E sull’Expo Boeri e Pisapia parlano già due lingue diverse

E sull’Expo Boeri e Pisapia parlano già due lingue diverse

A complicare la faccenda Expo, che rischia di esplodere nelle mani della neo giunta Pisapia, ci si mette di mezzo anche il referendum. Stamane sono volate parole grosse tra il neo assessore alla Cultura (con delega Expo) Stefano Boeri e l’ad Expo Giuseppe Sala. L’occasione, una conferenza organizzata a Milano, a palazzo Visconti, da Affari Italiani. Presenti, oltre ai citati, Bruno Tabacci (neoassessore al Bilancio), Pierfrancesco Majorino (Welfare) e l’ex assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli, padre del pgt. Al centro delle riflessioni, la direzione che prenderà l’evento tra le mani della nuova giunta Pisapia. La prima miccia è esplosa tra Boeri e Sala. Con Boeri, assessore a Expo, che ha ripetuto a più riprese: «Spero che le deleghe su Expo mi vengano confermate».

Il nodo da sciogliere è ancora quello dei terreni privati su cui dovrebbe sorgere il progetto principale, di proprietà dei fratelli Cabassi e dell’ente Fiera. Innanzitutto occorre ricordare che ci sono due dossier: uno con cui Milano si è aggiudicata la gara, dentro la cui pancia vi è il masterplan disegnato da Boeri e dalla squadra di architetti internazionali chiamati dalla giunta Moratti, e l’altro registrato nel luglio 2009 da Boeri stesso. È su questo, sostiene Boeri – che come architetto ha disegnato il piano di orto planetario – che occorre ragionare in termini di continuità. «Sarebbe il primo parco agroalimentare del mondo», ha precisato stamane, il neo-assessore alla Cultura, proseguendo con accenti critici sulla valutazione dei terreni (120 milioni di euro), espressa dall’Agenzia del territorio.

Valutazione fatta tenendo conto di un’edificabilità dell’area pari a 0, 52 di indice volumetrico. Indice definito nel piano del pgt, mai depositato nel Bollettino Regionale e dunque non in vigore. E indice a cui l’area in ogni caso derogherebbe, visto che le aree Expo sono state esplicitamente escluse dal Piano di Governo del Territorio. Su quel milione di metri quadri tra Milano e Rho attorno cui si gioca una partita pesante per il futuro della città, l’architetto ha perfino ripensato all’ipotesi dell’esproprio ormai accantonata (l’acquisizione unilaterale del terreno da parte del pubblico). Ma la cosa davvero buffa non è la replica di Sala, che pure ha sollevato non pochi brusii in sala: «Nessuno sta buttando il dossier di registrazione – ha detto – ma è chiaro che va verificato con gli attori principali di Expo, con i Paesi e con i soci. È sbagliato che un cambio di giunta possa cambiare la logica del nostro lavoro. Prendo atto che Stefano sta dicendo che il nostro sindaco domani sbaglia a venire con noi a Parigi per confermare quello che confermerà, vale a dire che proseguiamo nell’acquisto dei terreni».

Quello che stupisce di più, alla vigilia del primo incontro di Pisapia a Parigi, al Bureau International des Expositions, sarebbe dunque la divergenza di vedute tra sindaco e suo neo-assessore. Oggi Formigoni ha rassicurato sul pieno accordo col sindaco sui  terreni. Dopo l’incontro dello scorso 9 giugno, infatti, Pisapia aveva spento le polemiche boeriane, dichiarando, sulla stima dei 120milioni di euro dell’area: «Quella valutazione dà anche a me, che non conosco a fondo i rapporti precedenti con il gruppo Cabassi, la certezza e la garanzia di serietà. I terreni sono stati valutati da un soggetto super partes con il controllo della Corte dei Conti». E anche l’ad Sala, stamane, sembrava far intendere che l’accordo, in realtà, era chiuso col sindaco.

Messaggio reso ancora più esplicito dal gesto di lasciare il tavolo, per improrogabili impegni, senza neppure consentire una replica al neoassessore. Boeri, che insiste sul suo progetto originario dell’orto, si fa forte anche dell’esito del referendum milanese. Dove, al quesito sul parco agroalimentare, presentato al Bie a fine aprile 2010, la cittadinanza si è espressa con un netto “sì”. A nulla vale sollevare l’obiezione di un neppure troppo strisciante conflitto di interessi. Ma come? Chi detiene la delega Expo, è la stessa persona chiamata a pronunciarsi sul proprio progetto, presentato quando era ancora architetto? Qualcuno, dentro al pd, riferisce che la delega, in realtà, è solo una carica vuota, priva di sostanza. E che chi decide è il sindaco.

L’ex assessore all’Urbanistica Masseroli, ha suggerito, infatti, di lasciar perdere il vecchio progetto dell’orto per proseguire con la procedura dei terreni e non ingrippare una macchina che si è già troppe volte fermata. La sua proposta è quella di indire, una volta acquisiti i terreni, un bando internazionale, come Comune di Milano, per premiare un nuovo progetto che sostituisca quello di Boeri. Lo stesso Basilio Rizzo spiega: «C’è prima da chiarire chi compra. L’idea che il comune in una newco paghi 50 milioni di euro non mi pare un’idea saggia. La valutazione dei terreni espressa dall’Agenzia Territoriale tiene conto dell’indice volumetrico di 0,52. Indice non passato in consiglio, nel senso che è quello che si legge nel pgt. Ma l’area Expo deroga alla norma. Se nell’area si decide di non edificare più, ma di realizzare progetti sociali, il prezzo del terreno sarebbe dunque salatissimo».

E allora, come se ne esce? «Io, come comune, mi farei concedere prima il terreno e poi, sulla base del voto in consiglio che determina cosa farci sopra, stabilire il prezzo». E che ne pensa del punto di vista di Sala, l’ad Expo? Stamane c’è stata una polemica con il neoassessore Boeri. «Sono giusti entrambi i loro punti di vista. Sala dice: devo valorizzare il terreno. Come faccio col progetto dell’orto planetario disegnato da Boeri? Devo edificare, per attirare investimenti. Il problema è all’origine: io avrei proceduto con l’esproprio, considerato che Expo è un evento che coinvolge non solo Milano, ma anche il Paese. Ma adesso è troppo tardi».

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