Un’evoluzione della truffa piramidale. La ruota della solidarietà o dell’abbondanza è la sua versione più recente, ammantata di un po’ di do ut des. Aiuta chi è entrato, fai entrare a tua volta nuove persone e avrai un ritorno economico importante, fino a otto volte quanto hai “investito”. Così è descritta in due articoli usciti oggi su La Stampa: Il primo, a firma Sandra Riccio, racconta vari episodi e il funzionamento di una versione moderna dello schema di Ponzi, o truffa a piramide. «Un messaggio di reciproco aiuto nel momento del bisogno, “un dono” da dare che torna indietro moltiplicato per otto». Nell’articolo si legge anche dei nuovi nomi appiccicati a una truffa antica e vista mille volte, quella dove si chiede una quota per partecipare, con la promessa di un ritorno altissimo.
Non è la prima volta che si parla della ruota “dell’abbondanza”. In un articolo de La Nuova Sardegna, datato 6 aprile, si racconta della diffusione della ruota nell’isola. «Dopo essere entrati nella catena pagando 500 euro, basta trovare altre otto persone che paghino 500 euro ciascuna per incassarne 4000. Questi, naturalmente, dovranno trovarne altre otto che paghino 500 euro e ciascuna potrà incassare il gruzzoletto. Tutto semplice se la moltiplicazione dei partecipanti, che crescono in progressione geometrica, non avesse ridotto il numero dei potenziali concorrenti al gioco, che da otto passano subito a 64 e via crescendo».
La cosa particolare è che, a due settimane di distanza, viene pubblicato un nuovo articolo, “Macomer, gli organizzatori difendono la «Ruota” . Qui si legge che «Chi la ritiene una cosa valida spiega che non si tratta di un’iniziativa nuova, ma è nata da tanto tempo ed è stata sperimentata da molte persone che hanno deciso di mettersi insieme, di unirsi e sostenersi con l’unico scopo di realizzare i progetti di tutti i partecipanti. «La ruota – spiegano in una lettera – si basa sui principi antichi di fiducia, riservatezza e mutuo aiuto e del gioire della realizzazione di un sogno e soprattutto di qualche progetto importante». L’articolo si conclude così: «C’è chi si ha pagato la macchina, chi ha estinto un debito e chi ha realizzato un progetto al quale aveva rinunciato per mancanza di soldi. “I pastori sardi hanno regalato ai terremotati d’Abruzzo ciò che avevano – spiegano i sostenitori della ruota -, donare non è una fregatura e alla base del sistema è lo spirito del dono che lo fa funzionare». Insomma una difesa a oltranza di uno schema che ha attratto più di una curiosità.
Dubbi erano sorti anche ai lettori del Corriere, nel forum Salvaprezzi di Anna Bartolini. Come Papiot, che scrive: «Buonasera, ho partecipato, invitata “al buio”, quindi non sapendo a cosa avrei partecipato, ad una riunione della Ruota della solidarietà, o dell’abbondanza, che dir si voglia. é una truffa!!! é niente meno che il vecchio schema piramidale», l’argomento ha attratto anche Giovanna e altri utenti.
Tornando alla Stampa, in prima pagina inizia l’articolo di Gianluca Paolucci che racconta della vicenda di Sara (nome di fantasia), e inizia così: «La prima regola della Ruota dell’abbondanza è che non si parla della Ruota dell’abbondanza. Come il Fight club del fortunato romanzo di Chuck Palahniuk anche l’ultima versione della classica truffa piramidale, rivista e aggiornato dopo la grande crisi e spennellata con un po’ di new age, prevede riservatezza assoluta». Sara è una precaria che vuole cambiare la macchina e per questo si rivolge a questo “sistema” di finanziamento, che non prevede altro che il coinvolgimento economico di altre persone, pena la permanenza nella ruota, che si protrae fino a che non si è estesa la catena ad altri. A fondo pagina sempre su La Stampa, l’avvocato del Codacons Alberto Adamo, intervistato da Luigi Grassia, sottolinea come «le truffe come la ruota dell’abbondanza o della solidarietà sono difficili da punire in tribunale». Il riferimento è alla legge 173 del 2005 sulla «disciplina della vendita diretta a domicilio e tutela del consumatore dalle forme di vendita piramidali».
Sul web esistono anche blog che danno consigli su come iniziare le varie catene. Moneyfab scrive: «E’ un modello applicato moltissime volte: se si riesce ad essere tra i primi a conoscere una iniziativa, e si ha un gruppo di persone disposte a seguirti, allora la catena può davvero funzionare». Il blogger scrive però anche che «le persone che ti seguiranno nel progetto probabilmente perderanno soldi», e «si stanno facendo soldi sfruttando la semplicità e la vulnerabilità di altre persone». Uno scrupolo finale: «Pertanto, qualsiasi cosa coinvolga una lista nomi e del denaro, dovrebbe essere probabilmente evitata; certo, si puo’ sempre considerarla come una scommessa, o una cosa divertente… ma occorre sempre ricordarsi che si sta facilitando la diffusione di qualcosa che potrebbe portare molte persone a perdere del denaro».