In principio furono i cetrioli, dopo pomodori e lattuga, infine i germogli di soia. Oggi l’ennesima pista: la fonte dell’epidemia di Escherichia coli è «molto probabilmente» nei germogli di fagioli – e non di soia -, secondo Reinhardt Burger, direttore dell’Istituto Robert Koch, il laboratorio federale tedesco per le malattie infettive. A distanza di 16 giorni dal primo allarme del batterio killer che ha fatto scattare l’allarme epidemia (e costata centinaia milioni di euro di danni al settore degli ortaggi) le informazioni che arrivano dalla Germania sono schizofreniche e poco rassicuranti.
All’epicentro del contagio e ai germogli di fagioli (o piselli) i ricercatori tedeschi sono arrivati analizzando un gruppo di persone che hanno pranzato in un vagone ristorante di un treno: tutti quelli che hanno mangiato i germogli di fagioli o piselli hanno presentato i primi sintomi dell’infezione. I consumatori che «hanno mangiato germogli hanno una probabilità nove volte più alta di soffrire di diarrea emorragica rispetto a coloro che non li hanno mangiati», ha spiegato il direttore del laboratorio Burger, sottolineando che l’epidemia «non è finita». Scagionati quindi i cetrioli, pomodori e lattuga che (soprattutto i cetrioli dalla Spagna) erano stati indicati come possibile causa dell’epidemia. Un allarme che ha fatto diminuire sensibilmente il consumo di questi prodotti agricoli in tutta Europa.
E il triste conteggio delle vittime del batterio killer è arrivato a quota trenta, il ventinovesimo in Germania (l’altro è in Svezia): un uomo di 57 anni è deceduto a Francoforte, hanno annunciato giovedì le autorità regionali. Il numero dei casi di contagio, si attesta ormai oltre le 2.800 unità, sparse in quattordici Paesi diversi. I casi di contagio stanno diminuendo ma l’emergenza non può ancora dirsi finita. E la Germania, aiutata dall’Europa, continua a indagare per tentare di scoprire la cause dell’epidemia da escherichia coli, che resta circoscritta in un’area ben definita dei Lander del Nord, Amburgo, parte della Sassonia e della Westfalia, e che ha fatto ad oggi, secondo le autorità sanitarie tedesche, 2.808 contagiati e 722 casi di sindrome emolitica uremica (Seu) una complicazione potenzialmente mortale che colpisce i reni, distrugge i globuli rossi e può colpire il sistema nervoso centrale.
Intanto nel braccio di ferro Ue-Russia, Mosca ha accettato oggi di togliere l’embargo sulla verdura europea imposto dal Governo a causa del batterio killer. Lo ha detto ai giornalisti il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, a margine del summit annuale Ue-Russia. Per l’Italia ha chiarito il ministro della salute Ferruccio Fazio non c’è «nessun allarme» e l’epidemia non è mai arrivata, ma l’attenzione rimane comunque alta : i controlli dei carabinieri del Nas sul batterio killer continuano e si stanno concentrando sui semi di vari legumi. Al momento comunque non sono stati rilevati esemplari contenti il ceppo di E. coli che sta allarmando la Germania. Ma si contano i danni: secondo la Coldiretti i produttori ortofrutticoli europei hanno perso dall’inizio dell’emergenza ben 417 milioni di euro, dei quali almeno 100 in Italia dove sono rimaste invendute 50mila tonnellate di verdure.