NAPOLI – Il blitz di fine consiliatura arriva sotto forma di «disposizione di servizio» datata 16 maggio: nelle ore del primo turno delle Amministrative al Comune di Napoli, cinque fogli dattiloscritti sono stati sufficienti per togliere 90mila euro dalle casse dell’Amministrazione partenopea. Toglierli, ma per darli a chi? Alle 18 formazioni politiche presenti in Aula nell’ultima fase della consiliatura di Rosa Russo Iervolino. Si tratta delle somme che il Comune mette a disposizione dei gruppi consiliari per «permettere l’esercizio della loro attività politico-istituzionale». La cifra base è stabilita in misura al peso specifico dei singoli partiti in Consiglio: più nutrito è il gruppo, più soldi arrivano. Quella somma è divisa poi in due: una parte, la più consistente, paga le «prestazioni di servizi», ovvero uffici stampa (ma nessun partito al Comune di Napoli ne ha uno, almeno negli ultimi tempi) collaboratori, consulenti, assistenti e quant’altro. L’altra fetta, meno pesante, va via invece per «acquisto beni di consumo». E non si sa bene quali siano questi beni: l’Amministrazione partenopea ha degli uffici muniti di computer, stampanti, scanner, fotocopiatrici e cancelleria d’ogni tipo.
Ma la questione stavolta non è – o almeno non è soltanto – quella riguardante le spese della politica. È una questione di date. Il 16 maggio la disposizione che sblocca il denaro viene firmata, l’8 giugno l’atto viene affisso all’albo pretorio, dunque è ufficiale. Il 9 giugno, un giorno dopo, sullo stesso albo pretorio del Comune di Napoli viene pubblicato l’atto che rende pubblici gli eletti delle Amministrative 2011: i nuovi consiglieri comunali. Che avranno diritto a nuovi stanziamenti, ovviamente.
Dunque i 90mila euro sono serviti per le spese di soli 25 giorni di attività politica? Già, proprio così. Il Comune si giustifica in questo modo: «Sebbene il Testo unico degli enti locali all’articolo 38 non contenga un’espressa previsione in merito, per elezione deve intendersi il momento della proclamazione degli eletti e non la data di svolgimento delle consultazioni elettorali». Vale a dire: in questi 25 giorni i consiglieri uscenti hanno lavorato, dunque fin quando l’elezione non è «consacrata» dall’Ufficio elettorale centrale hanno diritto a tutti i soldi possibili e immaginabili.
Nel ghiotto elenco a fare la parte del leone è il Pdl, con poco meno di 15mila euro. Segue il Partito Democratico, con circa 13mila euro. Fra i partiti di coda, ironia della sorte, Italia dei Valori (circa 3.200 euro) che oggi guida la nuova maggioranza che ha eletto sindaco Luigi de Magistris.
Cambierà questo metodo? Occorrerà capire come il nuovo primo cittadino si vorrà regolare sulle spese del Consiglio: giovedì 16 alle ore 9 nella sede solenne della Sala dei Baroni del Maschio Angioino ci sarà la prima seduta. In quella occasione, dopo aver eletto il presidente del Consiglio cittadino, presumibilmente Raimondo Pasquino, già candidato sindaco col Terzo Polo e i vicepresidenti (uno all’opposizione e uno alla maggioranza) il sindaco dovrà giurare e poi potrà iniziare il lavoro ordinario.
Per giovedì de Magistris avrà già la sua giunta, che sarà annunciata lunedì 13 come promesso. Una giunta la cui composizione è alle fasi finali e si è dimostrata più difficile delle previsioni iniziali: i principali problemi arrivano dalla Federazione delle Sinistre che vorrebbe tenere in parte il controllo delle deleghe del “pacchetto welfare” di competenza della giunta. Il Partito Democratico, come annunciato, si limiterà a guardare dalla finestra, indicando nomi vicini ma non organici a casa Dem: l’obiettivo dell’attuale vertice democrat, anche in previsione di una resa dei conti interna post-elezioni, è quello di tenere in questa fase le “mani libere” e non caricarsi i problemi che governare una città difficile come Napoli comporta. Ma soprattutto il Pd sta lontano dalla squadra di governo per un tacito impegno col nuovo sindaco a non toccare, almeno per ora, gli assetti di alcune delle più strategiche società partecipate del Comune.