I mercati temono le elezioni ma di politica non capiscono nulla

I mercati temono le elezioni ma di politica non capiscono nulla

L’esito della tornata elettorale su Milano e Napoli potrebbe avere un impatto rilevante per la stabilità italiana. La prima a lanciare l’allarme è stata Standard & Poor’s. Nella sua nota di revisione dell’outlook sull’Italia, la società di rating ha spiegato che esiste un rischio legato anche all’andamento delle elezioni che si concludono oggi. Da un lato la capitale economica italiana, dall’altro la più importante città del Mezzogiorno, in mezzo la forza politica di Silvio Berlusconi e sullo sfondo il rischio di uno stallo nella gestione del Paese in un momento d’incertezza e contagio della situazione greca. E il Cavaliere, improvvisamente, può diventare indispensabile per la tenuta dei conti. Lo conferma anche Barclays. In una nota rilasciata oggi, la banca britannica rimarca l’esigenza di una coesione politica di fondo per portare avanti il processo di consolidamento necessario all’Italia. Il Paese infatti «ha bisogno di un aggiustamento fiscale di circa 39 miliardi di euro nel 2013 e nel 2014». La manovra arriverà entro luglio. 

Quelle che si sono giocate a Milano e Napoli non sono solo partite elettorali, sono prove del nove. Come ha ricordato Eileen Zhang, associate director dell’European Sovereign Ratings team di S&P, l’incertezza è molta. «Siamo preoccupati che la crescente fragilità dell’attuale governo possa portare a elezioni anticipate», ha spiegato la società di rating. La sconfitta politica può quindi giocare un ruolo significativo nella gestione del prossimo biennio di legislatura di Berlusconi, diviso fra bassa crescita economica e debito pubblico in aumento.

Nonostante le piazze finanziarie abbiano reagito in modo piatto alle elezioni, i pericoli sono dietro l’angolo. I titoli di Stato decennali italiani hanno raggiunto un rendimento del 4,80%, il che significa uno spread di 182 punti base coi corrispettivi tedeschi. Rinnovati rischi interni dopo le elezioni o semplice contagio legato anche a una situazione greca in costante peggioramento? Barclays non si esprime ma secondo la banca inglese le elezioni sarebbero andate bene per la Lega tanto da spingersi a scrivere: «Forte dei 35mila voti in più guadagnati rispetto all’ultima tornata elettorale, potrebbe chiedere un nuovo candidato premier e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti potrebbe essere una possibilità». Si spera solo che Barclays capisca l’economia meglio della politica. 

Sono tre i punti cruciali che dovranno essere affrontati nel prossimo biennio: finanza pubblica, stimoli alla crescita economica e gestione delle riforme. Quello più importante rimane chiaramente la gestione dei conti pubblici. L’indebitamento continua infatti a preoccupare le istituzioni economiche internazionali. Ancora ieri è arrivato il monito del Fondo monetario internazionale sulla tenuta dello stock del debito italiano, sempre sopra quota 1.800 miliardi di euro. Carlo Cottarelli, direttore del dipartimento Affari fiscali, ha sottolineato che «la parte difficile per l’Italia comincia ora». Proprio la gestione della mole di indebitamento sarà cruciale nei prossimi anni. Secondo l’economista del Fmi «riducendo il rapporto debito/Pil dal 120% al 60% la crescita potenziale sarebbe ogni anno tra lo 0,6% e lo 0,7%», ovvero quanto potrebbe servire all’Italia per riuscire a veleggiare con la stessa forza economica del resto dell’Unione europea.

Sul fronte della crescita economica, ormai si sprecano le esortazioni al coraggio. Nonostante Tremonti abbia usato il pugno di ferro sul fronte della spesa pubblica, l’impressione è che negli ultimi tre anni sia mancato un concreto piano di sostegno alla ripresa economica. «Una correzione in corsa del processo di stimolo all’economia è consigliato, soprattutto in vista di un peggioramento delle condizioni macroeconomiche nei Paesi periferici dell’eurozona», ha spiegato due settimane fa Rothschild in una nota interna. Infine, le riforme. Secondo la banca elvetica Julius Bär «uno dei maggiori freni dell’Italia è una struttura interna anacronistica». Nonostante Roma non sia al livello di Atene, è lecito domandarsi se non sia questo il momento migliore per portare avanti le modifiche sistemiche per il rilancio del Paese.

Per fare questo occorre stabilità politica. La crescente fragilità citata da S&P deriva soprattutto da un mutato assetto politico dopo le ultime elezioni locali. La leadership di Berlusconi appare sempre più appannata e questo si potrebbe anche riflettere sul mercato dei Credit default swap, i derivati che calcolano il rischio Paese tramite il prezzo delle assicurazioni sull’insolvenza di un titolo. Attualmente, sulla piattaforma Cma, i Cds sono intorno a quota 175 punti base, senza significativi rialzi rispetto a ieri. Tuttavia, la débâcle elettorale può rendere ancora più complicato per Berlusconi convincere gli investitori che l’Italia è un Paese rimasto fuori dal contagio della crisi europea dei debiti sovrani. 

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