“Tremonti tagli subito, nessun rinvio al 2013”

“Tremonti tagli subito, nessun rinvio al 2013”

«Una forma di ristrutturazione del debito della Grecia è ormai inevitabile». Ne è convinto Tito Boeri, economista e ordinario alla Bocconi di Milano, che in un colloquio con Linkiesta spiega: «trovo abbastanza incomprensibili le resistenze della Bce ad una ristrutturazione di Atene. Non sarebbe un’onta se si dovessero ricapitalizzare». Sulla manovra da 45 miliardi di euro, Boeri ammette: «rinviare il grosso della manovra al 2013 e 2014, alla scadenza del Governo, non è un buon segnale per i mercati».

Per salvare Atene sembra che la soluzione franco-tedesca, a cui gli altri Stati Ue si sono adeguati, sia il rollover, cioè il concambio di bond ellenici a scadenza con altri a scadenza più lunga. È l’approccio giusto?
È una prima forma di ristrutturazione ancora “cosiddetta” volontaria. Dubito che si potrà andare molto in là con la volontarietà. Il problema è che si è perso troppo tempo rendendo questa ristrutturazione sempre più onerosa. La Grecia sta all’Europa come le Marche stanno all’Italia. Agendo per tempo, i costi del salvataggio sarebbero stati molto molto più contenuti. Per non parlare di ciò che andava fatto prima: molto grave che Eurostat non si sia reso conto dell’effettivo stato di salute dei conti greci.

Il “credit event” temuto da Trichet si sta avvicinando?
Sì, credo che una forma di ristrutturazione del debito greco a questo punto sia inevitabile. Ora il punto fondamentale è effettuare questa operazione nel modo più ordinato possibile. Sinceramente ho trovato abbastanza incomprensibili le resistenze della Bce a qualsiasi discorso sulla ristrutturazione del debito greco.

Forse perché la Bce necessita di una ricapitalizzazione?
Si renderebbe necessaria dato il peso dei titoli greci nel patrimonio dell istituto e dovrebbe essere sottoscritta dai Governi, ma non minerebbe l’indipendenza dell’istituto soprattutto dopo la nomina di Draghi. 

In un’intervista al Wall Street Journal, il segretario al Tesoro Usa Tim Geithner ha chiesto che l’Europa parli con una sola voce delle soluzioni alla crisi greca. Ha ragione?
È inevitabile che in questo momento l’Europa parli con più voci, essendo il livello di integrazione politica piuttosto basso. Non c’è una voce unica su questi temi perché manca una politica fiscale comune, ma non si può porvi rimedio in poco tempo. Ora quel che conta è la tempestività nelle decisioni. Bisogna agire in tempi più rapidi, è questa la priorità.

Privatizzazioni per 50 miliardi di euro e tagli per 28 miliardi di euro sono sufficienti per cancellare un decennio vissuto dai greci al di sopra delle loro possibilità?
Ovviamente no, perché di fatto le privatizzazioni funzionano soltanto se includono beni che possono essere gestiti meglio dai privati rispetto al pubblico. Non tutti hanno queste caratteristiche. Al contrario, le privatizzazioni possono peggiorare la finanza pubblica se si rinuncia ai ricavi sul lungo termine per ottenere nell’immediato un’anticipazione dei ricavi futuri. Per quanto riguarda i tagli, sono dolorosi ma necessari. E devono essere accompagnati da riforme strutturali. In presenza di tassi di cambio fissi ripristinare la competitività non è per niente facile.

Il rischio contagio per il sistema bancario italiano è reale?
Quello che è successo sui mercati venerdì scorso alle banche italiane è più legato al debito pubblico italiano che alla Grecia. Quando la percezione sul debito nazionale è negativa, le banche italiane ne pagano lo scotto, in quanto detentrici di grandi quantità di titoli di Stato. C’è una crisi del debito pubblico ma gli investitori mi sembra che sin qui abbiano saputo bene operare i distinguo fra i vari Paesi. Oggi c’è preoccupazione sulla capacità del nostro paese di sostenere tassi di crescita adeguati. In assenza di questi sarebbe molto molto difficile ridurre il debito in linea con gli obiettivi che il Governo si è dato in un contesto di tassi crescenti.

Come giudica la nuova manovra di Tremonti? Se non fosse approvata faremo la fine della Grecia?
Per ora la manovra è stata annunciata, ma i contenuti sono ancora da chiarire, soprattutto un punto: se vogliamo che sia credibile, deve essere condotta in porto da questo governo. Invece, il grosso dell’intervento riguarda il 2013 e il 2014. Ciò significa accollare al nuovo esecutivo l’onere politico dei tagli.

Cosa ne pensa della riforma fiscale?
Voglio conoscere tutti i dettagli prima di pronunciarmi. La rimodulazione delle 3 aliquote vuol dire tutto e niente. Ritengo che la grande operazione da fare sia una riforma fiscale che alleggerisca la pressione sul lavoro e la trasferisca sulle rendite finanziarie e da quelle derivanti da patrimoni immobiliari, ripristinando l’Ici al di sopra di certi redditi e mettendo in atto misure che valorizzino i redditi da lavoro. Ad esempio, su Lavoce.info abbiamo proposto di abolire la detrazione per coniuge e altri familiari a carico (ad eccezione dei figli) e introdurre un credito d’imposta per le retribuzioni più basse. Un modo per aumentare l’offerta di lavoro femminile.  

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