Il Pd ha 51 milioni di debiti, ma non se ne preoccupa

Il Pd ha 51 milioni di debiti, ma non se ne preoccupa

51 milioni di euro di debiti, tre volte in più rispetto al 2009. Meno venti milioni di proventi da gestione caratteristica in un solo anno e spese per 97 milioni, pari al doppio dei ricavi. I dati del bilancio 2010 del Partito Democratico meritano che qualcuno si “rimbocchi le maniche”. 

L’anno si chiude con quasi 43 milioni di disavanzo, ma il tesoriere Antonio Misiani precisa che i conti non sono in rosso. Se la perdita c’è è solo per «l’adozione del criterio di competenza economica, che comporta la contabilizzazione dei rimborsi elettorali (per le regionali 2010 ammontano quasi a 52 milioni) per tutta la legislatura». Anzi assicura: «Se il Pd avesse adottato un criterio di cassa, il conto economico avrebbe chiuso in avanzo». Quel che è certo, leggendo l’ultimo bilancio, è che i costi sono aumentati e come direbbe l’economista-filosofo Pier Luigi Bersani “tre prosciutti non ci vengono fuori da un maiale”.

La nuova gestione, nonostante le polemiche sul modello leggero di Walter Veltroni, tutto comunicazione e slogan pubblicitari, spende oltre 20 milioni di euro in “spese elettorali, di comunicazione e propaganda”. Dal seminario sulla dieta mediterranea, agli incontri con le donne, alle campagne d’impatto come quella di Bersani in maniche di camicia. E poi ancora momenti indimenticabili come il “Dopofestival” di Sanremo e la manifestazione “Per Vincere no ai trucchi”.

Il Pd non si è fatto mancare nulla pur di apparire. Dispone persino di due società controllate al 100 per cento: Eventi Italia srl e Eventi Italia Feste srl. La prima ha l’arduo compito di “promuovere e sviluppare un’attività di comunicazione politica” attraverso il canale satellitare e web Youdem.tv. La tv costa al partito quasi due milioni di euro e chiude l’anno con 32 mila euro di perdita, senza contare il fatto che il Pd ha dovuto convertire in capitale un finanziamento infruttifero da 100 mila euro di cui attendeva la restituzione. Poca cosa in confronto al milione di euro a garanzia del finanziamento erogato dalla Banca Popolare di Milano per Società Nuove Iniziative Editoriali Spa, la proprietaria de “L’Unità”.

L’altra società, l’Eventi Italia Feste srl, è nata a novembre 2008 con lo scopo di organizzare eventi e manifestazioni come la “Festa democratica” estiva. Da quest’anno il creatore delle lenzuolate ha deciso di privatizzarla passando tutto a consulenti esterni, dagli sponsor, alla musica, alle posate ecosostenibili. Il Partito “da bocciofila” per la sua festa investe 710 mila euro, l’incasso lordo dello scorso anno a Tornio è stato di circa 1,4 milioni di euro, ma tra mega schermi e special guest, alla fine ha dovuto chiudere in perdita. I debiti non sono solo causati da spot e manifesti. Nella sua vocazione di partito solido, quello fortemente voluto dal segretario Bersani, sono ritornati funzionari e pesantezza di costi della struttura. 

173 i dipendenti, di cui 128 a tempo indeterminato, con un costo che in un solo anno è cresciuto di quasi 10 milioni di euro. Non a causa di un improvviso incremento del lavoro da svolgere, quanto per la conclusione degli accordi che riguardano il trasferimento del personale dipendente proveniente da Democratici di Sinistra e Margherita. Il partito della Margherita inoltre riscuote ogni anno dal Pd anche altri 3 milioni di euro per l’affitto del nuovo stabile adibito a sede del quartier generale nazionale. Chiuso il loft di Sant’Anastasia, l’idea obamiana de noartri di Veltroni, “aperto, arioso, leggero, smart”, ma fin dall’inizio presagio funesto come ebbe a dire il giorno dell’inaugurazione Romano Prodi: “Ci tiene tutti questo posto? Qui rischiamo di precipitare”, il Partito democratico ha scelto di trasferirsi in via Sant’Andrea delle Fratte. Un luogo più sicuro. E un affare di certo sicuro per Francesco Rutelli. L’ex sede del Collegio Nazzareno, fu affittato dall’ex sindaco di Roma per l’allora neonata Margherita. Oggi il fiore s’è appassito, il partito non c’è più, ma sopravvive contabilmente. Anzi, come ama dire Rutelli, «la Margherita è l’unvio partito politico italiano che ha un bilancio in attivo». 16-18 milioni di euro di attivo, cui contribuisce anche il Pd.

