PARMA – Scricchiolano le sedie della politica parmigiana, ma non per colpa dei tarli. Dopo che ieri la guardia di finanza ha arrestato due dirigenti comunali (Carlo Iacovini ed Emanuele Moruzzi), il comandante della polizia municipale (Giovanni Maria Jacobazzi) già ufficiale dei carabinieri ed ex comandante dei Nas di Parma, di Milano e un dirigente della terza multiutility italiana Iren (Mauro Bertoli). Assieme ad una schiera di imprenditori che con un giro di fatture false ottenevano denari per lavori privati a casa dei primi tre nomi.
Un esempio su tutti l’abbellimento del lungo torrente fatturato per 180mila euro che in realtà è costato solo una decina di migliaia di euro o poco più (il sistema di irrigazione non funziona nemmeno) in cambio di un ulivo secolare piantato nel giardino pensile della casa al mare di uno dei tre nomi indicati prima. L’accusa che ha mosso la Procura a chiedere i mandati di arresto è di corruzione, peculato e tentata concussione ma quest’ultimo capo d’imputazione vale solo per il comandante della polizia municipale che ha fatto pressione su un suo sottoposto perché venisse tolta la multa comminata, a sua insaputa, al dehors del ristorante in centro di proprietà di uno dei potenti della città. Il telefono era sotto intercettazione così gli inquirenti hanno ascoltato tutto, anche le minacce di mandare il capo del servizio annonario a pelar patate se non avesse risolto al più presto quella multa.
Sarebbero spariti in tutto 470mila euro dalle casse pubbliche, a partire dal 2007. Perlomeno è quanto affermano le Fiamme Gialle e la Procura che ribattono velocemente: “L’indagine non è chiusa”.
Evidentemente c’è molto di più sotto quel traffico di fatture gonfiate per far avere qualche favore ad amici e parenti. Non bastano 4mila euro (al mese) intascati dalla moglie di un dirigente comunale per la toelettatura degli animali del canile comunale, lavori ovviamente mai fatti per quello se la sbrigavano i volontari a costo zero, per far scattare undici mandati di arresto.
La corruzione è un male sempre più diffuso in città, a quanto afferma il procuratore Gerardo Laguardia, per questo motivo dopo che il crac Parmalat ha allentato un po’ la tensione sui suoi uffici il nuovo cancro da estirpare sarebbe proprio quello della corruzione. Una frase detta dallo stesso procuratore divenne famosa in città a fine 2008: «Affonderemo il bisturi nella corruzione parmigiana». Così i pm si sono messi a testa bassa a dipanare matasse a volte complesse ma a volte fin troppo facili. Le carte sequestrate durante le prime indagini per le “mazzette” legate al verde pubblico (4 arresti nel giugno 2010 per l’indagine iniziata nel 2009) si sono rivelate una miniera di informazioni che sviluppate hanno portato nuovi e ulteriori elementi alle indagini che si sono di conseguenza allargate a macchia d’olio.
La politica scricchiola perché oltre ai due principali dirigenti comunali voluti personalmente dal sindaco, già da parecchi anni, in funzioni strategiche dell’ente pubblico, sono entrati nelle indagini anche i nuovi sistemi di sviluppo della città. Fra le carte dei procuratori ci sono anche le verifiche (tuttora in corso) per gli illeciti che si sospettano essere stati commessi in Stt spa (società per la trasformazione del territorio), la super holding comunale utile per attuare nuovi progetti e nuove costruzioni. Una nuova questura (costo 20 milioni di euro), un polo pediatrico, un centro giovanile e molto altro sono finiti sotto inchiesta perché nell’area dell’ex Scalo merci, in cui dovevano sorgere le nuove costruzioni (ereditata da Ferrovie dello Stato), il suolo è risultato inquinato da amianto, cadmio, piombo e altri metalli pesanti. Il problema non è certo quello ma il fatto che sarebbero state falsate le analisi e il relativo fascicolo pur di far avanzare i lavori. La Procura su quel preciso caso ha iscritto sette persone nel registro indagati per abuso d’ufficio e omissione atti d’ufficio, oltre che per danno ambientale, e vuole chiedere ulteriori accertamenti.
A capo di Stt vi era Andrea Costa, costretto alle dimissioni per cattiva gestione della società a cui riguardo pochi giorni fa l’opposizione ha chiesto un’azione di responsabilità nei suoi confronti. Al suo posto è stato messo il nuovo presidente-commissario Massimo Varazzani vicino a Tremonti e noto per il commissariamento della società Roma capitale. Un presidente che ha messo mano ai conti e tenta ora di portare in equilibrio i conti pubblici con evidenti manovre e tagli: 190 corse di autobus in meno ogni giorno e aumento del biglietto. E questa è solo la prima cura pare che ci sarà da stringere la cinghia ancora di più.
