Dexia ha fatto tremare l’Europa per la seconda volta dal 2008. Il primo istituto di credito belga ha registrato una perdita da 3,6 miliardi di euro nel secondo trimestre dell’anno, frutto di una serie di svalutazioni sugli attivi statunitensi. Il comunicato è arrivato però dopo tre ore di panico. Oggi infatti la negoziazione delle azioni della banca guidata da Pierre Mariani è stata sospesa sulle piazze finanziarie di Bruxelles e Parigi, in prima battuta senza spiegazioni. Poi, dopo un’ora, le prime indiscrezioni, fornite dal quotidiano transalpino Les Echos: «Stanno accelerando il programma di ristrutturazione cedendo asset tossici». Chiaro il riferimento alla Grecia, su cui Dexia è esposta per almeno 3,46 miliardi di euro, circa il 21,6% del capitale, secondo un report di UBS. Tuttavia, nella nota rilasciata alla stampa, non c’è alcun riferimento ad Atene, quanto a un deterioramento degli attivi statunitensi legati ai mutui subprime.
La mattinata di Mariani è iniziata nel peggiore dei modi possibili. L’authority di vigilanza bancaria belga, la Fsma, ha deciso di sospendere «in via cautelativa» tutti gli scambi su Dexia sulla Borsa Euronext di Bruxelles. Dopo poche ore, anche sulla piazza di Parigi è stato fatto lo stesso. Solo alle 13:40 l’attività è ripresa, ma nel frattempo erano già fiorite le interpretazioni. Una fra tutte, quella di una vendita dei titoli greci detenuti in portafoglio da Dexia. Due ore di passione finanziaria dopo, la nota stampa della banca, che però non ha fugato tutti i dubbi. Del resto, se il rosso è solamente imputabile agli asset americani, non è da escludere che le passività possano aumentare ancora alla luce di un peggioramento della situazione di Atene.
La reazione sui mercati secondari è stata netta. I Credit default swap (Cds) su Dexia sono schizzati al rialzo di 47 punti base nell’arco di poche ore, secondo le valutazioni di Markit. Sono stati superati i 370 punti base, il massimo dallo scorso marzo. Vale a dire che per proteggersi dal fallimento di un titolo della banca belga con scadenza quinquennale del valore di dieci milioni di dollari occorrono 370mila dollari l’anno. Analogo l’andamento dello spread fra i titoli governativi del Belgio e i bund tedeschi, passato da 114 a 121 punti base nell’arco di poche ore. Un simile trend si era anche verificato pochi giorni fa, quando Fitch e Standard & Poor’s hanno rivisto al ribasso l’outlook di Bruxelles, da stabile a negativo, anche in virtù della precaria situazione del sistema finanziario del Paese.
A fine 2008 Dexia ha dovuto cedere oltre 82 miliardi di euro di asset tossici su un totale di 220 miliardi. Troppo elevato era lo stato di deterioramento degli stessi, in seguito alla crisi finanziaria internazionale. E anche in quel caso, sono stati i mutui subprime a essere la mela marcia nel bilancio del colosso belga. A seguito delle perdite derivanti dalle attività statunitensi, Dexia aveva dovuto richiedere un sostegno finanziario, fornito congiuntamente da Francia e Belgio con un’iniezione di 6,4 miliardi di euro. Nonostante ciò, le sofferenze per l’istituto di credito di Mariani sono continuate.
Ora sono due le azioni che potrà compiere Dexia. La prima è una ristrutturazione del proprio portafoglio, continuando a eliminare gli asset deteriorati e chiudendo le posizioni a rischio. La seconda è una ricapitalizzazione che, secondo il quotidiano belga De Tijd, potrebbe essere superiore ai 3 miliardi di euro. Resta da comprendere in che modo potranno scontare i mercati finanziari questa mossa. Quello che è sicuro è che il gruppo di Mariani è uno dei più esposti su Atene. Secondo i calcoli di Ubs il 21,6% del capitale di Dexia è composto da titoli ellenici, cioè 3,46 miliardi di euro. Decisamente una cifra che il gruppo non può sottovalutare in caso di ristrutturazione del debito da parte del Pireo.
Sull’onda delle indiscrezioni sullo stato dei conti di Dexia, hanno iniziato a ripiegare anche le altre banche maggiormente coinvolte negli investimenti in titoli di Stato di Atene. Una su tutte, Commerzbank. Dopo aver comunicato un aumento di capitale da 5,3 miliardi di euro, oggi è stata sorpresa dalla vendite. Nelle tre ore di attesa del comunicato stampa di Dexia, il titolo della banca tedesca è arrivato a perdere anche il 2% sul listino Dax di Francoforte, salvo poi riprendersi parzialmente.
Per ora, l’effetto domino della crisi ellenica sembra evitato. Ma, forse, è solo questione di tempo. Sulla testa dell’Europa pendono 278 miliardi di dollari di titoli greci, secondo gli ultimi dati della Banca dei regolamenti internazionali. Poco in termini nominali, troppo in uno scenario fragile e incerto come quello dell’odierna eurozona.