Hacker, nasce la voce libera di Anonymous e LulzSec

Hacker, nasce la voce libera di Anonymous e LulzSec

«Benvenuti a Voice, la casa dei vostri pensieri, della vostra creatività e della vostra immaginazione». E’ questo il messaggio che accoglie il visitatore sulla pagina di pastebin.com dedicata al progetto Voice, l’ultima grande campagna di controinformazione promossa dal movimento #AntiSec. Il progetto, per il cui lancio è stato persino indetto un vero e proprio conto alla rovescia su @LulzSec, pagina twitter ufficiale della LulzSecurity, vuole diventare una sorta di gigantesca enciclopedia multimediale di tutti coloro che si riconoscono nel movimento, a metà tra una Wikipedia controcorrente e un nostalgico album dei ricordi (vai all’infografica sulla storia degli hacker).

«Il nostro obiettivo è quello di diffondere in lungo in largo la parola di #AntiSec – spiegano i promotori dell’iniziativa – attraverso una varietà di supporti, tra cui video, musica e immagini». Ma il progetto Voice punta anche a creare un «canale etico di informazione», libero dalle dinamiche dei media tradizionali, per raccontare la realtà e le attività del movimento anti-Security. Un progetto per il quale #Antisec chiama a raccolta tutti i sostenitori: «Prestate la vostra voce al coro e diventate parte della rivoluzione. Internet conta su di voi».

Al di là dei proclami in stile “V per Vendetta” che da sempre contraddistinguono gli hacktivist da Anonymous in poi, la vera novità sta nel fatto che per la prima volta le diverse anime dell’hactivismo (l’attivismo legato alla cultura hacker) hanno scelto di raccontarsi sulla pubblica piazza, e in prima persona. Da un lato, questo significa liberarsi dall’alone di anonimato che ha sempre li ha contraddistinti. Dall’altro, però, significa anche smarcarsi una volta di più dalla visione del movimento #Antisec trasmessa dai media ufficiali.

L’idea di fondo, insomma, è che se ci si racconta per filo e per segno sul web si offre all’opinione pubblica un punto di vista alternativo a quello, molto poco lusinghiero, propinato da tv e giornali di mezzo mondo. Insomma, stavolta quelli del movimento hanno scelto di fare le cose in grande non solo per quanto riguarda target e attacchi, ma anche sul fronte della comunicazione. Già, perché finora quello che è mancato agli Antisec è stato, per così dire, un “ufficio stampa”. Qualcuno che, oltre a diffondere le notizie delle imprese, che già da sole rimbalzavano da un media all’altro, spiegasse anche le motivazioni alle spalle delle stesse. In parole povere, gli hacker vogliono scollarsi di dosso una volta per tutte l’etichetta di “cybercriminali”, e scelgono di farlo raccontandosi in prima persona.

Per questo Voice vuole essere la voce di tutti: Anonimi, Antisec, cyberattivisti di ieri e di oggi. Tutti chiamati a raccontare la propria esperienza, i propri inizi, i propri “ideali” e i propri obiettivi, e magari anche a proselitare nuovi adepti alla causa, in un crogiuolo on-line di video, testi, commenti, informazioni e scambi in puro stile copyleft. Qui è già possibile leggere e commentare i contributi dei primi “pionieri”. Se la grande enciclopedia universale degli Antisec avrà successo si vedrà nei prossimi giorni, quando poco per volta entrerà a regime. In rete, l’alone di attesa e di appeal è sicuramente notevole, e va anche al di là di quella stretta cerchia di addetti ai lavori della protesta telematica che solitamente rappresenta la tifoseria web del movimento Anti Security.

Nel frattempo, resta comunque un segnale importante: l’hactivismo vuole togliersi la maschera. Metaforicamente parlando, si intende, visto che quella con i baffetti e il sorriso sarcastico di Guy Fawkes continua a restare saldamente al suo posto. In barba alle sue origini “clandestine” e anti-istituzionali per eccellenza, ora l’hacktivism internazionale vuole conquistarsi il suo posto alla luce del sole e, perché no?, farsi un po’ istituzione lui stesso.

Per approfondire:

Vai all’infografica «Hacker story 1–1960-1999»

Vai al nostro dossier sugli hacker

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