Nucleare sospeso o cancellato? Ecco cosa dice il decreto

Nucleare sospeso o cancellato? Ecco cosa dice il decreto

Il governo ha chiesto la fiducia della Camera dei deputati sul decreto legge Omnibus. Il provvedimento che, oltre a rifinanziare il fondo unico per lo spettacolo e aumentare le accise sui carburanti, ferma il ritorno all’energia atomica. Oggi, a partire dalle 13.45, le dichiarazioni voto in aula. A seguire la fiducia. Per l’approvazione definitiva del provvedimento, invece, si dovrà attendere fino a domani.

A far discutere è soprattutto l’articolo 5 del documento, «Abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari», così come modificato dal Senato lo scorso 20 aprile. Otto commi che cancellano dall’ordinamento una serie di disposizioni in materia di centrali atomiche approvate negli ultimi tre anni. Una misura ancora più stringente rispetto alla moratoria di un anno che il Governo aveva deciso di approvare in seguito al disastro di Fukushima. E che con ogni probabilità renderà inutile il referendum sul nucleare in programma i prossimi 12 e 13 giugno.

Cosa c’è nel dispositivo su cui il Governo chiederà la fiducia al Parlamento? Anzitutto l’abrogazione delle norme interessate dal terzo quesito referendario (commi 2-7). Tutte contenute in quattro provvedimenti – la legge 133/2008, la 99/2009, il decreto 104/2010 e il decreto 31/2010 – relativi alla costruzione di nuove centrali per la produzione di energia nucleare.

L’Esecutivo cancella le norme sulla costruzione di nuovi impianti, ma non tutte le disposizioni in materia di energia atomica. Restano valide – perché non abrogate dall’articolo 5 del decreto Omnibus – le misure per rendere operativa l’Agenzia per la Sicurezza Nucleare, ad esempio. Ma anche le procedure per la ricerca del sito su cui realizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Tutti progetti «che del resto – chiarisce una nota del ministero dei Rapporti con il Parlamento – non rientrano nel quesito referendario presentato dall’Italia dei Valori».

Insomma, l’Italia ferma lo sviluppo dell’energia atomica, ma continua a finanziare il progetto dell’Agenzia per la sicurezza Nucleare. In assenza di nuove centrali quali funzioni restano all’organo? Lo spiega la legge 99/2009, così come modificata dal decreto oggi all’esame di Montecitorio. All’articolo 29 si legge: «L’Agenzia svolge le funzioni e i compiti di autorità nazionale per la regolamentazione tecnica, il controllo e l’autorizzazione ai fini della sicurezza delle attività concernenti la gestione e la sistemazione dei rifiuti radioattivi e dei materiali nucleari provenienti da attività mediche ed industriali, la protezione dalle radiazioni […]».  Rifiuti che ancora sono presenti sul nostro territorio.

Con il decreto Omnibus il Governo rinuncia alla costruzione di nuove centrali atomiche. Non garantisce – ovviamente – che, in un futuro più o meno remoto, possa tornare a investire sul nucleare. A lasciare qualche dubbio è un passaggio dell’articolo 5. Nel primo comma il decreto prevede che «al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche […] sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore […] non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare». Uno stop all’atomo, insomma. Ma vincolato a future, eventuali, nuove «evidenze scientifiche».

Di diverso tenore l’ottavo comma, che istituisce la Strategia energetica nazionale. Un piano per «individuare le priorità e le misure necessarie al fine di garantire la sicurezza nella produzione di energia, la diversificazione delle fonti energetiche […] e il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale». Sempre secondo il decreto, il governo dovrà attuare la Strategia – su proposta tra gli altri dei ministri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente – entro dodici mesi dall’approvazione del testo. A sentire le opposizioni, l’Esecutivo si prende un anno per riconsiderare l’opzione nucleare. Ma – va detto – se anche non fosse stato detto esplicitamente nessuna legge toglierebbe alla politica la potestà che le è propria: e cioè quella di decidere una strategia energetica nazionale.

Difficile dire che fine farà il referendum. Anche perché neppure il voto di fiducia di mercoledì avrà conseguenze immediate sul voto del 12 e 13 giugno. L’ultima parola spetta alla Corte di Cassazione, che una volta convertito in legge il decreto Omnibus, sarà chiamata a decidere sulla validità del quesito referendario. 

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