«Ciao Nato. Ebbene sì, abbiamo un bel po’ dei tuoi golosissimi dati. Ti chiedi da dove li abbiamo presi? Niente da fare, oggi tocca a te. Tu la chiami guerra, e noi ridiamo delle tue corazzate». È più o meno questo il senso del messaggio postato sul social network Twitter con il quale la rete degli Anonimi ha rivendicato poco fa uno stupefacente attacco messo a segno ai danni dell’Alleanza Atlantica. Un’azione che, a quanto sembra, sarebbe stata condotta con la collaborazione degli hacker della LulzSecurity, un’altra celebre comunità di cyberattivisti della rete già nota alle forze dell’ordine di molti paesi per un lungo curriculum di attacchi on-line a siti governativi, multinazionali e banche. Se confermata, questa si classificherebbe senza ombra di dubbio come l’operazione più eclatante dallo scatenarsi della crociata Anonymous, dopo l’arresto di Julian Assange.
«Siamo seduti suppergiù su un gigabyte di dati sensibili della Nato» gongolano quelli di Anonymous, twittando e ritwittando in tono canzonatorio i loro messaggi da 140 caratteri. Ma stavolta, assicurano, non ci saranno pubblicazioni di dati in massa: «La maggior parte di quello che abbiamo preso non possiamo pubblicarli – scrivono – altrimenti saremmo degli irresponsabili. Ma, oh Nato!». Parole che fanno intendere come i segreti su cui gli hacker hanno messo le mani stavolta siano ben più sensibili delle solite password di e-mail e account privati che finora avevano costituito il bottino principale delle loro razzie telematiche.
Uno dei documenti che Anonymous dice di aver sottratto dai server Nato
Ma perché impossessarsi di documenti così preziosi per poi non farne uso? Tutto fa pensare che si tratti di una pesante rappresaglia dopo gli arresti compiuti negli ultimi giorni negli Usa, Gran Bretagna e Paesi Bassi da parte di Fbi, Scotland Yard e forze di polizia olandesi. Quattordici persone sono infatti finite in manette negli Stati Uniti con l’accusa di essere responsabili dell’attacco al sito web di PayPal, preso di mira dai membri di Anonymous in rappresaglia alla sospensione i conti di Wikileaks. Gli agenti dell’Fbi hanno inoltre eseguito Oltreoceano più di 35 perquisizioni nel corso di una più ampia in un’indagine su attacchi informatici coordinati contro grandi società a stelle e strisce e multinazionali. Un arresto è stato effettuato anche nel Regno Unito, mentre altri quattro presunti hackers sono finiti in manette in Olanda.
Anche la missiva postata su Pastebin.com, e indirizzata personalmente a Steven Chabinsky, assistente del vice direttore della Cyber Division dell’Fbi, lascia pochi dubbi circa la diretta connessione dell’attacco alla Nato con gli arresti del Federal Bureau: «Parliamoci chiaro, Mr. Chabinsky – è l’esordio tutt’altro che conciliante del documento – se voi ritenete inaccettabile il fatto che noi penetriamo all’interno dei siti web, ci lasci dire cosa NOI riteniamo accettabile».
Il messaggio di Anonymous diretto a Steven Chabinsky, assistente del vice direttore della Cyber Division dell’Fbi
E giù con una sfilza di accuse al vetriolo contro i governi del mondo, “colpevoli” di mentire sistematicamente alla gente, «smantellando la nostra libertà pezzo dopo pezzo». Contro le multinazionali, altrettanto “colpevoli” di aiutare i governi nelle loro cospirazioni, arricchendosi al tempo stesso. Contro le lobby, “imputate” di difendere il proprio status quo all’unico scopo di fare profitto. «Questi governi e queste società sono i nostri nemici, e li combatteremo con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Compreso quello di eludere la sicurezza dei siti web». Tra i primi a riprendere questo “j’accuse”, il blog americano TheBlaze.com, che pubblica anche il frontespizio di uno dei documenti sottratti alla Nato dagli hacker. E i più buontemponi rilanciano, sempre su Twitter: «Gli arresti non ci fermeranno. Ci fermeremo solo quando comincerete a girare con le scarpe in testa».
Ancora una volta dunque gli hacker hanno risposto colpo su colpo, alzando sempre di più la posta. Ma questa volta, a quanto sembra, il “Tango Down”, l’obiettivo sensibile, o, se preferite, la vittima sacrificale, è stata una di quelle che quando cadono fanno parecchio rumore.