BRUXELLES – E se dopo le lunghe giornate di quasi-guerra, feriti a gogò, militarizzazione di una vallata intera, i soldi stanziati dall’Europa per della Tav (671,8 milioni di euro) sparissero, così, semplicemente? Il rischio c’è tutto, anche se a Bruxelles il commissario ai Trasporti Siim Kallas giura che l’Ue ha ancora grande interesse per la Torino-Lione. In realtà la Commissione ormai è a corto di pazienza, e un risultato già c’è: se pure non spariranno, i milioni non saranno 671,8, ma parecchi di meno. La ragione è semplice: i soldi comunitari o si spendono o si restituiscono. «Non possono restare parcheggiati in banca», dicono alla Commissione.
Già lo scorso ottobre Bruxelles aveva comunicato una prima decurtazione dei fondi, pari a “soli” 9,8 milioni di euro proprio per i ritardi. Otto mesi più tardi la situazione è ancora peggiore: lo stesso Kallas ha appena annunciato che comunque vada ci sarà un’ulteriore decurtazione, perché ormai i ritardi sono tali che è escluso che sarà possibile spendere nei tempi previsti i restanti 662 milioni di euro, pur avendo l’Italia ottenuto, lo scorso autunno, una proroga al 2015 (il periodo coperto era in realtà dal 2007 al 2013).
Di quanto saranno tagliati i fondi? Quanto resterà? Alla Commissione dicono di non saperlo ancora, ma comunque, aggiungono, la riduzione sarà «sostanziosa». L’ardua sentenza arriverà a settembre, quando Kallas si pronuncerà ufficialmente. E dire che Bruxelles di pazienza ne ha avuta. Dapprima quella proroga di ben due anni, di cui dicevamo. Poi chiudendo un occhio sul suo stesso diktat di avviare il famoso tunnel della Maddalena entro il 31 maggio 2011. Così non è stato, e infatti l’eurodeputato dell’Italia dei Valori Gianni Vattimo ha intimato alla Commissione di dichiarare decaduto il progetto.
Bruxelles, però ha avuto ancora pazienza, accettando l’avvio del tunnel a giugno inoltrato. Ma ha chiesto a Italia e Francia di trovare entro il 30 giugno un accordo sul finanziamento – visto che l’intesa iniziale, con il 67% a carico nostro e il 33% di Parigi – non piace più a Roma, che vuole pagare solo il 50%. E, sempre entro il 30 giugno l’Italia doveva approvare il tracciato modificato della Tav. Come volevasi dimostrare, al 30 giugno solo il tunnel della Maddalena – e per miracolo – era stato avviato, le altre due condizioni non risultano ancora soddisfatte. Certo, ieri un funzionario della Commissione presente all’incontro romano tra Italia e Francia, a Bruxelles ha parlato di «una riunione molto positiva».
Alla Commissione è piaciuto che l’Italia abbia garantito l’approvazione del nuovo tracciato entro luglio, e Parigi e Roma sembrano essersi molto avvicinate. Tuttavia, sottolineano all’esecutivo Ue, «rimane il fatto che ormai il 30 giugno è passato, e ulteriori tagli sono inevitabili». Le prossime settimane sono cruciali. A settembre Kallas dovrà esprimersi oltre che sui fondi restanti per la Tav, anche, in definitiva, sul futuro dell’intero progetto. Kallas, lo dicevamo, giura sull’interesse della Commissione – e non è strano, la Torino-Lione è su un tracciato di grande importanza, il corridoio n.5, che a lungo termine collegherà Lisbona a Kiev attraversando la Francia meridionale, tutta la Pianura Padana, e passando per Budapest.
Tuttavia, avvertono alla Commissione, se non saranno stati risolti tutti gli intoppi e i problemi all’effettiva realizzazione del progetto, sarà difficile prevedere l’inclusione della Torino-Lione nel quadro dei progetti da finanziare nel periodo 2014-2020, quello cioè del nuovo bilancio dell’Unione. «Se non ci sono le condizioni per spendere i soldi – dicono – è inutile finanziarlo». Non a caso, già lo scorso ottobre la Commissione aveva appiccicato alla Torino-Lione la minacciosa etichetta di “conditional extension”, mentre rilevava che su 92 progetti di Ten-T (per un finanziamento totale di 32,647 miliardi di euro), 48 saranno terminati entro il 2013, 29 risultano credibili entro il 2015, per un totale dell’83,7% del totale.
Il destino che potrebbe toccare alla Tav è già scattato per 5 progetti, che risultano “non credibili” e per i quali è già deciso che il finanziamento sarà soppresso e redistribuito. Se l’Italia, insomma, non si sbrigherà davvero, Kallas potrebbe vedersi costretto a riutilizzare le centinaia di milioni destinati alla Torino-Lione per altri progetti di altri paesi. E avrebbe solo l’imbarazzo della scelta, del resto i lavoro sono in piena attività dal Belgio alla Polonia, passando dalla Spagna (dove la rete ad alta velocità è estesissima) fino alla Germania.