BERLINO – La lobby dell’atomo tedesca dichiara guerra al governo. Così come lo avevano annunciato numerosi analisti ieri, oggi è arrivata la prima causa contro la “svolta nucleare” di Merkel e compagni. Il gruppo E.on, uno dei quattro produttori di energia atomica del paese, ha presentato oggi pomeriggio una causa contro il governo: al centro della disputa c’è la controversa “tassa sulle scorie nucleari”. Potrebbe essere solo la prima di una lunga serie di mosse legali. Rwe è già ricorsa alla giustizia contro la “moratoria del nucleare” decisa dall’esecutivo ad aprile, e annuncia ora nuove azioni. Vattenfall e EnBW potrebbero seguire l’esempio.
La società del settore energetico E.on, con sede a Düsseldorf, ha annunciato la decisione di ricorrere alla via legale per opporsi alla svolta energetica proposta ieri dal Governo. «Il mantenimento della tassa sui residui nucleari, di fronte alla riduzione dei tempi di vita delle centrali, implica problemi legali», ha argomentato il gruppo in un comunicato, in cui si richiede «un risarcimento» per i «danni miliardari» che comporta l’abbandono anticipato dell’energia atomica. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, E.on si è detta pronta «al dialogo per evitare uno scontro frontale».
È solo l’inizio di quello che si profila come un duro e lungo braccio di ferro tra la Coalizione di Governo formata da democristiani (Cdu+Csu) e liberali (Fdp) e la lobby che fino a poco fa ha appoggiato e collaborato con l’esecutivo di Merkel. Il messaggio di oggi è chiaro: le società energetiche tedesche cercheranno di spremere quanti più soldi possibili dalla chiusura anticipata delle centrali. Il primo programma approvato da Merkel lo scorso mese di settembre avrebbe permesso E.on e compagni di mantenere le 17 redditizie centrali in vita fino all’incirca al 2036. L’accordo raggiunto nella notte tra domenica e lunedì cambia le carte in tavola.
Secondo quanto annunciato dal ministro dell’ambiente Norbert Röttgen (Cdu) le otto centrali più vecchie del paese saranno chiuse subito, altre sei si chiuderanno nel 2021, mentre le ultime tre, le più moderne, nel 2022. Il governo si riserverà la possibilità di mantenere una sola centrale in “stand-by”, per poterla attivare in caso di emergenza. Inoltre si manterrà in vigore la ormai famigerata Brennelementesteuer, la tassa sulle scorie, che era stata introdotta a settembre, un po’ come il bastone dopo la carota della proroga del nucleare. Ora però rimane solo il bastone.
È proprio contro questa tassa che ha presentato causa E.on, e su cui potrebbe far leva molto presto anche Rwe che ieri ha annunciato attraverso un portavoce che «stiamo valutando tutti i possibili passi legali da compiere». Nonostante la svolta atomica fosse nell’aria, già poco dopo la catastrofe di Fukushima, le società energetiche tedesche hanno sperato fino all’ultimo minuto che il governo rinunciasse alla polemica imposta contestualmente al nuovo programma. Ma così non è stato. Il Governo doveva recuperare 2,3 miliardi di euro all’anno da qui al 2016 grazie alla tassa. In seguito alla chiusura immediata di otto centrali, ne potrà recuperare solo 1,3. Si tratta di una somma a cui non intende rinunciare. «Sulla base dei diritti sulle azioni e in difesa dei 500.000 piccoli azionari E.on non può accettare simili danni al patrimonio», ha aggiunto la società nel comunicato.
L’ “ondata di cause” annunciata gia da ieri da tutti i maggiori quotidiani del paese potrebbe essere solo iniziata. A rischio c’è l’intero programma di risanamento del bilancio della cancelliera, visto che fino al 2022 la tassa sulle scorie dovrebbe far fluire circa otto miliardi di euro nelle casse dello stato. «Tutti i gruppi industriali dell’atomo avvieranno a partire da ora le loro verifiche, per stabilire quali ambiti della giustizia vengono toccati con questa tassa», ha spiegato Ralph Güldner presidente del Foro dell’Atomo Tedesco. La lobby nucleare valuta allo stesso tempo la possibilità di ricorrere all’Unione Europea, visto che con le ultime decisioni verrebbe danneggiata in modo unilaterale e arbitrario l’energia atomica. Secondo alcune stime degli analisti tedeschi, c’è un 60% di probabilità che queste cause possano andare a buon fine.