Dopo la rapida cerimonia tra Pisapia e l’ex sindaco uscente Moratti, per il passaggio delle consegne a Palazzo Marino, sul piatto della politica milanese resta il totonomine. L’organigramma della squadra di governo (la struttura, ma non i nominativi) era già stato annunciato settimane fa, prima della vittoria del ballottaggio. Ora il nuovo sindaco si trova a dover comporre la giunta che lo accompagnerà per i prossimi cinque anni. Compito ingrato, dice qualcuno, per una coalizione che non si siede su una poltrona da almeno diciotto anni. A pesare sono i voti del Pd, nonostante il primo cittadino appartenga alla scuderia di Sel.
Resterebbero poi, da accontentare, gli altri partiti minori: Idv, Radicali, Federazione della sinistra e le liste civiche collegate. Nonostante le rassicurazioni di Pisapia a decidere “in autonomia” e “su criteri di merito e competenza”, le assegnazioni devono necessariamente fare i conti, se non con una vera e propria lottizzazione, quantomeno col pallottoliere politico. Molti i rumors e poche le certezze. Tra queste che i posti in giunta saranno dodici posti, compresa la carica di vicesindaco (una struttura asciugata rispetto alle precedenti 16 poltrone). Le donne, come s’è già detto, dovrebbero essere la metà. Accanto, le istituzioni di garanzia promesse.
La squadra dovrà essere messa a punto entro il limite massimo del prossimo 20 giugno. Le nomine saranno annunciate durante la prima riunione in consiglio, come ha spiegato il neo-sindaco. Grande attenzione al posto che spetta al capolista Stefano Boeri, forte di 13mila preferenze. Molti lo vedono vicesindaco, con probabile delega alla Cultura (cosa che a lui non dispiacerebbe), sebbene si sia scritto più volte che il ruolo verrà ricoperto da una donna. L’Urbanistica gli sarebbe preclusa per una questione di conflitto di interessi (ha lavorato come architetto con l’ex sindaco Moratti per disegnare il MasterPlan dell’Expo). Un profilo più moderato sarebbe quello di Matteo Bolocan, docente al Politecnico di Milano. Si dice anche che l’assessorato sarebbe accorpato alla Casa e ai Trasporti: secondo alcuni una poltrona troppo pesante.
Alla consigliera Pd Carmela Rozza (che si occupa di case da decenni, come segretario del Sunia, il Sindacato Nazionale Unitario Inquilini ed Assegnatari ) è stato proposto l’assessorato al Bilancio, anche se lei preferirebbe, appunto, quello alla Casa. Patrizia Quartieri, di Sinistra e Libertà, vorrebbe l’assessorato all’Istruzione, ma è probabile che l’attenda il ruolo di capogruppo in consiglio. Alla Cultura, qualora non s’insedi Boeri, rimane la rosa di Pierfranceso Majorino (ex capogruppo Pd in consiglio comunale) e Daniela Benelli (capolista Sel ed ex Assessore provinciale), anche se quest’ultima è data come meno probabile. Per Davide Corritore (vero spin doctor della campagna elettorale) si prepara il maxiassessorato a Economia, Occupazione e Sviluppo. Enrico Fedrighini, dei Verdi, promotore dei referendum consultivi del 12 e 13 giugno, non è entrato per un soffio in consiglio, nonostante il pieno di voti (oltre duemila). Potrebbe però essere ripescato con l’assegnazione di qualche delega importante.
Pierfrancesco Maran (3.530 voti), del Pd, è uno dei più giovani in squadra (31 anni). Per lui, che si è aggiudicato il record del presenzialismo (24 comizi in 24 ore), si pensa al neoassessorato della Comunicazione e Branding. Basilio Rizzo, già consigliere, è il primo nelle preferenze della lista Milano per Pisapia, con 2.293 voti. Lui si smarca ma è probabile che lo aspetti un assessorato come quello alle Politiche Sociali. Ancora da sciogliere i quesiti sulle donne. Circola sulle bocche di molti il nome della senatrice Pd Marilena Adamo, già capogruppo dei Ds. Si parlava di lei nel ruolo di vicesindaco, ma sembra che – nelle ultime ore – si sia fatto un passo indietro al riguardo. Ricorrente anche il nome di Barbara Pollastrini, ex ministro alle Pari Opportunità. Per lei si pensa a un incarico “pesante”.