I papà cambiano espressione. Sgranano gli occhi, aggrottano la fronte e di solito liquidano il quesito con una risposta imbarazzata: “Ma che, scherza? Mia figlia mai”. Le mamme invece rispondono alla domanda sospirando e guardando al cielo, pensando a come cambierebbe anche la loro vita di madri. A volte poi succede che «appena comunichi la notizia ti fanno un caricatone di mazzate ma dopo ti aiutano più di tutti». Ottavia studia e vive a Roma, frequenta(va) il Dams e per nove mesi ha seguito le lezioni di scenografia con le sue colleghe. «Finché ad un certo punto ero troppo stanca per camminare su e giù ed ho cominciato a preparare gli esami da casa». Diciannove anni e un bambino di due mesi, Stefano, Ottavia alla fine ha smesso di studiare. «Insisto su di un punto. Io sono una persona “normale”. Lo dico solo perché ci tengo a precisare, altrimenti si finisce sempre che chi sceglie di tenersi un bambino così presto è un “matto da legare”, o che la gravidanza è “tutta colpa dell’assenza di una famiglia alle spalle”, di una vita troppo spericolata e via dicendo. Marina, mia madre, è una gran madre».
Ottavia non aspettava Stefano. «Ma che devi fare, è così. Ti sveglia una mattina dopo una serata da scema e devi decidere come rimediare». In Inghilterra, “decidere di tenerlo” è diventata quasi una tendenza. La 20th Century Fox ha fatto anche un film: Juno, una baby mom indecisa se tenerlo o darlo via. In Italia, le “mamme teen” sono oltre dieci mila, fra i 14 e i 19 anni. I dati raccolti nel “Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza” redatto da Telefono Azzurro e Eurispes, attribuiscono il dato allo scarso uso del preservativo. Dall’analisi emerge che nel 2002 più della metà dei ragazzi lo utilizzava durante ogni rapporto, mentre oggi non lo fa neanche uno su tre.
Della serie, tutto ma il condom no. Le oltre diecimila adolescenti mamme sono così ripartite: 2.500 minorenni, l’82% italiane e il 71% meridionali. Il preservativo si usa poco perché nessuno più, nel 2011, teme – nonostante sia frequentissimo – di poter contrarre l’Aids. Si crede sia impossibile. A spaventare l’immaginario femminile attuale sono piuttosto le nuove malattie sessualmente trasmissibili: il papilloma virus, ad esempio, infezione comunissima «che – spiega Ottavia – negli ultimi anni ha colpito quasi tutte le mie amiche». Nel migliore dei casi, il papilloma sparisce col tempo. A volte bisogna bruciarlo. Delle altre, se trascurato, diventa un tumore.
In Italia esiste il vaccino per prevenirlo. L’inezione si fa da giovanissime, intorno ai 13 anni e comunque prima che cominci l’attività sessuale. «Da un sondaggio commissionato l’anno scorso a Milano, è emerso che una quattordicenne su sei ha già fatto l’amore, e quasi il 40 per cento delle ragazzine per la loro prima volta non ha usato nessuna protezione», spiega Giorgio Vittori, presidente della Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia). L’impreparazione si riflette nella scelta delle precauzioni: in Italia si vendono più di mille pillole del giorno dopo, ogni santo giorno dell’anno. Le acquirenti sono perlopiù ragazze under 20. Ed ecco il paradosso: mentre un farmacista su sette dichiara l’obiezione di coscienza, nel nostro Paese le giovani si organizzano per rimediare. Roberta, 21 anni, figlia di un farmacista, ha «sempre una pillola del giorno dopo a casa. Anche per le amiche – dice – . Perché è successo che ne avessimo bisogno nel weekend ma i consultori erano chiusi».