NAPOLI – Un Comune assediato dai disoccupati organizzati, dall’emergenza rifiuti e dai debiti: il campanello d’allarme suona continuamente nelle orecchie di Luigi de Magistris. Cronaca di una giornata campale: la mattina inizia col secondo blitz dei disoccupati organizzati del progetto Bros. Il sindaco aveva promesso di assumerli nell’azienda rifiuti, durante la campagna elettorale. Promesse da campagna elettorale, appunto. Ma qualcuno ci ha creduto e da 48 ore i senzalavoro stanno mettendo a ferro e fuoco i Palazzi della politica cittadina. Ieri per accedere al Consiglio comunale convocato sul bilancio occorreva varcare due veri e propri “check point” di poliziotti e vigili urbani. Al sindaco non è piaciuto l’aut-aut dei manifestanti, ex utenti di corsi di formazione per disoccupati di lunga durata, il cosiddetto Progetto Bros per la raccolta differenziata, che ieri avevano occupato la sede consiliare chiedendo un incontro con l’ex pm. «I cittadini non possono chiedere lavoro al Comune come se fosse l’ufficio di collocamento – chiarisce ora de Magistris -. Non abbiamo promesso assunzioni, abbiamo solo detto che, quando partirà la differenziata, se ci sarà necessità, faremo un bando pubblico, aperto a tutti i cittadini perché non ci sono solo i Bros».
Sul fronte contabile, non va meglio: l’assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo, nella sua relazione di accompagnamento alla manovra 2011 che ieri è approdata in Consiglio comunale (per la prima volta con uno streaming audio più una chat per la discussione), ha fatto capire chiaramente che l’unica possibilità per evitare la débâcle finanziaria è dare una scossa al sistema di riscossione di multe, imposte e affitti comunali.
«Una particolare attenzione – scrive l’assessore al Bilancio – deve essere posta sulla gravissima situazione di cassa in cui versa il comune di Napoli. La difficoltà nella riscossione dei crediti (“residui attivi”), il cui totale supera i 3,3 miliardi di euro, è dovuta principalmente a due fattori: le previsioni di entrata degli anni passati formulate in maniera “ottimistica” e non realistica; la grave inefficienza dei meccanismi di riscossione, soprattutto di multe e fitti attivi, dove si registrano percentuali di riscossione particolarmente basse. Di conseguenza i ritardi nei pagamenti delle spese per forniture, opere pubbliche e spese varie hanno ormai toccato i tre anni, raggiungendo cifre difficilmente recuperabili nel breve/medio tempo». Parole di fuoco, pronunciate mentre ai piedi del Palazzo la rabbia dei senzalavoro non accennava a placarsi. Alle due del pomeriggio, il sindaco ha alzato i tacchi ed è andato nel suo ufficio, lasciando la seduta e scatenando l’ira perfino della sua maggioranza.
Motivo? Occuparsi dell’altra, gigantesca, grana: i rifiuti. Ci sono 2.400 tonnellate di spazzatura a terra e Napoli rischia nuovamente il disastro igienico-sanitario. Così de Magistris estrae dal cilindro una nuova misura: spazzatura via mare all’estero. «Si tratta di un’area che consentirà il deposito e l’immediato trasferimento dei rifiuti raccolti presso la nave che li trasporterà in un paese estero» dice il sindaco. Da indiscrezioni raccolte da Linkiesta, emerge che la spazzatura partenopea dovrebbe essere stoccata in un molo del Porto di Napoli e partire alla volta della Scandinavia, dove aziende si sono fatte avanti per smaltire (incenerendola) la monnezza partenopea. Ma l’emergenza rifiuti è anche mantenere la sfida della raccolta differenziata: per questo il Comune ha annunciato che acquisterà, per l’estensione della raccolta differenziata porta a porta a 325mila abitanti, 70 nuovi mezzi e 33mila bidoncini. Valore, 8 milioni di euro.