NAPOLI – Il decreto rifiuti per l’emergenza napoletana è tornato nelle sabbie mobili delle commissioni parlamentari: da lì potrebbe non uscire più o uscire quando sarà troppo tardi. Intanto all’ombra del Vesuvio le 1.800 tonnellate di monnezza evaporano sotto il sole torrido di luglio. E il dramma si estende ai comuni limitrofi, forse ancora più inguaiati del capoluogo campano.
Oggi il sindaco Luigi de Magistris doveva vedere il premier Silvio Berlusconi, ma al suo posto ha incontrato il ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo e quello agli Affari regionali Raffaele Fitto. Si è parlato di raccolta differenziata. Già, ma anche il primo cittadino di Napoli ha capito che da sola, la differenziata, non basta: serve un via libera per portare la spazzatura fuori città: in altre regioni, all’estero. Ma ora, vista l’impasse politica, si tirano indietro perfino le regioni amiche: è il caso della Puglia, il cui governatore Nichi Vendola ha detto stop ad ogni ipotesi di smaltimento nella sua regione «se non ci saranno garanzie per la tutela della nostra salute». Il presidente della Puglia vuole che ci sia un accordo politico a livello nazionale; in presenza di un decreto, darà la sua disponibilità ad accogliere la spazzatura di Napoli.
Alla questione emergenziale e a quella infrastrutturale si aggiunge una vicenda giudiziaria: ieri i magistrati hanno acceso per l’ennesima volta i riflettori sui rapporti tra tra l’Asìa, l’azienda cittadina di igiene urbana, e le ditte appaltatrici, in particolare la Enerambiente. Due persone sono finite in manette: Giovanni Faggiano, ex amministratore delegato di Enerambiente (e amministratore delegato, fino a luglio 2010, di TE.AM Teramo Ambiente SpA), mentre ai domiciliari c’è l’ex direttore operativo della stessa società, Corrado Cigliano. Dall’inchiesta della procura di Napoli emerge che Enerambiente, cui Asìa aveva appaltato la raccolta dei rifiuti in alcuni quartieri della città, si serviva a sua volta di altre due cooperative (San Marco e Davideco) la cui opera non sarebbe stata necessaria. Dunque costi gonfiati a fronte di un lavoro non certo ottimale. Grattacapi che non toccano l’attuale amministrazione ma che tuttavia turbano una giunta che lavora a spron battuto su vari fronti ma è inchiodata al palo del problema dei problemi: la munnezza.
Fosse solo quello: l’altro problema fondamentale è la grossa sofferenza di cassa dell’Ente: la scarsa liquidità sta determinando ritardi nel pagamento degli stipendi di alcune aziende partecipate, come la Napoli Sociale (trasporto disabili) i cui lavoratori attendono ancora le mensilità arretrate. Per lo stesso motivo tremano anche i lavoratori di un’altra società controllata, la Napoli Servizi.
In queste condizioni si può pensare ad altro, ad esempio all’estate e alle iniziative culturali per chi resta in città? Il Comune in rosso ha messo in campo una iniziativa in tal senso: via internet ha chiesto ad associazioni, artisti e intellettuali di offrirsi gratis per la città. Loro mettono in campo le professionalità (anche facendo pagare un biglietto agli spettatori), il Comune gli spazi e i servizi. I risultati di quest’avviso pubblico saranno resi noti domani. Anche de Magistris ci mette del suo: qualche giorno fa il primo cittadino, accompagnato dal fratello Claudio, noto imprenditore del settore degli eventi musicali, è andato al concerto di Caparezza: al rapper di Molfetta l’invito del sindaco “arancione” a programmare iniziative per i giovani a Napoli.