Come nel 1992, quando la Lira entrò nel mirino dei ribassisti. L’Italia sta affrontando di nuovo lo spettro dell’assedio dei mercati finanziari. I titoli di Stato continuano a correggere al rialzo lo spread coi Bund tedeschi, ormai prossimo ai 300 punti base. Piazza affari è arrivata a sfiorare un rosso del 5% e le principali banche italiane stanno soccombendo dietro le ondate di vendite provenienti dall’estero. Non è complicato capire chi ha le carte in regola per ribassare in modo così sensibile i titoli italiani. Come riportano Financial Times e Wall Street Journal, i grandi fondi hedge si stanno riposizionando sull’Italia. Tre in particolare, secondo le indiscrezioni che giungono dalla City, stanno operando: Paulson, Brevan Howard e Citadel.
La pressione degli hedge, ma non solo loro, sta rendendo più incerta la percezione della solvibilità italiana. Sul mercato dei Credit default swap, i derivati che immunizzano dal fallimento, l’Italia adesso è meno solida di nazioni come Colombia, Croazia, Indonesia, Kazakhstan, Messico, Panama, Romania e Turchia. Lo riporta Bloomberg, che tramite la propria piattaforma ha calcolato il rischio implicito dietro al debito italiano, oltre 1.890 miliardi di euro.
A peggiorare la situazione ci sta pensando il completo silenzio del Governo italiano. L’assordante mutismo del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del ministro dell’Economia Giulio Tremonti potrebbe quindi avere un risvolto negativo, aumentando l’incertezza sul futuro del Paese. A Linkiesta un trader di NewHedge, dietro anonimato, spiega che «i volumi delle vendite e il tipo di ordini, girati prevalentemente su dark pool (piattaforme alternative di negoziazione, ndr), lasciano intendere che c’è una sorta di coordinamento». Ciò significa che diversi fondi si sono messi d’accordo? «No – spiega il trader – Semplicemente stanno facendo quello che deve essere fatto in questi momenti, ovvero proteggersi». Ecco quindi perché sia il valore dei Cds sta aumentando sempre più, di pari basso con l’andamento del rendimento dei titoli di Stato. Ma la questione è una sola: come mai questi hedge fund stanno scommettendo al ribasso sull’Italia?
Secondo l’analisi di Alessandro Capuano, head di IG Markets Italia, il nostro Paese «in queste ore è vittima di speculazione sui mercati finanziari per una serie di diversi motivi: possiede il terzo debito pubblico più elevato al mondo, il Governo sta approntando la manovra finanziaria a fronte della quale i mercati preferirebbero la rapidità del voto di fiducia al classico iter parlamentare, la recente sentenza sul Lodo Mondadori fa apparire la leadership di Berlusconi ulteriormente indebolita». La conseguenza è che, chi può, preferisce veleggiare su acque più tranquille di quelle italiane. Sono sempre di più i soggetti esteri che, secondo Capuano, stanno compiendo azioni di copertura sull’Italia. «La speculazione sta causando un allargamento dello spread Btp/Bund attraverso l’acquisto di Cds e la contestuale attività di short dei titoli bancari maggiormente esposti rispetto al debito italiano», spiega l’analista. Tuttavia, non è facile comprendere chi sono i fondi a posizionarsi ribassisti su Roma. Le voci che girano nelle sale operative vedono l’azione di almeno tre hedge: Paulson, Brevan Howard e Citadel. Per tutti, in caso di vendita allo scoperto di titoli italiani, dovrebbe essere già stata attivata la nuova procedura varata ieri dalla Consob, l’authority di vigilanza sulla Borsa.
In tanti invocano il 1992, quando l’hedge fund di George Soros contribuì al ribasso della Lira. Lo scenario politico era dominato dall’incertezza derivante dallo scoppio di Tangentopoli e per dare un segnale forte al Governo di allora, ci fu la girandola ribassista. L’esecutivo di Giuliano Amato dovette varare una Finanziaria fatta di misure draconiane, che però servì a placare la furia degli investitori. In realtà, come spiegano diversi analisti nelle sale trading, la mossa Amato fu utile solo per procrastinare il momento della verità. Secondo quanto visto finora, quel momento potrebbe essere arrivato.