Le banche italiane, francesi e tedesche stanno iniziando a trattare con il Governo greco e la Banca centrale europea per il rollover del debito ellenico. L’indiscrezione, confermata da ambienti vicini all’Eurotower, è arrivata esattamente il giorno dopo il voto di fiducia che ha visto protagonista vincente il premier George Papandreou. Il rollover, cioè il concambio al ribasso delle obbligazioni detenute in portafoglio mantenendo la stessa esposizione, sembra quindi essere la soluzione più vicina per l’ultimo atto della tragedia greca. Dopo settimane di discussioni, l’input è partito quindi da Berlino, seguita a ruota da Parigi e Roma. Del resto, gli istituti di credito transalpini e tedeschi sono i più esposti alla crisi ellenica: 64,777 miliardi di dollari per la Francia, 39,923 miliardi per la Germania, secondo l’ultimo rapporto della Banca dei regolamenti internazionali (Bri). Per l’Italia invece i bond a rischio non superano quota 5,8 miliardi.
In queste ore, a Francoforte, regolatori e banchieri stanno discutendo quanto deve costare la ristrutturazione del debito greco. Secondo fonti della Bce, sono presenti i vertici di Bnp Paribas, Commerzbank, Société Générale e Deutsche Bank, più Axa e Allianz, i due maggiori assicuratori di Francia e Germania. L’obiettivo è solo uno: capire quanto dovrà essere pesante l’haircut, ovvero il taglio al valore nominale detenuti in portafoglio dagli istituti di credito. La linea guida, per ora, vede passività comprese fra il 40 e il 60% del nozionale dei bond ellenici, a seconda delle scadenze degli stessi. Non si tratta di poco, dato che proprio le banche di Parigi e Berlino sono le più esposte alla crisi di Atene. Per Bnp Paribas, la più a rischio, in ballo ci sono 5 miliardi di euro, mentre per la tedesca Commerzbank, terza nella classifica dei peggiori dopo Dexia, il rollover impegnerà i 3 miliardi attualmente in portafoglio. Abbiamo poi Société Générale, 2,7 miliardi di euro di esposizione, la maggiore banca tedesca, Deutsche Bank, con 1,6 miliardi. Più contenuto il conto per il nostro Paese. Per Intesa Sanpaolo, come ha ricordato oggi Corrado Passera, consigliere delegato del gruppo, l’esposizione non supera i 590 milioni di euro. Per UniCredit il valore «non supera gli 800 milioni», ha detto l’amministratore delegato, Federico Ghizzoni, una decina di giorni fa. E nonostante Passera abbia ricordato ancora oggi di non essere a conoscenza di trattative sul rollover, da Francoforte confermano che il dialogo è in corso. Per tutti questi istituti di credito, il destino è quello del taglio.
Nel frattempo, inizia a tremare anche l’Italia. Dopo le mosse sul rating da parte di Standard & Poor’s e Moody’s, stanno aumentando le voci che vorrebbero Roma la prossima sulla lista, dopo Grecia, Irlanda e Portogallo. Sono sempre gli stessi i punti di sofferenza del nostro Paese, come ricorda anche il blog finanziario del Financial Times, Alphaville. Alto debito pubblico, crescita sotto la media europea, assenza di riforme strutturali: per l’Italia le pressioni dei mercati potrebbero arrivare prima rispetto alla Spagna. Colpa della diversa percezione che gli investitori potrebbero avere nei prossimi mesi, nel caso si protragga l’attuale stallo politico. Eppure, sono almeno due i punti che dovrebbero renderci immuni (o quasi) da qualsiasi contagio. Da un lato, la gestione del debito pubblico, grazie al lavoro dell’apposito dipartimento del Tesoro coordinato da Maria Cannata, è fra le più efficienti al mondo. Dall’altro, ci può consolare che non siamo siamo too-big-to-fail, troppo grandi per fallire, ma anche too-big-to-bail, troppo grandi per essere salvati. Infine, l’esposizione complessiva dell’Italia sul debito greco è modesta rispetto alle altre compagini europee, 5,778 miliardi di euro.
L’ultima parola per il rollover spetta comunque all’Eurogruppo. Il consesso dei ministri europei delle Finanze il prossimo 3 luglio dovrà ascoltare le posizioni delle banche coinvolte nel rollover e del Governo di Atene. Arriverà con ogni probabilità la conferma della ristrutturazione del debito ellenico, seppur sotto la forma del concambio dei bond. Sarà cruciale sapere come reagiranno le agenzie di rating e l’International swaps and derivatives association (Isda), l’associazione degli operatori dei mercati over-the-counter (non regolamentati) come quello dei Credit default swap, gli strumenti che proteggono dall’insolvenza di un asset. Se per l’Isda il rollover verrà percepito come un default, com’è prevedibile che sia, per l’eurozona il contagio greco potrebbe essere endemico e irrefrenabile.