C’è chi vuole importare il modello tedesco e chi preferisce restare fedele al Porcellum. Qualcuno sceglie l’usato sicuro e propone di rispolverare la legge Mattarella. Maggioritario, proporzionale, liste bloccate o preferenze, da qualche giorno a Montecitorio si è tornati a parlare di riforma elettorale. «Ci sono stati numerosi contatti tra noi e la Lega – racconta un parlamentare dell’Udc – e sono stati sempre loro a cercarci». Il Pd è ancora più esplicito: «Il confronto con il Carroccio è in atto da tempo – spiega Francesco Boccia – Non importa quale modello adottare, se ci sediamo al tavolo per archiviare l’attuale legge, un accordo lo troviamo di sicuro».
Colto di sorpresa – ieri il premier Silvio Berlusconi giurava di essere all’oscuro della vicenda – il Pdl alza un muro. La posizione del partito è chiara: la riforma Calderoli – il Porcellum in vigore dal 2005 – non si cambia. Un sistema proporzionale corretto con un premio di maggioranza che assegna il 55 per cento dei seggi alla coalizione vincitrice (al Senato il premio viene attribuito su base regionale). Nessun rapporto tra elettori ed eletti: la presenza di liste bloccate lascia la scelta dei futuri parlamentari direttamente ai partiti. In mattinata il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto è tornato sull’argomento: l’ipotesi di modificare l’attuale legge elettorale in chiave proporzionale «non è condivisibile», ha spiegato. E tra i corridoi della Camera qualcuno racconta che il tono era tutt’altro che sereno.
Il partito più attivo sul fronte della riforma è la Lega Nord. I delegati del Carroccio – il ministro Roberto Calderoli e il capogruppo Marco Reguzzoni – hanno contattato da tempo Udc e Pd. L’obiettivo è trovare una maggioranza in Parlamento in grado di modificare il Porcellum. Il punto di partenza sarebbe la legge Mattarella, in vigore dal 1993 al 2005. Un maggioritario a turno unico con collegi uninominali – viene eletto il candidato che ottiene più voti – per la ripartizione del 75 per cento dei seggi parlamentari. Corretto da una quota proporzionale per il rimanente 25 per cento. Un modello elettorale che premia i partiti più radicati sul territorio. Ma c’è chi rivela che negli ultimi giorni la Lega si sarebbe avvicinata alle posizioni dell’Udc. Il punto di sintesi tra i due movimenti sarebbe un sistema proporzionale con una rilevante soglia di sbarramento. «In questo caso – confida un esponente leghista – la maggior parte dei parlamentari preferirebbe rimanere con le liste bloccate».
Il principale interlocutore della Lega, al momento, è il Pd. Il partito di Pier Luigi Bersani sembra più interessato a modificare la legge che a proporre un suo modello. «Questa legge è scandalosa – ha detto oggi il segretario – per superarla, ho sempre detto e lo ripeto, siamo pronti a discutere con tutti». I punti di partenza per un accordo sono due: un sistema che garantisca stabilità di governo e il ritorno alle preferenze. «Con i dirigenti del Carroccio ci confrontiamo da tempo – racconta il Pd Francesco Boccia – partiamo da una certezza: il Porcellum è riuscito ad allontanare ancora di più gli italiani dalla politica». Maggioritario a doppio turno con collegi uninominali, ma non solo. Il Pd è disponibile a diverse soluzioni: «Dipende da quelli della Lega – continua Boccia – quando ci riuniremo attorno a un tavolo, una soluzione si troverà senz’altro».
Il Pd da una parte, il Terzo Polo dall’altra. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini non ha mai fatto mistero di voler importare in Italia il modello tedesco. Un sistema elettorale di tipo proporzionale con una significativa soglia di sbarramento (in Germania è pari al 5 per cento), nessun premio di maggioranza e un forte legame tra elettori ed eletti. «Riguardo a quest’ultimo aspetto – spiega il parlamentare Roberto Rao – ci sono almeno due strade. La reintroduzione di collegi uninominali o il ritorno delle preferenze». All’Udc sono convinti che questo sistema elettorale potrebbe ottenere il favore della Lega. «Una riforma di questo tipo – racconta un deputato centrista – darebbe la possibilità al Carroccio di sganciarsi dal Pdl senza rompere. Pdl e Lega farebbero ognuno la propria gara. E in caso di tracollo dei berlusconiani, gli uomini di Bossi non correrebbero pericoli». Due i centristi autorizzati a trattare sul dossier riforma elettorale: Pierluigi Mantini (responsabile riforme istituzionali del partito) e Mauro Libè (enti locali).
Posizione a parte per Futuro e Libertà, che rischia di dividersi sulla riforma elettorale. Carmelo Briguglio e Italo Bocchino hanno ripetuto più volte di essere «pronti a discutere». All’interno del partito, però, non tutti sembrano pensarla allo stesso modo. Alcuni sono pronti a rivedere il Porcellum in chiave proporzionale – «per cambiare le regole che ci condannano a un bipolarismo artificiale» aveva chiarito Briguglio – ma c’è anche chi non è d’accordo. «Personalmente – spiega il deputato Enzo Raisi – preferirei un sistema elettorale che mantenga in piedi il bipolarismo, una delle poche cose buone che ci ha lasciato Berlusconi». Dubbi anche sull’introduzione delle preferenze. Tra i banchi del Fli c’è chi le ritiene un elemento essenziale della nuova riforma e chi le vorrebbe abolire.