«Buoni postali, depositi bancari e pronti contro termine, anche se questi ultimi due strumenti sono esposti all’inflazione». In tempi di passione sui listini europei, per una famiglia con qualche risparmio da investire, con un profilo conservativo, meglio giocare in difesa. È questa l’opinione di Marco Liera, fondatore di Youinvest ed ex responsabile di Plus24.
In Piazza Affari un’altra giornata di passione. Cosa conviene fare a una famiglia, che vuole investire 20-30mila euro con un profilo conservativo?
Ritengo che 20mila euro sia un piccolo risparmio, quindi, indipendentemente dalla situazione dei mercati, bisogna giocare in difesa: i buoni postali e i depositi bancari rappresentano un’area di sicurezza. I depositi bancari sono garantiti fino a 100mila euro dal fondo interbancario di tutela dei depositi, sono liquidi e offrono, soprattutto le banche online, dei rendimenti che in qualche caso sono competitivi con l’inflazione attesa. Storicamente però, i conti di deposito non sono riusciti nel lungo periodo a battere l’inflazione.
Andando invece su cifre più consistenti, da 50mila euro in su?
Bisogna fare una premessa: secondo uno studio del Centro Einaudi, una famiglia su 20 dedica alla gestione degli investimenti almeno 2 ore la settimana. Quest’ultima ha gli strumenti per decidere in autonomia indipendentemente dai mercati, allocando magari una quota del portafoglio sul mercato azionario oppure su titoli di Stato sovranazionali, direttamente o tramite fondi comuni. Questi ultimi, tuttavia, espongono al problema dei costi e presuppongono che il gestore sia in grado di superare, al netto dei costi, la performance dei mercati. Nella maggior parte questo non succede, ma perché battere costantemente i mercati oggettivamente è molto difficile. Le altre 19 famiglie o delegano la gestione a promotori della propria banca o a consulenti finanziari indipendenti, oppure acquistano strumenti molto liquidi e molto prudenti.
Alcuni operatori nei giorni scorsi ci hanno raccontato di ottime opportunità sul debito italiano. Concorda?
Il nostro approccio prevede una piramide in cui alla base ci sono depositi bancari e liquidità, al secondo gradino bond reali indicizzati all’inflazione per proteggere il proprio benessere e titoli di Stato a tasso reale, perché garantiscono un rendimento che copre dall’inflazione attesa e inattesa, e a tasso nominale. Su questa base innestiamo il cosiddetto “capitale aspirazionale”, cioè quello che serve per migliorare il proprio benessere, e qui entrano in gioco le azioni.
E investire i propri risparmi in un fondo di liquidità in attesa di indicazioni chiare dai mercati?
Sì, i fondi di liquidità possono essere un’alternativa ai depositi bancari e ai buoni postali, a condizione che le commissioni di gestione siano inferiori allo 0,5% annuo, e che siano “veri” cioè rispondenti alla stringente definizione di Assogestioni. Comunque, anche il fondo di liquidità non protegge dal rischio inflazione.
I pronti contro termine, molto discussi in queste ultime settimane, sono un buon investimento come sostengono in molti?
Anche in questo caso, ritengo siano un’alternativa ai fondi liquidità e ai buoni postali, però il rendimento è nominale e non proteggono dall’inflazione. Oggi molte banche, per poter operare in pronti contro termine, presuppongono l’apertura di un dossier titoli, anche se non è obbligatorio. Con le nuove norme introdotte in manovra, tuttavia, potrebbero non essere convenienti, perché il rendimento va calcolato al netto non solo dell’inflazione, ma anche dell’imposta di bollo, che può erodere i margini significativamente. Il tema è interessante, bisogna vedere quali saranno le strategie delle banche, se sposteranno gradualmente i clienti sui depositi bancari o se, come accaduto fino a oggi, pagano direttamente loro il bollo.
Concorda nel ritenere che l’azionario italiano sia un buon investimento per profili più aggressivi?
Non ho posizioni particolari su singole classi di attivo, dico solo che le banche italiane, così martoriate in questi giorni, valgono molto meno dei loro mezzi propri. In un’ottica di lungo termine a condizione che l’Italia non finisca in default, sono un investimento interessante. Stimo le probabilità di default dell’Italia all’1%, quelle di Lehman prima del 15 settembre 2008 erano lo 0,5 per cento.