ragazzi italiani sulle esperienze che si potevano maturare all’estero. Poi però ho capito che si poteva fare di più, creando un ‘ponte’ fra i ragazzi di tutto il mondo che volevano cominciare a fare volontariato e quelli che avevano già una grossa esperienza “sul campo”». E così, tornata a casa, Selene fonda la sua Youth Action for Change, e organizza il primo corso nel gennaio 2005. La giovane volontaria senza confini racconta così la sua “creatura”: «YAC offre ai ragazzi l’opportunità di diventare protagonisti attivi del cambiamento in ambito sociale, offrendo loro strumenti e conoscenze per migliorare le cose in contesti chiave come i diritti umani, l’ambiente, la salute, l’educazione, e così via». Il tutto, spiega, offerto in maniera gratuita e prevalentemente on-line, con corsi tenuti da ragazzi appoggiati da esperti adulti.
Youth Action for Change ha da poco stretto una partnership con UNFPA-Pakistan, l’Agenzia ONU per la Popolazione, che ha deciso di organizzare una serie di sette corsi on-line gratuiti sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Ogni corso, di circa tre mesi, offre ai partecipanti un mentoring continuo da parte di esperti che li aiutano a creare e mettere in pratica progetti di sviluppo a livello locale. Da qualche tempo sono cominciati anche nuovi corsi in lingua spagnola, e al momento sta per concludersi una partnership con una università colombiana: qui il corso si rivolgerà soprattutto ai giovani sfollati in fuga dalla guerriglia che si combatte negli inespugnabili feudi dei narcos.
YAC, la cui esperienza è stata portata da Selene nel novembre scorso a Roma in occasione del Festival Nazionale dei Giovani Talenti italiani organizzato dal ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, è stata anche scelta dal sindaco Letizia Moratti per il premio MilanoDonna 2010. Ma, sebbene YAC sia il più celebre nell’ambito del volontariato internazionale, non è l’unico progetto in cantiere per Selene. Tra i tanti c’è anche Plain Ink, l’ultimo nato: un’organizzazione no-profit che crea e distribuisce gratuitamente fumetti che insegnano nozioni di salute, agricoltura, disastri naturali ai bambini e alle comunità nei Paesi in Via di Sviluppo. L’idea semplice ma si sta rivelando efficace, perché può raggiungere anche coloro che hanno un basso grado di alfabetizzazione. Una fetta di popolazione molto vasta nei Paesi in Via di Sviluppo: in Afghanistan, ad esempio, riguarda il 75% delle persone.
Nonostante sia partita da poco, Plain Ink è già stata riconosciuta per la sua innovazione e unicità, ricevendo ben tre fellowship: la Cordes Fellowship, in Messico, la Sandbox Fellowship, in Svizzera, e la StartingBloc Fellowship, USA. Ma ad attestare la stima internazionale verso il progetto è arrivato anche il premio ‘Architect of the Future’, conferito in Austria, il cui “patron” è Paulo Coelho: Plain Ink è la prima organizzazione Italiana a essere stata selezionata per questo riconoscimento. «Sto lavorando affinché Plain Ink possa diventare il mio lavoro e al momento faccio “pilotaggio” di fumetti in India, sperando di tornare a Kabul tra qualche mese per poter fare la stessa cosa» racconta Selene. E poi, chissà? Il mondo è piccolo, specie per chi ne ha visitato già mezzo. «Ma ci sono ancora così tante cose da fare…».