NAPOLI – De Magistris non ha vinto, ha stravinto. Con percentuali che ricordano la conferma di Bassolino nel 1997. Napoli ha scelto l’antipolitica. O meglio lo spariglio. Per usare una terminologia cara a Ciriaco De Mita, che da sempre si proclama grande giocatore di carte, Napoli ha sparigliato e aperto il gioco. Ha scelto Luigi de Magistris, partito cinquanta giorni fa da solo, contro tutto e contro tutti. L’ex pm, titolare di una delle inchieste più controverse della giustizia italiana (Why not?), si è via via fatto strada tra i napoletani. Ha prima sconfitto l’anonimo candidato del Pd Mario Morcone e poi al secondo turno ha recuperato cinquantamila voti all’uomo del Pdl Gianni Lettieri potendo contare anche sui voti di un Pd da lui mortificato rifiutando l’apparentamento al secondo turno.
Insomma, Napoli ha decretato che Pd e Pdl sono della stessa pasta. E ha cambiato pagina. Come fece con Lauro, con Valenzi e nel 1993 con Antonio Bassolino. Il successo di Napoli è politicamente distante da quello di Milano. Lì sono in vantaggio i partiti e un candidato moderato e garantista. Qui i partiti sono stati spazzati via e ha vinto un uomo cui la città chiede di rompere col passato. E di non farsi dettare la linea dai soliti noti, da quei partiti e quelle logiche che hanno sommerso Napoli sotto cumuli di immondizia dopo la svolta del Rinascimento. Non a caso il più votato della lista civica è stato Vittorio Vasquez, ex assessore della giunta rossa di Maurizio Valenzi e storico professore (ora in pensione) di filosofia in uno dei liceo più prestigiosi della città, il Sannazzaro del Vomero, quartiere di De Magistris.
Paradossalmente a Napoli ha vinto un uomo che sarebbe piaciuto molto a Silvio Berlusconi. De Magistris sindaco a questo punto è la novità politica più clamorosa dell’anno. In un colpo solo Iervolino, Bassolino, De Mita, Mastella, persino Cosentino sembrano archeologia. Ora le carte le dà lui. E al suo gioco dovrà sottostare anche Antonio Di Pietro.