Il subaffitto non è stato facile. In principio vi fu la guerra delle targhe. Da una parte il tesoriere democratico di allora Mauro Agostini che si prodigò per togliere quella che indicava “Sede di Democrazia e Libertà La Margherita”, dall’altra il senatore Luigi Lusi. Lui, uomo ombra di Rutelli, si ribellò: «Siete dei cafoni, Finché non pagate l’affitto non avete nessun diritto». E tanto per ricordare che non si comanda a casa d’altri, la riavvitò al muro, in bella mostra per tutti. Oggi i rapporti tra Lusi e l’attuale tesoriere Misiani sono ottimi e si è trovata una soluzione. Il Pd onora l’affitto e la targa c’è. Nel frattempo poco importa che la Margherita sia sfiorita e Rutelli abbia creato l’Alleanza per l’Italia. Al Nazareno, in un’atmosfera surreale, convivono tutti. Quattro dipendenti del Pd in realtà lavorano per l’Api e alle ultime amministrative si è consumato il paradosso: il Pd ha finanziato un partito avversario che nei suoi stessi locali preparava slogan e manifesti per il Terzo Polo che verrà.
Insomma non pare essere tutta una questione di “criteri di competenza” e quanto alla “cassa” sembra occorra rivolgersi altrove.

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Caro direttore,

se me lo permetti vorrei fare alcune doverose precisazioni in merito al vostro articolo sul bilancio del Pd.

Primo punto. I debiti. La stragrande maggioranza dei debiti del Pd nazionale (43,8 milioni su 51,8) sono debiti nei cofronti delle strutture regionali Pd per rimborsi elettorali regionali da retrocedere nei prossimi anni. I debiti verso i fornitori ammontano a 3,8 milioni (erano 4,2 milioni a fine 2009). Il Pd non ha debiti nei confronti delle banche. In compenso può contare a fine 2010 su una disponibilità liquida di 19 milioni, in aumento rispetto ai 17,9 milioni di fine 2009.

Secondo. Le spese elettorali, di propaganda e comunicazione politica ammontano a 20 milioni nel 2010. E’ una cifra importante, ma legata innanzitutto ai costi della campagna elettorale regionale (nel 2010 si è votato in 13 regioni a statuto ordinario) e, in ogni caso, in calo rispetto ai 24,9 milioni spesi nel 2009.

Terzo. Il costo del personale è aumentato (da 9,8 a 12,1 milioni) ma non certo nella misura indicata da Linkiesta. I dipendenti e collaboratori sono complessivamente 202 a fine 2010. L’aumento rispetto al 2009 è legato all’assorbimento a luglio 2010 del rimanente personale ex Ds ed ex Margherita. E’ da notare che Ds e Margherita avevano, a fine 2007, 330 dipendenti e collaboratori, un numero ben superiore agli attuali dipendenti del Pd.

Quarto. Gli affitti. Le spese per godimento beni di terzi afferenti le sedi operative sono ammontate a 3,5 milioni di euro, di cui però 1,8 milioni riguardanti la regolazione delle partite pregresse con la Margherita. Per le sedi operative dunque gli affitti pagati annualmente ammontano a 1,7 milioni.

Tutti questi dati sono facilmente ricavabili da una attenta lettura dei documenti di bilancio del Pd, che chiunque può consultare al sito www.partitodemocratico.it.
Un cordiale saluto.

 

On. Antonio Misiani
Tesoriere nazionale PD 

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