«Serve in questo momento nel nostro paese, nella società e nelle istituzioni un impegno di coesione nazionale, di cui c’è indispensabile bisogno, per affrontare e superare le difficili prove che già sono all’ordine del giorno». Con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha commentato l’attuale fase che sta vivendo l’Italia. Stretta dalla morsa ribassista dei mercati finanziari, Roma sta cercando di trovare la via per uscire dal tunnel della crisi europea dei debiti sovrani. E lo fa anche attraverso la partecipazione al meeting europeo straordinario convocato d’urgenza per oggi a Bruxelles. Duro il commento del cancelliere tedesco Angela Merkel: «L’Italia deve dare un segnale forte per il piano d’austerity». Nel frattempo, tuttavia, continua ad aumentare la tensione sui titoli di Stato, il cui differenziale coi Bund tedeschi è al massimo storico.
Doveva essere una giornata difficile per Piazza affari e le promesse sono state mantenute. L’apertura dell’indice Ftse/Mib è stata subito in rosso. A trainare le perdite sono stati i titoli bancari, poi parzialmente ripresi per infine subire ulteriori ribassi che stanno spingendo Milano sotto del 4,34 per cento. La tensione maggiore si sta però verificando su due altri mercati, quello obbligazionario e quello dei Credit default swap, i derivati che fungono da assicurazione contro l’insolvenza di un emittente. Lo spread fra i Btp decennali italiani e i corrispettivi tedeschi, benchmark di stabilità, si è innalzato a quota 303 punti base. Vale a dire che il rendimento dei titoli di Stato emessi dal Tesoro ora si attesta al 5,56%, il massimo punto mai toccato dall’introduzione della moneta unica. Sul versante dei derivati di credito, la mattinata non è andata meglio per l’Italia. Secondo i dati forniti da Markit, il Cds sul debito italiano ha raggiunto i 300 punti base, con un incremento giornaliero di 51 punti. Ciò significa che per assicurarsi contro l’insolvenza di un Btp quinquennale del valore di 10 milioni di dollari un investitore deve spendere 300mila dollari l’anno. Il pericolo per l’Italia deriva dal volume di Cds attualmente attivi, 286 miliardi di dollari di valore nazionale lordo e 24 miliardi di nozionale netto, per 7.985 contratti.
Sul fronte europeo, nonostante le iniziali smentite, a Bruxelles ha tenuto banco la situazione italiana. Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha riunito d’urgenza i vertici delle istituzioni comunitarie per fare il punto sulla condizione del bailout greco e l’effetto domino che sta colpendo Italia e Spagna. Il ministro delle Finanze austriaco, Maria Fekter, ha infatti spiegato che «in Europa c’è molta preoccupazione per gli sviluppi delle crisi in Italia». Dello stesso avviso è Steffen Seibert, portavoce della Merkel. La Germania si è detta sicura che Roma approverà il piano di austerity senza particolari problemi e che non ha bisogno del sostegno finanziario dell’Unione europea. A suggello di ciò, la Merkel ha spiegato di aver sentito ieri sera al telefono il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Entrando nelle specifico delle ultime vicende di Borsa riguardanti l’Italia e le sue società quotate, Seibert ha spiegato che «è del tutto fuori luogo questa ondata di speculazione». Inoltre fonti interne alla Banca centrale europea spiegano a Linkiesta che «informalmente si è discusso anche di misure per contenere il contagio che già è in corso in direzione di Roma e si sono chiesti ragguagli in merito alle ultime vicende dei vertici politici». In altre parole, si è parlato del rapporto fra Marco Milanese e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ma non solo.
L’aumento dei timori sull’Italia deriva dal possibile stallo dell’approvazione del piano di consolidamento fiscale atteso per i prossimi quattro anni. Il pacchetto da 47 miliardi di euro, ritenuto convincente dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet, dovrà essere probabilmente essere aumentato per calmare la furia dei mercati. Sono sempre di più gli aggiustamenti di portafoglio che i grandi fondi hedge stanno mettendo in atto nelle ultime settimane. C’è chi la chiama speculazione, ma probabilmente è solo oculatezza.