La posizione di Andrea Costa (ex presidente dell’azienda di trasporto pubblico Tep) torna poi in altre indagini come nel caso dell’affaire fra Banca Mb e Tep. Quest’ultima ha inviato 7,5 milioni di euro in conto deposito alla banca d’affari milanese che proponeva tassi d’interesse fuori dal mercato (il 3% contro l’1,7% e 1,8% proposto dalle concorrenti).
Dopo pochi giorni l’istituto di credito di via Olona è stato commissariato, i conti congelati e l’azienda di trasporto ha riavuto il denaro depositato, con gli interessi, solo ieri, nello stesso giorno degli arresti. Costa oltre ad essere il presidente Stt, ex presidente Tep prima del dimissionario Tiziano Mauro, era socio della banca ed anche nel consiglio di amministrazione dello stesso istituto. Per questo motivo la Procura ha aperto due filoni d’indagine: uno per la vicenda Banca Mb-Tep per cui non vi sarebbero indagati iscritti a registro, l’altro per le presunte irregolarità in Stt in cui da novembre 2010 è indagato proprio Costa.
Stando alle Fiamme Gialle e al procuratore le indagini sulla corruzione della macchina comunale non sono terminate. Guardando alle modalità con cui sono state effettuate le operazioni si nota come gli inquirenti siano partiti dal basso: hanno arrestato un funzionario della multiutility che si occupava del verde pubblico e alcuni imprenditori compiacenti. Da lì si è saliti al livello superiore ovvero al responsabile di quel primo funzionario, ad altri imprenditori e al punto di contatto fra i dirigenti pubblici e gli esponenti politici. Non è quindi da escludere la possibilità che le indagini stiano risalendo quella china per capire a chi fossero indirizzati i fondi neri costituiti con le sovrafatturazioni o con operazioni del tutto fittizie e si arrivi quindi a toccare i politici comunali.
Qualche domanda può sorgere spontanea: come si poteva non accorgersene?
Tema caro alla sezione cittadina della Lega nord che in occasione dei primi arresti si è espressa in questi termini. Ma, soprattutto, come potevano gli organi preposti non accorgersi che i bilanci erano pressoché triplicati? Si parla di cifre passate da poco meno di un milione di euro all’anno per la sistemazione del verde a quasi tre milioni.L’ultimo “giro” di arresti ha tagliato il braccio destro (Iacovini) e quello sinistro (Moruzzi) del sindaco che subito dopo la conferenza stampa della guardia di finanza si è affrettato a convocare la stampa per dire “Non mi dimetto, non ne vedo il motivo. Non ne sapevo nulla”.
In quel panorama la maggioranza (centrodestra) si schiera con il sindaco anche se qualche esponente del Pdl ha chiesto le dimissioni, la minoranza non ha fatto nulla se non chiedere le dimissioni mentre la gente ha reagito. Si sono trovati in piazza in 500 circa (subito dopo la dichiarazione del sindaco) e hanno cominciato a fischiare, a chiedere a clamore di popolo (che altro non sono che elettori, visto che si andrà alle urne nel 2012 per le amministrative comunali) le dimissioni del primo cittadino tanto che la polizia ha dovuto presentarsi in tenuta antisommossa e in gran forza. Il giorno dopo, oggi, il sindaco ha ordinato il silenzio stampa per almeno 48 ore come se fosse l’allenatore di una squadra pronta a giocarsi l’ultima sfida retrocessione. Con l’unica differenza che nel calcio lo si fa per recuperare la concentrazione e la forza fisica, in questo caso non si sa. Annullati per i politici tutti gli avvenimenti pubblici, conferenze, incontri di qualsiasi genere.
C’è già pronta una nuova puntata di un disastro in salsa parmigiana, la stessa città in cui si è annunciato il progetto per la metropolitana e lo si è poi sciolto come burro al sole a causa della crisi economica globale. Perlomeno questa è la definizione data dagli amministratori pubblici.
Dopo un lungo periodo di preparazione per la costruzione del nuovo termovalorizzatore (costo 175 milioni di euro secondo il Comune, 315 milioni secondo il comitato autonomo Gestione Corretta Rifiuti) ci si è accorti che mancano le concessioni edilizie. E si avviano ulteriori accertamenti. Insomma le poltrone della politica scricchiolano, i tarli nemmeno in cent’anni avrebbero potuto fare così tanto.