Nucleare, ma il voto degli italiani all’estero non vale nulla?

Nucleare, ma il voto degli italiani all’estero non vale nulla?

La Cassazione ha dato il via libera al referendum sul nucleare del 12-13 Giugno. Ma con una modifica sostanziale: la richiesta di abrogazione delle norme rimane la stessa, ma invece di essere applicata alla precedente legge, si applicherà a quella nuova sulla produzione di energia nucleare (art. 5 commi 1 e 8) contenute nel decreto legge Omnibus approvato la settimana scorsa.

Una soluzione festeggiata dal comitato referendario e dall’opposizione che dichiara che la Cassazione «ripristina il diritto dei cittadini di decidere di fermare il nucleare e di difendere l’acqua pubblica». I due quesiti referendari dell’acqua pubblica e della gestione dei servizi idrici affiancheranno quindi il quarto quesito per l’abrogazione del legittimo impedimento per il presidente de consiglio e dei ministri.

Rimane però il problema degli italiani all’estero. Tramite le ambasciate e i consolati gli italiani stanno già votando le schede con il quesito originario, consegnate a partire dal 24 maggio e da rispedire indietro entro il 9 giugno. Ora con il pronunciamento della Cassazione non c’è il tempo tecnico per ristampare le schede, spedirle e conteggiare il loro voto. Cosa succederà quindi?

«Non si può invalidare un procedimento democratico -spiega Enzo Balboni, docente di diritto pubblico all’Università Cattolica di Milano- e quindi rimane in piedi l’impianto del terzo quesito anche se con una formulazione diversa tra gli italiani all’estero e quelli che voteranno il prossimo 12-13 giugno. È parzialmente diverso il referendum ma va nella stessa direzione». Perché il nuovo titolo del quesito, riformulato oggi dalla Cassazione, sarà privo di ogni riferimento a leggi, semplicemente: «abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare». Un problema di forma e di sostanza che rimane però in piedi e lascia perplesso anche Francesco Rigano, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Pavia: «Essendo mutato il quesito dal punto di vista formale, quei voti (all’estero) sono dati inutilmente e ragione vorrebbe non validi».

Con una evidente ripercussione sul quorum perché considerati come se non fossero mai andati a votare. «Tuttavia – aggiunge Rigano- dal punto di vista sostanziale non cambia nulla, perché mantiene il senso: sì o no contro l’energia nucleare». Un problema non da poco per i promotori del referendum, Italia dei Valori insieme ai comitati per l’acqua pubblica e no al nucleare, dato che il quorum si raggiunge solo il 50% più uno degli aventi diritto al voto, più di 50 milioni di cittadini (47.258.305 gli aventi diritto al voto in Italia e 2.840.000 quelli all’estero nel 2008). Ora la patata bollente è in mano al Ministero dell’Interno che deve decidere quale strada scegliere per risolvere questo pasticcio nato dalla volontà di congelare i referendum e tornare al nucleare tra un anno.

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