Bossi non fa sconti: “Letizia deve fare di più”

Bossi non fa sconti: “Letizia deve fare di più”

Qualche politologo dovrà prima o poi dedicare un capitolo all’uso retorico delle buche stradali. Da sempre citate come simbolo d’inefficienza della passata giunta o della propria, vera o presunta, vicinanza ai problemi spiccioli, quotidiani, della gente, la loro funzione dialettica è arrivata allo zenit, nel discorso pubblico, con la Lega Nord, partito di territorio e quindi, evidentemente, anche di manto stradale.

Quando il ministro Umberto Bossi è arrivato, con un’ora di ritardo, in largo Cairoli, venerdì sera, per la chiusura della campagna elettorale di Letizia Moratti, ha attaccato proprio così il suo discorso, dopo aver baciato il sindaco il Milano. E il politologo, in quel capitolo, potrebbe forse spiegarci quanto degli equilibri sempre più delicati tra Lega e Pdl passasse in tutta quell’oratoria sull’asfalto da rattoppare. Bossi, acclamato dai suoi, sullo sfondo del Castello Sforzesco, ha fatto capire subito dove sta la Lega. Ha consolato chi ha qualche mal di pancia a rimanere con il partito di Berlusconi e sente la necessità di ribadire la propria differenza, e ha comunque garantito fedeltà all’alleato. Lo ha fatto così: «Se ho dato un bacio a Letizia Moratti è perché mi ha promesso che aggiusterà le strade. È sempre un grande piacere venire nel centro di Milano, ma rischio sempre di rimetterci un ammortizzatore. Ho preso una buca vicino ai palazzi della Regione, e ho detto: “Moratti…”». 

Il sindaco (cha aveva tenuto un discorso prima che il ministro arrivasse) ha dovuto riprendere la parola: «Le strade in città sono quattromila. Per ora se ne asfaltano circa 600 all’anno, ma l’impegno è di fare ancora meglio. Se ne asfaltassimo mille all’anno il problema sarebbe risolto. Viva Milano, viva la Lega, viva Umberto Bossi!». Allora, di nuovo, il Senatùr: «Con il federalismo, Tremonti potrà tagliare le tasse, se costa meno lo Stato. E la Moratti prenderà più soldi con cui potrà tappare le buche. Quando ci chiedono: “Cosa fate ancora lì con Berlusconi?” Io rispondo che siamo lì perché ci dà i voti per riformare lo Stato. Lo ha fatto anche per il federalismo fiscale con cui potremo riempire le buche, e meno male. Adesso possiamo dire che è finito il passaggio sul federalismo, ma non il cambiamento, perché siamo solo all’inizio (c’è, per esempio, il decentramento dei ministeri). E Napolitano, da uomo saggio qual è, lo sa. Adesso Tremonti, che è sempre un uomo cauto, può mettere un limite alla mano morta dello Stato e può cominciare a ridurre le tasse per i cittadini».

Costringendo ancora la Moratti alla replica stradale: «Sì, le buche le riempiremo con i 169 milioni in più che arriveranno da Roma. In questi cinque anni abbiamo ricevuto 700 milioni in meno per la politica di rigore voluta dal governo, ma abbiamo capito e stretto la cinghia». «Sì. sì», ha ripreso il microfono Bossi, «Adesso i soldi arriveranno. Avevamo detto che ce l’avremmo fatta e ce l’abbiamo fatta. Grazie ai voti che ci ha dato Berlusconi. Gli altri non ce li hanno mai dati!». Il rapporto con il Pdl resta al centro dell’attenzione, dopo i vari smarcamenti leghisti di questa campagna elettorale e le tensioni sulla Libia. «Ma no», rassicura Bossi scendendo dal palco «Se la Lega avrà un successo maggiore del Pdl alle comunali, nei rapporti con il premier Silvio Berlusconi non cambierà niente. Con lui va tutto bene, siete voi giornalisti che non sapete cosa cazzo scrivere». E poco dopo, a Varese, con Maroni e Calderoli, ribadirà: «Con noi Berlusconi la parola l’ha mantenuta. Poi le sue donne sono altre cose, magari deprecabili, ma non si fa politica con le donne». La si fa con le buche.
 

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