NAPOLI – Espiazione. E non è il romanzo di Ian McEwan: è il Partito democratico a Napoli, dopo lo scassatutto Luigi de Magistris e la “rivoluzione arancione” che si è abbattuta sul Comune di Napoli. Insomma, il Pd partenopeo, razionalizzata la sconfitta, incassato il magro bottino di quattro consiglieri comunali (che non vanno nemmeno d’accordo fra loro) e l’azzeramento pressoché totale di colletti bianchi e manager in quota Dem – tranne Nicola Oddati al Forum delle Culture – ora ha un atteggiamento di distanza col nuovo sindaco.
Insomma, né a favore né contro. Però si prepara l’autunno: a Linkiesta parla un conoscitore dei fatti di casa Democrat: «Per ora non possiamo esprimerci: abbiamo governato quindici anni e gli errori, tanti, troppi, li abbiamo fatti noi. Poi però da settembre, specialmente se continua l’emergenza rifiuti, non potremo stare più zitti».
La cosa che fa imbestialire il Partito Democratico, soprattutto quello che fa l’opposizione alla Regione Campania, è la celeste corrispondenza d’amorosi sensi tra il primo cittadino e il governatore berlusconiano Stefano Caldoro. «Con i rifiuti era politicamente in enorme difficoltà, de Magistris è stato capace di ringalluzzirlo» è la frase polemica che circola in casa Piddì, dove anche i riformisti dell’area di Umberto Ranieri hanno interrotto in fretta e furia la luna di miele con “Giggino”.
In effetti l’ex pm, uomo solo al comando, cerca con forza una leadership che gli consenta di non impantanarsi nelle paludi partenopee, intrise di emergenze rifiuti e bilanci con debiti milionari. Dunque: sulla monnezza de Magistris fa da solo. Combatte contro l’inceneritore e il non-decreto del governo, vede (domani) il premier Silvio Berlusconi, fa il piano per differenziata. E Caldoro, in forte difficoltà negli ultimi mesi, si frega le mani. Pure sui tagli agli enti locali, «niente paura» come canta Ligabue: de Magistris vuole farsi riconoscere organo intermedio direttamente attuatore dei fondi.
Ieri il sindaco si è incontrato con Caldoro, a Palazzo Santa Lucia, sede della giunta regionale e se n’è uscito con una frase dal tono vendoliano: «Il tappo è dato dal fatto che la Regione ha a disposizione molti fondi che però rischiano di essere soldi metafisici e non concreti». Il ghe pensi mì declinato alla napoletana non piace nemmeno a Federazione delle Sinistre e a una parte di Italia dei Valori, quella di provata fede dipietrista. A testimonianza di ciò, l’accordo siglato tra Idv e il Pd per le mini-giunte dei 10 parlamentini di quartiere partenopei. E de Magistris si è praticamente disinteressato dell’accordo, concentrato su rifiuti, bilancio e sull prossimo arrivo in città dell’altro sindaco “arancione”, quello di Milano, Giuliano Pisapia.