Dopo l’ennesima settimana di passione, l’eurozona tenta di porre un freno al contagio della crisi peggiore della sua storia. Nel frattempo, gli Usa stanno per fronteggiare la reazione dei mercati al downgrade del rating AAA. Il rischio, per l’economia globale, è quello di uno scenario simile a quello post fallimento di Lehman Brothers, coi mercati interbancari bloccati da una generale crisi di fiducia. Le premesse per una reminiscenza di quelle settimane ci sono tutte. Il fine settimana per i governanti europei è stato all’insegna del lavoro. Come ha spiegato il presidente francese Nicolas Sarkozy, i governi del G7 sono «in costante collegamento» per cercare di arginare la crisi dell’eurodebito. Per tutta la giornata di domenica si è cercato di trovare una soluzione di compromesso per ripristinare la fiducia negli investitori.
La Bce ha deliberato: potrà iniziare a sostenere i titoli di Stato di Spagna e Italia attraverso l’acquisto diretto. La decisione sarebbe emersa durante la conference call straordinaria di domenica sera. Il tutto alla luce degli impegni, da parte dei governi di Roma e Madrid, per un giro di vite su austerity e processo di consolidamento fiscale. In particolare, l’Italia starebbe pensando di anticipare al 2012 i tagli previsti dalla manovra correttiva per il 2013 e il 2014. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, avrebbe avuto un’esortazione informale da parte dell’Eurotower, con un diktat preciso: se vuoi portate avanti le riforme strutturali di cui necessitate, noi vi sosterremo. Nonostante questo, le aspettative dei mercati sono negative. Secondo un’analisi di Schroders, lo stress nell’eurozona è talmente elevato che «solo un’azione coordinata e risolutiva» potrebbe frenare l’incertezza che ha invaso le menti degli investitori.
Dopo aver perso oltre il 20% dall’inizio dell’anno, risultando più volte la peggiore Borsa d’Europa, per Piazza Affari c’è il timore di un’ottava da dimenticare. L’indice Ftse/Mib ha rotto il supporto posto a 16.500 punti, violando anche quota 16.000, una importante soglia psicologica per gli investitori, e i 15.500 punti. L’analisi di Threadneedle Investments lascia poco spazio all’ottimismo. Secondo gli analisti della società londinese, «se il Ftse/Mib scende sotto quota 15.500 già lunedì (venerdì ha chiuso a 16.015,87, ndr) è possibile che si avvii un periodo ribassista molto profondo». Vale a dire, nuovi rossi. Molto dipenderà dalle misure che la Bce metterà in atto per bloccare il contagio della crisi greca nell’eurozona. A peggiorare la situazione ci ha pensato anche il downgrade del rating AAA degli Stati Uniti, portato ad AA+ da Standard & Poor’s. La scelta di S&P, decisa nonostante forti tensioni con il Tesoro, ha segnato «la fine di un’era economica», come ha spiegato Mohamed El-Erian, numero uno del maggiore fondo obbligazionario mondiale, Pimco.
Ora l’incognita è che saprà reagire Wall Street all’apertura. Secondo gli analisti di Bank of New York Mellon (BNY), «è successo quanto tutti noi temevamo ben più di un mancato accordo sul debt ceiling». Le possibilità, alla luce del declassamento del rating statunitense, sono svariate. Lo spettro dei giorni dopo al crac Lehman Brothers è ben presente, ma è impossibile fare delle previsioni. Mai nella storia gli Stati Uniti avevano perso il proprio status creditizio, ritenuto il più affidabile al mondo. La settimana che inizia sarà cruciale per capire in che modo i vari focolai di crisi potranno o no essere spenti. Da un lato gli Usa con il primo downgrade della loro esistenza, un evento potenzialmente più incisivo di un default tecnico legato al tetto del debito. Dall’altro l’eurozona sta vivendo il suo momento più duro. Il Consiglio europeo del 21 luglio scorso non solo non ha sortito gli effetti sperati, ma ha anche peggiorato la percezione sulla solidità dell’Unione europea. In mezzo a questi due fuochi, gli investitori continuano a cercare un porto sicuro per i loro asset. Non è detto che lo trovino in breve tempo.