Napolitano boccia i ministeri al Nord e la Lega… gongola

Napolitano boccia i ministeri al Nord e la Lega... gongola

Il leader della Lega Umberto Bossi non lo ammetterà mai, ma con il Quirinale forse ha un debito. Condannando pubblicamente l’apertura delle sedi ministeriali a Monza, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano potrebbe perfino aver aiutato – è l’interpretazione di diversi leghisti, e di qualche osservatore . la malferma credibilità del Carroccio. Il Senatùr lo sa bene: al decentramento governativo non ci aveva creduto nessuno. Altro che attentato all’unità del Paese: la goffa inaugurazione dei due piccoli uffici nella Villa Reale era riuscita al massimo a suscitare il sarcasmo, al più il fastidio, dei cittadini. Che si chiedevano quanto costasse il marketing leghista, e avevano il dubbio che non servisse a nulla. 

E invece la provocazione dei ministeri è diventata un affare di Stato. Il Colle, ha infatti preso molto sul serio «la pagliacciata leghista» – per usare uno dei termini più abusati negli ultimi giorni – a minaccia della Costituzione. Le immagini delle stanze vuote – 150 mq secondo le stime più generose – con le foto di Umberto Bossi appese alle pareti e la statua di Alberto da Giussano? Il Presidente della Repubblica ha dato all’evento un’interpretazione molto rigorosa: una minaccia all’integrità della Repubblica stessa. Una minaccia che «confliggerebbe con l’articolo 114 che dichiara Roma Capitale della Repubblica – scrive Napolitano – nonché con quanto dispongono le leggi ordinarie attuative». Alla faccia dei tanti organi di stampa (e dei politici) che avevano considerato la trasferta brianzola una sorta di sagra di paese.

Nella Lega qualcuno non nasconde la soddisfazione. «Fino a ieri tutta questa vicenda poteva sembrare una boutade – racconta al telefono il parlamentare piemontese Davide Cavallotto – Ma con il doveroso interessamento di Napolitano finalmente si capisce che il trasferimento delle sedi ministeriali a Monza è un cambiamento epocale. L’intervento del Capo dello Stato serve anche a delegittimare le considerazioni del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che continua a parlare di “pagliacciate”. Pensasse piuttosto ai problemi della sua città, che non riesce a risolvere nonostante tutti i soldi che gli diamo».

Dopo le parole che arrivano dal Colle, Bossi ne approfitta per alzare la voce: «Il Presidente non si preoccupi – le sue parole all’uscita del Consiglio dei ministri – I ministeri ormai li abbiamo fatti e li lasciamo lì. Siamo convinti che il decentramento non è solo una possibilità ma anche una opportunità per il Paese». Nel pomeriggio il Senatùr corregge il tiro: «Il rapporto con il presidente non si romperà. Teniamo conto dei suoi rilievi, ma vogliamo spostare i ministeri. Come fanno negli altri paesi europei».

E il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi? Continua a interpretare il ruolo di comparsa. Sui ministeri di Monza il Cavaliere preferisce non esporsi troppo. I sondaggi non glielo permettono. Il premier non può aprire un nuovo terreno di scontro con l’alleato leghista. Ma non può neppure ignorare il monito del Quirinale. Qualche esponente di Governo racconta che in apertura del Consiglio dei ministri Berlusconi ha chiesto a tutti i presenti di «tenere in debito conto le osservazioni formulate dal Presidente della Repubblica». Nulla di più, anche se il comunicato di Palazzo Chigi parla di un «pressante invito» del premier a rispettare i rilievi di Napolitano. Sarà. Ma «sulla lettera del Capo dello Stato non c’è stato neanche un dibattito», conferma lo stesso Umberto Bossi.

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