Finiti i tempi del “credere, obbedire, ballare”, delle interminabili serate danzanti sul lungomare, delle passerelle di Valeria Marini e di altri “vip” della scuderia di Lele Mora durante le Notti bianche, Reggio Calabria si guarda allo specchio. E l’immagine che ne esce, a pochi giorni dalle elezioni che ne cambieranno il quadro politico, non è tranquillizzante. Da quando l’ex sindaco Scopelliti è stato eletto a furor di popolo presidente della Regione, Reggio è rimasta di fatto senza una guida. In assenza del suo leader riconosciuto il centro-destra è imploso: le lotte intestine hanno colpito il sindaco facente funzioni Giuseppe Raffa la cui navigazione è stata tutt’altro che tranquilla.
Messo in mora dalla sua stessa maggioranza, Raffa ha minacciato le dimissioni e provveduto a un rimpasto in giunta che ha lasciato una striscia di polemiche velenose. Alla fine ha strappato in extremis una candidatura alla Provincia, nonostante i veti incrociati – incluso quello dello stesso governatore – che si sono sciolti solo nei palazzi romani. Al caos in cui è precipitato il governo della città si è aggiunta anche una vicenda a tinte fosche: l’inquietante suicidio – avvenuto lo scorso dicembre – di Orsola Fallara, la dirigente del Comune legatissima a Scopelliti, indagata dalla Procura di Reggio per abuso d’ufficio. Una vicenda, ancora al vaglio dei magistrati, per un incarico da consulente esterno per il quale la funzionaria si era auto-liquidata un compenso di 750mila euro. Per la stessa vicenda anche l’ex sindaco è stato sentito dai magistrati e anche lui è finito nel registro degli indagati.
Per uscire dall’impasse in vista delle elezioni del 15 e 16 maggio, il centro-destra reggino ha cercato di trovare la quadra puntando sulla continuità. Ovvero su Demetrio Arena, ex amministratore unico dell’Atam, la municipalizzata che si occupa dei trasporti pubblici. Un fedelissimo del governatore sin dai tempi del suo primo incarico alla Regione. Arena, oltre alla sponsorizzazione dell’ex sindaco, può contare sull’appoggio di 11 liste. Ma non di Futuro e Libertà che ha proposto un proprio candidato: in molti si attendevano un pezzo da novanta come la parlamentare finiana e “pasionaria” dell’antimafia Angela Napoli che, però, ha declinato l’invito e passato la mano all’assai meno conosciuto Carlo Sbano.
A sinistra le cose non vanno meglio. Di fronte a una città allo sbando e a un centro-destra in evidente crisi d’identità, le opposizioni avrebbero avuto gioco facile a evidenziare le laceranti divisioni dell’attuale maggioranza e proporre un candidato unitario. Invece hanno prevalso le logiche di partito e i candidati del centro-sinistra sono diventati tre. Da un lato c’è Massimo Canale, consigliere comunale uscente ed ex segretario provinciale del Pdci, che per primo aveva lanciato la sua candidatura “dal basso”, incontrando cittadini e associazioni e riscontrando in città un favore crescente. Ma è stato sconfessato dal suo vecchio partito ed è oggi sostenuto soltanto dal PD, da Rifondazione Comunista e da due liste civiche. Dall’altro il Pdci ha stretto un accordo elettorale con Sinistra e Libertà e Italia dei Valori sulla candidatura di Aldo De Caridi, transitato dall’MPA di Lombardo all’IdV. C’è poi l’outsider Giuseppe Siclari del Partito Comunista dei Lavoratori.
Chi può sparigliare le carte è il potente Giuseppe Bova, ex presidente del Consiglio regionale, uscito lo scorso anno dal Pd in aperta polemica con il suo vecchio partito. Stretto un tandem elettorale con un altro notabile della politica calabrese come Pietro Fuda, candidato alla Provincia, Bova si presenta per il terzo polo. Spera di andare al ballottaggio e diventare l’ago della bilancia.
Chiunque vincerà si troverà a dover fare i conti con una situazione sociale ed economica difficile. Al di là dell’asfissiante presenza della ‘ndrangheta, a cui magistrati e forze dell’ordine hanno inflitto pesanti colpi nell’ultimo anno, è la situazione economica della città dello Stretto a preoccupare. La GDM, il più importante gruppo della grande distribuzione che conta tre ipermercati e decine di supermercati sparsi sul territorio, è in liquidazione. A rischiare il posto non ci sono solo i mille dipendenti dell’azienda, ma anche i lavoratori dell’indotto: quasi duemila persone.
In cassa integrazione sono anche i lavoratori della Mauro Caffè, fino a poco tempo fa uno dei pochi fiori all’occhiello dell’economia calabrese e tra i nomi più importanti del settore a livello nazionale. L’azienda, che tre anni fa è stata rilevata dall’imprenditore Fabrizio Capua, oggi assessore della giunta Scopelliti ai programmi speciali dell’Unione Europea, vive un momento difficile. E sono molti a sospettare una delocalizzazione degli impianti produttivi nell’Est europeo. Stretta nella morsa di una crisi politica, economica e sociale senza precedenti negli ultimi tre lustri, Reggio interroga sul proprio futuro. La prima risposta la daranno le urne tra poco meno di una settimana.