NAPOLI – Una piazza del Plebiscito desolatamente vuota per il concerto di Gigi D’Alessio e Silvio Berlusconi chiuso nell’Hotel Vesuvio sul Lungomare aspettando un bagno di folla che assomiglia tanto a Godot. Questo venerdì sera napoletano, afoso e appicicaticcio, il presidente del Consiglio non se l’era certo immaginato così. Se non è la caduta di un impero, poco ci manca. Si sta sfarinando come un castello di sabbia. Napoli pare aver voltato le spalle all’uomo che tre anni fa convocò qui, in una citta sommersa dai rifiuti, il primo consiglio dei ministri dopo la sua terza trionfale cavalcata elettorale.
Tre anni, una vita. E, a quanto pare, anche un ciclo politico. A questo punto al centrodestra non resta che appigliarsi all’inversione del motto “piazze piene, urne vuote”. Solo così Gianni Lettieri può continuare a sperare in vista del ballottaggio di domenica e lunedì. La realtà, però, sembra srotolarsi impietosamente per l’imprenditore prestato alla politica. Napoli pare proprio aver scelto, e anche in maniera netta. Certo, sondare gli umori di una città non è mai operazione semplice. Ma quella piazza semideserta, nonostante Gigi D’Alessio con coraggio cominci a cantare, fa il suo effetto, che lascia traccia sulla faccia di Gigi anche un paio d’ore più tardi, quando si siede a mangiare da Dora, alla Riviera di Chiaia. Doveva essere il colpo a sorpresa, l’asso nella manica in grado di invertire una tendenza. E si è rivelato un clamoroso autogol. La sensazione è che Napoli abbia fatto il deserto attorno a lui, e di conseguenza a Lettieri. Nemmeno l’incendio notturno al comitato elettorale sembra aver catturato l’attenzione della città.
Eppure, a raccontarlo oggi che Gianni Lettieri fino a un anno fa era uno dei potenziali candidati del centrosinistra a sindaco di Napoli nessuno ci crederebbe. Ma è la verità. Gli scenari politici cambiano in fretta e l’imprenditore è stato successivamente scelto dal presidente del Consiglio per una campagna elettorale che fino a due settimane fa sembrava in discesa. Riconquistare Napoli dopo diciassette anni di amministrazione di centrosinistra affogata in un mare di immondizia era poco più che un gioco da ragazzi. Almeno fin quando i napoletani non hanno deciso di affidarsi a Luigi De Magistris che stasera in una più modesta ma stracolma Rotonda Diaz, sul Lungomare, ha salutato i suoi davanti a Di Pietro, Vendola e Ferrero.
Sembra un uomo mite, Lettieri. Non si può dire che goda di buona stampa. Lo accusano di tutto, persino di avere un fratello arrestato per droga. Al punto da costringerlo a rivelare di aver chiuso con la sua famiglia tanti anni fa. «Una scelta dolorosa». Paradossalmente la sua condanna è arrivata ancor prima che la candidatura venisse formalizzata, col sottosegretario Nicola Cosentino che lo accompagnò di persona a Palazzo Grazioli. Su questo, tra l’altro, De Magistris ha costruito parte della sua campagna elettorale. E dire che, paradossalmente, Lettieri ha un programma più concreto rispetto all’ex pm. La legge obiettivo per Napoli, con poteri speciali per chi guida la città; la realizzazione di un termovalorizzatore nella periferia est per provare a trovare una soluzione all’emergenza rifiuti; fino alle proposte più disperate che hanno il torto di credere che Napoli sia una città abitata esclusivamente da delinquenti: il condono per le multe di Equitalia e il decreto anti-ruspe in soccorso di chi ha costruito la casa abusivamente e se la vedrà demolita.
Si chiude la campagna elettorale. La piazza progressivamente si riempie, spuntano anche le bandiere, alle 22.30 c’è sicuramente più gente di prima. I volti, però, sono eloquenti. La sensazione è che Napoli nemmeno si sia accorta dell’arrivo di Berlusconi.