Abatantuono si traveste da padroncino: e i leghisti veneti si arrabbiano

Abatantuono si traveste da padroncino: e i leghisti veneti si arrabbiano

Doveva finire così: l’orgoglio dei veneti si accende con facilità. Se l’idea, nelle parole di Francesco Patierno, regista del film Cose dell’altro mondo, (in uscita il prossimo 3 settembre) era di «pungolare la coscienza», c’è andato vicino. Insomma, il film non è nemmeno uscito ed è già stato definito «diffamatorio e razzista», offensivo del mondo veneto. Sembra che sia bastato il trailer (giudicate voi) per suscitare l’ira degli internauti del nord-est, che sul web hanno fatto partire una campagna di attacchi.

Non fanno feriti: sulla graticola c’è finito anche il protagonista, «l’attore da quattro soldi» Diego Abatantuono, trasformato per l’occasione in Mariso Golfetto, un veneto ciento pe’ ciento. È un imprenditore con tanto di fabbrica e piccola tivù privata, da dove lancia invettive più istrioniche che serie contro gli immigrati. Se ne vadano, «prendano il cammello, apocaliss nao».

Come ammette Patierno, l’ispirazione viene da Pier Gianni Prosperini, il «flagello dei centri sociali», di origine vicentina, e che detiene il copyright del «cammello». Gli appelli contro gli immigrati sono quasi gli stessi. Il problema è che, a differenza di Prosperini, quelli di Abatantuono/Golfetto funzionano. Eccezziunale veramente. Quasi per magia, gli immigrati non ci sono più. E gli italiani, restando da soli, non sanno più come cavarsela.

L’idea, dopo tutto, dovrebbe essere ormaidi dominio comune: l’importanza del lavoro oscuro degli stranieri mostrando gli effetti di una loro ipotetica assenza. Del resto l’ipotesi di uno sciopero di immigrati (mai con grandi adesioni) era già nata un anno fa. In Puglia, invece, lo fanno davvero da sei giorni.

Ma perché in Veneto se la sono presa così tanto? I commenti su Youtube sono chiari: non ci stanno a essere accusati di razzismo, da un lato. Un sentimento nutrito dalla forte identità veneta, che si manifesta nell’uso orgoglioso del dialetto, e dal senso di superiorità, frustrato, di una regione che sente di trascinare, quasi da sola, tutto il Paese. Non per niente si fanno riferimenti ai soldi impiegati per la produzione del film: soldi veneti usati contro il Veneto. Un oltraggio.

Gira e rigira, alla fine si casca sempre li: i soldi, in primis. E poi gli italiani. Perché l’ira c’è, adesso, ma non tocca gli stranieri, né sfiora gli immigrati. Come al solito, è contro gli altri italiani. Che, dicono, li criticano di razzismo ma poi succhiano i loro soldi. Gli stranieri stanno sullo sfondo, non un problema, ma un pretesto. Per ora, perché il film non è nemmeno uscito ma ha già, almeno un poco, «pungolato le coscienze». E poi ha creato un caso, e fatto un sacco di pubblicità. Per adesso è un risultato ottimo. Di più: eccezziunale.
 

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