Dopo la grande paura degli ultimi giorni, anche oggi Piazza affari ha rifiatato. I listini azionari italiani hanno chiuso in territorio positivo e i titoli di Stato hanno subito in maniera meno rilevante la pressione dei mercati internazionali. Eppure, si parla ancora di speculazione. Linkiesta ne ha discusso con Alessandro Lasagna, responsabile del Business Development e Investor Relations a livello globale di Algebris Investiments, boutique di asset management specializzata in investimenti alternativi. In altre parole, secondo l’idea comune, uno dei protagonisti negativi di queste ultime sedute in Borsa.
Allora, dopo un lunedì in forte rosso per i titoli italiani e per Piazza Affari, tutti hanno attaccato gli hedge fund. Ora quindi sul banco degli imputati ci siete voi. Come vi sentite? Colpevoli o innocenti?
Alla base di quello che è successo nell’ultima settimana c’è la mancanza di dettagli immediati del piano franco-tedesco per il sostegno della Grecia. C’è troppa incertezza in merito a quello che sarà, al rollover del debito ellenico, che dovrebbe essere procrastinato a settembre. In virtù del crescente rischio, un investitore scarica asset liquidi e considerato che i bond dei Paesi periferici li hanno già scaricati, si riducono le esposizioni sugli altri, come l’Italia. Se sei un grande hedge americano o un investitore tradizionale e vedi che cresce l’incertezza al di là dell’Atlantico, chiudi le posizioni e attendi che in Europa si plachino le acque.
Ma chi ci sta guadagnando?
In questa fase è difficile guadagnare. Il Macro trade quest’anno è stato rimanere corti crisi sovrana europea e lunghi commodities e titoli tecnologici. Negli ultimi giorni questo trade si è accentuato vista l’incertezza. Le banche italiane hanno sofferto in virtù della loro esposizione al debito pubblico italiano.
E chi parla di speculazione, lo fa a torto?
Parlare di speculatori è facile, troppo. Visto che non c’è chiarezza, è meglio ridurre il rischio. Tuttavia, noi come Algebris, che abbiamo sia posizioni lunghe che corte, in questo momento stiamo comprando i finanziari. Vediamo dei prezzi che sono totalmente a sconto come un’opportunità unica di investimento. Chiariamo una cosa: è pericolosissimo essere short in questo momento, perché se nei prossimi giorni arrivano certezze su Grecia e Italia, tutto ti si rivolta contro.
Quindi alla base c’è un problema di decisioni politiche.
Fino a pochi mesi fa non c’era risoluzione su Atene, oggi sì ma ora c’è paura che si possa procrastinare. La vera cosa negativa in questa crisi europea è che la politica a livello europeo non riesce a dare certezze. E se un investitore non ha certezza, esce dal mercato e chiude le posizioni. Poi, una volta che le acque si calmano, rientra.
Il debito pubblico italiano è prossimo ai 1.900 miliardi di euro ed è il terzo più grande del mondo. Eppure, la sua crescita è stata piuttosto lineare, al contrario di altri Paesi periferici. Per fine anno saremo al 120% del Pil, mentre due anni fa si era a quota 116 per cento. Cosa è cambiato nella percezione degli investitori? È solo colpa delle malattie che da decenni affliggono l’Italia, cioè crescita anemica, assenza di riforme e incertezza politica?
È innegabile che la giornata di venerdì scorso sia stata influenzata dalle voci delle dimissioni di Tremonti. Addirittura, i maligni hanno detto che l’incremento dello spread fra Btp e Bund è il valore attuale di Tremonti. Ma si tratta solo di punti di vista. Inoltre, non dimentichiamoci che oggi Banca d’Italia è senza governatore, altro elemento destabilizzante. Noi italiani siamo stati molto bravi a gestire il debito ma ci vorrebbe una crescita maggiore. Siamo stati inoltre efficaci a renderlo appetibile agli stessi italiani, che nella maggior parte dei casi tiene a scadenza i titoli di Stato. Poi è chiaro che se lo spread è elevato, cioè l’azienda-Italia si finanzia al 3,5% in più rispetto alla Germania, l’impatto sulla crescita anche a livello economico è significativo.
