Ieri, per il decimo venerdì consecutivo, migliaia di dimostranti sono tornati in piazza in numerose città della Siria per chiedere la fine del regime guidato da Bashar al Assad. I bilanci più drammatici si sarebbero registrati a Marrat an Numan (15 uccisi), cittadina a sud di Aleppo, e Homs, terza città del Paese, 13 le vittime secondo gli attivisti per i diritti umani. La tv di Stato siriana ha smentito l’uccisione di manifestanti da parte delle forze di sicurezza e ha negato che durante i cortei ci siano stati scontri con la polizia. Per il regime di Damasco le persone uccide sono vittime di bande armate hanno «sfruttato i raduni» dei civili in tutto il Paese e sparato contro di loro.
Il bilancio della repressione nei «venerdì della libertà» messa in atto dalle Guardie presidenziali è invece, secondo le organizzazioni per i diritti umani locali, di 44 morti. Da quando sono iniziate le proteste a metà marzo, inoltre, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani sono decedute almeno 825 persone. «Diciassette tra civili, agenti di polizia e uomini delle forze di sicurezza sono stati uccisi da colpi d’arma da fuoco sparati da gruppi armati che hanno sfruttato i raduni dei cittadini di Idlib e Homs» si legge oggi sull’agenzia di stampa ufficiale Sana.
I gruppi armati hanno anche commesso atti vandalici, incendiato proprietà pubbliche e private, oltre a un certo numero di stazioni della polizia nel Paese, prosegue l’agenzia di Stato. «Hanno sfruttato l’impegno della polizia a non aprire il fuoco per evitare vittime» ha detto una fonte del ministero degli Interni alla Sana. Le autorità hanno quindi accusato terroristi e infiltrati delle violenze in corso che hanno attaccato anche i dipartimenti di polizia ad Ariha e a Deir Ezzor, per liberare i criminali detenuti.
Una situazione esplosiva che non accenna a placarsi. Oggi altri tre morti e decine di feriti il bilancio degli spari delle forze di sicurezza siriane sulla folla a Homs dopo i funerali di 13 manifestanti morti ieri. Lo rende noto un attivista dei diritti umani. Secondo la fonte (che è stata raggiunta per telefono dall’Afp a Nicosia) decine di migliaia di persone avevano accompagnato il corteo funebre che era sfilato dalla grande moschea a Homs al cimitero di Tal as-Nasr. Gli spari sono cominciati quando la folla ha lasciato il cimitero.
Violenze e democrazia soppressa anche a Qamishli (a nord-est del Paese) dove le forze di sicurezza siriane che hanno fatto irruzione nella sede dell’Associazione democratica assira (Ado), la locale minoranza cristiana, e hanno arrestato decine di persone. Lo riferisce la stessa associazione, aggiungendo che nel corso dell’irruzione le forze di sicurezza hanno danneggiato o confiscato materiali che erano negli uffici. «Il quartier generale è attualmente sotto assedio da parte delle forze di sicurezza», afferma l’Ado in un comunicato in cui aggiunge che «la gran parte delle persone arrestate non avevano partecipato alle proteste». Nota anche con il nome Mtakasto, l’Associazione democratica assira, fondata nel 1957, è la più vasta organizzazione assira in Siria, dove è stata bandita dalla vita politica e le sue attività vengono limitate.