«Non credo che l’operato di Fazio possa essere rivalutato, ma bisogna riconoscergli che con la sua idea di italianità del sistema finanziario nazionale è stato un precursore». Giancarlo Galli, saggista e co-fondatore insieme ad Angelo Caloia del Gruppo Etica e Finanza, parla con Linkiesta della sentenza di condanna a 4 anni all’ex governatore di Via Nazionale, per la tentata scalata ad Antonveneta. «Non dimentichiamoci», riflette Galli, «che intorno a Fazio in quegli anni si era creato un seguito di consociativismo allo stato puro, completamente bipartisan».
Ieri la magistratura ha messo un primo punto sulla vicenda Antonveneta. Sul piano politico si sente di condannare l’operato di Fazio?
Dal punto di vista giudiziario la mia prima osservazione è che i giudici hanno una conoscenza delle questioni finanziarie limitata all’ambito del diritto, raramente penetrano nei tecnicismi. La condanna a quattro anni, oltre le richieste dei Pm, è esemplare perché ha dimostrato la volontà di andare a colpire un certo modo di fare affari, romano, compromissorio, legato alle frequentazioni politiche e alla Curia. Non dimentichiamoci che Fazio andava a braccetto con Geronzi e i due con Andreotti. Poi, come si dice, cherchez la femme: la moglie del Governatore era una pasticciona innamorata dei salotti romani. Avendo conosciuto personalmente Fazio penso a due cose.
Dica.
Primo, Fazio era un uomo di grande esperienza internazionale, esperto di econometria (la modellizzazione statistica applicata all’economia, ndr) che è sempre stato scettico sulla capacità dell’Italia di resistere nell’euro. Una cosa sulla quale oggi dovremmo riflettere. Secondo, la sua idea che le banche dovessero restare in mano agli italiani non era provincialismo, non dimentichiamoci che Fazio è stato assunto da Guido Carli, ma un forte senso nazionale. Il problema è che per portare avanti questa crociata invece che fare da arbitro e garante ha ecceduto nell’autoreferenzialità, scendendo in campo con più poteri degli altri, alterando così il gioco.
L’italianità oggi va di gran moda. Pensiamo al caso Lactalis o agli attuali custodi degli equilibri “sistemici”, come Intesa Sanpaolo e l’UniCredit di Palenzona. La storia ha dato ragione a Fazio?
Non sono in grado di dire se ci sarà un revisionismo in senso positivo delle idee di Fazio, certo è che l’ambiente finanziario internazionale ha delle venature calviniste a cui Fazio ha preferito il classico “volemose bene”, credendo fosse meglio questo atteggiamento per difendere gli intressi dell’Italia. Poi, chi anticipa troppo paga pegno. Depurando le mosse di Fazio con Consorte e Fiorani dagli elementi da codice penale, vediamo che non erano dettate da idee campate per aria, ma erano semplicemente troppo anticipate, in un momento in cui nessuno si aspettava che le banche versassero nelle condizioni odierne. Oggi essere nazionalisti è tornato di moda, parlo di Tremonti e delle banche “di sistema”, ma Fazio aveva capito una cosa, che con l’unificazione economica europea prima di quella politica si gettava il cuore oltre l’ostacolo, perché si perdeva la sovranità e dunque la politica monetaria. Che, per l’Italia, significava la riduzione della spesa pubblica attraverso la svalutazione della lira.
Una parola sul Monte dei Paschi, che si è preso Antonveneta dopo la bagarre e ancora adesso paga le conseguenze di quell’acquisizione che pesa come un macigno nel suo bilancio.
Non sono affatto sicuro che Mps fosse meglio di Unipol né della Popolare di Lodi. Direi che questa operazione ha messo in luce tutta l’opacità del sistema bancario. Qual è il vero grado di sofferenza del sistema bancario? Dopo la tempesta, la Popolare di Lodi fu acquisita dal Banco Popolare di Verona, ma con quale risultato? Oggi si fanno degli aumenti di capitale pazzeschi, per via di politiche espansive folli. Su questo io ho qualche altro dubbio mio personale.
Cioè?
Che ad un certo punto si sono puniti solo Fazio e Geronzi. Tuttavia, per me, bisognava fare tabula rasa di tutti i banchieri in circolazione. Fazio e Fiorani hanno fatto degli errori grossolani, e sono stati colti con le mani nella marmellata, ma altri hanno continuato indenni come se nulla fosse.
Un commento sugli altri “furbetti”: Consorte e Fiorani.
Ho conosciuto solo Fiorani oltre a Fazio, ma secondo me erano tutti degli ometti e non certo dei grandi personaggi in grado di tessere complesse trame strategiche internazionali. Non dimentichiamoci che intorno a Fazio, Fiorani e Consorte si era creato un consociativismo allo stato puro, bipartisan, trasferito dalla politica al business. Si pensi alla famosa frase di Fassino che chiede a Consorte: «Abbiamo una banca?».