Sul mercato dei Cds l’Italia è la più esposta al mondo, con un valore nozionale lordo di 284 miliardi di dollari e un netto di 24 miliardi. Nell’ultima settimana sono stati sottoscritti circa 440 nuovi contratti. Cosa significa? Come si possono leggere questi valori? Ma soprattutto è vero, come dice Tremonti, che i Cds sono tornati ai livelli pre-crisi e che sono uno strumento del demonio?
Il Cds non è altro che un modo di assicurare il sottostante – in questo caso il debito pubblico italiano. i Cds sono negoziati over-the-counter, cioè fuori dai mercati regolamentati: non c’è un meccanismo di clearing, che assicura che un emittente è solvibile. Se fossero tutti fatti passare in una clearing house, sarebbe molto meglio. Non si ha un conteggio puntuale, non si sa chi ha scritto i contratti e chi li ha, non si sa quali sono le interdipendenze in caso di evento creditizio avverso. Sulla loro utilità marginale, non ci sono dubbi. Se ho un elevato stock di debito e voglio ridurre il rischio del portafoglio ci sono due possibilità: o vendo, o mi compro un Cds. Con questo strumento si ripartisce il proprio rischio su più parti, fattore che aiuta alla gestione e alla stabilità dei prezzi.
La Consob ha deciso di regolamentare l’informativa sulle vendite allo scoperto nel tentativo di frenare la speculazione a Piazza Affari. Eppure, dopo le vendite sui titoli italiani di lunedì e martedì mattina, è emerso che lo short selling ha influito ben poco. Più che speculazione, è stata paura o semplice oculatezza di chi era troppo esposto sull’Italia?
Vendere allo scoperto adesso significa che si sta scommettendo su un altro disastro stile Armageddon, dopo il crack di Lehman Brothers. Noi non ce la sentiamo di scommettere su un errore cosi macroscopico…
Domani c’è un’asta di Btp, considerato un test molto importante per tastare il sentiment degli operatori finanziari. Nell’ultima asta di Bot è dovuta intervenire la Banca centrale europea a sostenere il collocamento e gli esiti sono stati positivi. Le indiscrezioni che arrivano da Francoforte vedono un nuovo intervento dell’Eurotower a sostegno dell’Italia nell’asta di domani. Come si può interpretare questa mossa?
La Bce è stata molto efficace durante la crisi di Lehman Brothers perché ha fornito liquidità nel momento giusto e con la modalità più adatta. Per l’Italia non c’è un problema di solvibilità, ma di liquidità. La Bce sta aiutando a placare i mercati e nel farlo sta agendo correttamente. Se interviene sulle aste italiane dà un segnale forte contro l’incertezza: indicando «noi ci siamo, non vi preoccupate». Certamente è la cosa giusta da fare, ma tali azioni devono essere fatte in modo coordinato.
Abbiamo capito che la crisi europea dei debiti sovrani non è passeggera, ma strutturale. La prima a capitolare è stata la Grecia, poi l’Irlanda, infine il Portogallo. Azzardiamo una previsione in base alle carte che abbiamo davanti: nel 2015 come saranno l’Unione europea e l’Eurosistema?
La crisi strutturale dell’Europa è dovuta a una gestione politica simile a quella di “un condominio”. Fra Germania e Francia è in corso la battaglia politica per la leadership futura, elemento che rallenta i vari processi decisionali. Sarà interessante vedere chi la spunterà. Inoltre, sotto il profilo della politica monetaria, non c’è unità politica nelle scelte e non c’è unità fiscale. Questa crisi potrebbe essere l’occasione per perdere un po’ di sovranità fiscale per un progetto comune.
Infine, com’è secondo lei la giornata tipo di un gestore di un hedge fund in queste settimane, con tutte le variabili in atto?
Quando ci sono queste giornate è davvero molto stressante. Devi rivedere tutte le tue posizioni, ma è molto facile gettare la spugna. Devi essere molto disciplinato, riverificare tutte le condizioni e continuare a razionalizzare.