Eni ed Enel si trovano meglio con Publitalia

Eni ed Enel si trovano meglio con Publitalia

Approfittiamo di un’analisi interessante, pubblicata in modo nascosto sulle pagine del Corriere Economia, inserto del lunedì del Corriere della Sera per farci in pubblico qualche domanda. “La presenza di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi influenza le scelte di investimento pubblicitario di Eni ed Enel?”. Bella domanda quella che si fa Massimo Mucchetti, e che ci siamo fatti spesso anche noi. Rispondere non è facile, perché le voci di spesa sulla pubblicità sono omnicomprensive e complicate da scomporre tra pubbliche relazioni, pubblicità istituzionale e marketing vero e proprio. Imponenti le cifre messe a budget da Eni ed Enel: 250 milioni per il Cane a Sei zampe; 220 milioni per il gruppo guidato da Fulvio Conti. Sull’Italia, spiega l’articolo, spendono rispettivamente 51 e 47 milioni.  “Nel primo quadrimestre 2011, alla vigilia delle nomine felicemente risolte per entrambi i capi azienda (Paolo Scaroni e Fulvio Conti, ndr) l’Eni ha accelerato mettendo sul piatto 25 milioni, la metà per Mediaset e nemmeno 6 per la Rai, mentre l’Enel è stata in media”. Entrambi i gruppi hanno tagliato seriamente la spesa sulla carta stampata, mentre i dati più significativi emergono dalla comparazione col passato. Se si prende il 2007 in cui governava Prodi – prosegue l’articolo –  “l’Eni di Paolo Scaroni ripartisce equamente i flussi tra Rai, Mediaset e la stampa” mentre “l’Enel di Fulvio Conti quest’anno taglia duramente la spesa sulla carta che negli anni scorsi aveva mantenuto stabile, migliora l’impegno verso la Rai e ancora di più quello verso il biscione”. 
E su internet come si posizionano i grandi gruppi a partecipazione statale? Date le cifre che girano, dato quanto costa e quanto rende fare editoria su internet, la spesa per aziende dotate di questi budget, è poca cosa, quasi impercettibile. Bastano – per dirla chiaramente – poche centinaia di migliaia di euro per “comprare” l’informazione in rete. Un dato di cui tenere conto, per non farsi travolgere dalla retorica che crede alla Rete come fosse il luogo della libertà incondizionata e incondizionabile. Il conflitto tra interessi ha già trovato posto in internet, solo che quasi nessuno se ne accorge.