Le banche italiane nel mirino a Piazza Affari. Nel giorno dell’approvazione del Consiglio europeo di Mario Draghi come prossimo presidente della Banca centrale europea, i principali istituti di credito italiani sono sotto pressione. I titoli di UniCredit e Intesa Sanpaolo sono stati sospesi dalle contrattazioni a Borsa Italiana, salvo poi essere riammessi verso le 13. Allo stesso modo, quelli di UBI banca, Monte dei Paschi di Siena e Banca Popolare di Milano hanno preso la stessa tendenza, entrando e uscendo a più riprese dalle aste di volatilità. In molti, come in ambienti di UniCredit, spiegano che la spirale di ribassi deriva dalla decisione di Moody’s di mettere sotto osservazione il rating delle banche italiane. Dalla City, infatti, si parla di aggiustamenti di portafoglio di alcuni grossi fondi hedge. Ma, secondo diverse indiscrezioni, è possibile invece che diversi gruppi bancari del nostro Paese abbiano fallito gli stress test europei.
Dopo la minaccia di declassamento di Moody’s, l’Italia continua a essere al centro del sentiment ribassista dei mercati finanziari. La chiusura della seduta di ieri di Borsa Italiana, meno 2,73%, è stata fra le peggiori in Europa, sulla scia del sempre più vicino rischio contagio della situazione ellenica. Oggi è toccato alle banche a essere oggetto della pressione degli investitori, che hanno cominciato a vendere titoli degli istituti di credito italiani. UniCredit è arrivata a perdere l’8,9%, mentre Bpm fino al 5,6 per cento. Anche per Intesa gli scambi sono stati molto pesanti, sull’onda delle voci di un possibile (e imminente) downgrade del rating dell’Italia. Quasi tutti i titoli delle banche italiane sono finiti in asta di volatilità, ripianando alcuni ribassi. Un esempio è quello di Piazza Cordusio, che dopo essere entrata nella fase di volatilità, cedeva il 4,78% teorico.
Da Londra sono state diverse le possibili spiegazioni. Da un lato c’è l’effetto downgrade, ma dall’altro c’è uno scenario ben peggiore. Nelle sale operative londinesi è circolata voce che diversi istituti italiani avessero fallito gli stress test dell’European banking authority. Nessuna conferma è arrivata, ma già solo il rumor è bastato per aumentare la percezione negativa intorno alle banche italiane. Molto più probabile, invece, un’altra indiscrezione. Un grande fondo hedge britannico avrebbe riposizionato il proprio portafoglio, limitando la sua esposizione su UniCredit e Intesa. Il tutto subito dopo le parole del governatore della Bank of England Mervyn King che ha sottolineato come la Grecia non sia «illiquida, ma insolvente».
La reazione dei mercati secondari è stata subito negativa. Sulla piattaforma di Markit i Credit default swap (Cds) su Intesa Sanpaolo e UniCredit hanno ampliato il proprio prezzo. Del resto, questi derivati sono il barometro del rischio d’insolvenza di un’entità societaria. Pochi istanti dopo la prima sospensione, i Cds su Intesa e Piazza Cordusio hanno registrato, rispettivamente, un incremento di 10 e 8 punti base, fino a toccare quota 220 e 190. Più elevato, invece, il valore dei Cds di UniCredit e Intesa sulla piattaforma Cma Vision. Per la banca di Federico Ghizzoni, il rialzo dopo la sospensione è stato dell’8,7%, pari a 18,4 punti, per un prezzo di 229 punti base. Leggermente più contenuto, +5,7%, l’incremento dei Cds sull’istituto di credito di Corrado Passera.
Dopo la riammissione agli scambi, i titoli hanno continuato a perdere terreno. Tutto il comparto bancario italiano è in negativo e ha spinto in rosso l’indice principale di Milano, il Ftse/Mib, che ha chiuso la seduta a 19.154 punti (-1,6%). Analogamente, nelle sale operative continuano ad aumentare le voci contrarian. Quest’ultime stanno alimentando uno scenario ribassista che tuttavia, per ora, appare ingiustificato. Ma il conto di fine giornata forse la dice lunga sull’umore dei mercati: Unicredit e Intesa Sanpaolo sono le più penalizzate con perdite rispettivamente del 5,5 e del 4,26 per cento. Hanno chiuso in rosso anche Mediobanca (-4%), Banca Carige (-4%), Mps (-2,47%) e Bpm (-2,47%). Ubi Banca, che proprio ieri ha chiuso con adesioni superiori al 90% l’aumento di capitale da un miliardo di euro, ha perso lo 0,9 per cento. L’indice Stoxx di settore, che sintetizza le 600 maggiori banche europee, ha perso l’1,58 per cento.