NAPOLI – L’ottimismo della volontà o il pessimismo della ragione? In campagna elettorale prevale il primo, quando però si parla di Napoli e della sua pluridecennale emergenza rifiuti lascia spazio al secondo. Luigi de Magistris e Gianni Lettieri nei loro programmi elettorali da candidati a sindaco di Napoli dovevano pur far sognare qualcosa ai concittadini. E cosa c’è di meglio di una città pulita, libera dalle montagne di monnezza, restituita a livelli di igiene degni di una capitale europea? Entrambi hanno perciò promesso: stop all’emergenza spazzatura. In modi diversi.
Partiamo dal contesto attuale: a Napoli la raccolta differenziata è inchiodata sotto il 20 per cento, con punte d’eccellenza (anche l’80 per cento) nei pochi quartieri che attuano il “porta a porta”. C’è una discarica cittadina (a Chiaiano, ormai satura), non c’è un impianto di compostaggio per riciclare il pattume umido, c’è un inceneritore ad Acerra che funziona poco e male. Cosa propongono gli aspiranti sindaco? Lettieri dice: raccolta differenziata (il 50 per cento nei primi 100 giorni) più l’inceneritore (a Napoli Est). De Magistris promette che all’insediamento della nuova giunta il “porta a porta” raggiungerà il 66 per cento di raccolta differenziata in tutta Napoli.
C’è un “ma”: inceneritore e differenziata non serviranno a scongiurare la prossima crisi dei rifiuti. È così chiaro che l’Asia, l’azienda di igiene urbana del Comune di Napoli è già preparata alla prossima emergenza. Per quel che riguarda la raccolta differenziata, nelle ultime ore della consiliatura di Rosa Russo Iervolino l’Asia, controllata al 100 per 100 dal Comune, ha avviato un bando di gara per individuare i soggetti che dovranno riciclare i materiali raccolti col “porta a porta” o con i bidoncini condominiali. Circa 935mila euro per un anno di riciclo. E fin qui nessun problema. La questione è sui numeri: l’azienda dei rifiuti stima che nei prossimi 12 mesi (altro che 100 giorni) la percentuale di differenziata resterà inchiodata ai livelli attuali. Al massimo un incremento del 20 per cento (ma nel bando è ipotizzato anche un possibile decremento). Iervolino pessimista o più realista di Lettieri e De Magistris? Una volta chiuso questo bando (scadenza a giugno) ogni rivoluzione sarà difficile da attuare: già, perché i contratti vanno rispettati o quanto meno pagati. E la raccolta differenziata dei rifiuti “porta a porta” costa cara.
Dunque l’unica strada sarebbe il nuovo termovalorizzatore nell’area Orientale di Napoli? Il piano del centrodestra descrive il nuovo impianto come determinante per risolvere una volta e per sempre il dramma monnezza. Anche qui, basta un rapido sguardo alle carte: il cronoprogramma dei lavori inserito nel bando europeo di gara prevede che procedure, progettazione, costruzione e messa in esercizio si concludano in 1.760 giorni. Dunque l’inceneritore, se tutto dovesse andare liscio come l’olio, andrebbe in funzione nel febbraio 2015. Praticamente i frutti li vedrebbero eventualmente i successori del futuro nuovo sindaco di Napoli.
Situazione complessa: o si è inguaribili ottimisti e si attende il piano miracoloso promesso da entrambi i candidati alla poltrona di primo cittadino o non lo si è. E si inizia a pensare come fronteggiare la prossima emergenza. L’azienda municipalizzata dei rifiuti ha scelto quest’ultima strada, chiedendo alle aziende fornitrici di mezzi di raccolta e pale meccaniche la disponibilità di mezzi di grossa, media e piccola portata. Obiettivo: da utilizzare in caso di nuova crisi rifiuti. Scaramantici sì, ma è meglio guardare in faccia alla realtà.