Il destino della rivoluzione tunisina è nella mani dei turisti

Il destino della rivoluzione tunisina è nella mani dei turisti

Sei mesi dopo il suicidio di Mohamed Bouazizi, il giovane tunisino che si era dato fuoco il 17 dicembre a Sidi Bouzib, cittadina al centro della Tunisia, nel Paese nordafricano la situazione rimane difficile. Soprattuto dal punto di vista economico. Oggi l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato a negativo da stabile il suo giudizio sui conti pubblici di Tunisi, confermando a “ BBB-/A-3” la valutazione sulle riserve monetarie estere e “ BBB-/A-3” su quelle in valuta locale detenute dalla Banca centrale.

Le motivazioni sono prettamente politiche. Nella nota diffusa dall’agenzia newyorkese, si legge che : «dopo sei mesi dalla caduta di Ben Ali, la nostra capacità di definire una chiara previsione economica è offuscata da elementi di incertezza, in parte perché il governo provvisorio non ha il mandato di articolare o implementare politiche economiche di medio termine». Anche se, in realtà, è stato annunciato un pacchetto di stimoli da 1,5 miliardi di dollari.

In pratica, si aspettano le prossime elezioni dell’assemblea costituzionale, previste per fine ottobre, sulle quali gravano tuttora molte incertezze. Per S&P, il Pil tunisino (nel 2010 pari a 27 miliardi di euro circa, dati World Bank) crescerà dell’1% nel 2012 e del 5% nel 2014, mentre il Paese a fine 2011 si ritroverà ad affrontare un deficit del 6% sul Pil, per via dei mancati guadagni di una stagione turistica piuttosto difficile: dovranno passare due anni, secondo i calcoli dell’agenzia di rating, perché il flusso dei vacanzieri ritorni ai livelli del 2010, prima dell’onda araba. Sembra, dunque, che il destino di Tunisi sia nelle mani dei fanatici della tintarella. Proprio nel 2010, dopo il difficile 2009, il Pil è cresciuto del 3,8%, il deficit diminuito all’1,3% del Pil e il debito al 40 per cento. Tanto per fare un paragone, il debito italiano rispetto al Pil è esattamente il triplo.

L’outlook è negativo: significa che la possibilità di un nuovo declassamento è del 33% nei prossimi 24 mesi. Il settore bancario domestico rimane debole, soprattutto nel pubblico: gli istituti sono sottocapitalizzati, con scarse riserve e bilanci gravati da sofferenze sui prestiti. Per questo, secondo S&P, si profilerebbe la necessità di ricapitalizzazioni pari al 5% del Pil. Il calo del turismo inoltre, potrebbe aggravare la qualità degli asset detenuti dalle banche, mentre una sua ripresa darebbe una spinta a nuovi investimenti e posti di lavoro. Tuttavia, la difficoltà di accedere al mercato interbancario per gli istituti domestici potrebbe costringere il nuovo esecutivo a pesanti tagli della spesa pubblica. Il tasso di disoccupazione del Paese rimane elevato (13,3% nel 2009) e nei giovani tra i 20 e i 24 anni raggiunge un drammatico 30 per cento. 

C’è, infine, un altro elemento-chiave nella ripresa di Tunisi, e dipende dal modo in cui saranno utilizzate le ricchezze confiscate a Ben Ali durante la rivoluzione dei Gelsomini. Un problema che si porrà anche il Cnt, il consiglio di transizione libico, quando verrà completato lo scongelamento di tutte le partecipazioni della Gheddafi Spa.