È sempre sul filo del fuorigioco il rapporto tra il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli e il calcio. Oggi ha risposto duramente ai giocatori che si lamentano di dover pagare la “tassa sui ricchi” e vorrebbero scaricarla sulle società: «Fanno i capricci? Non so se sia giusto o meno il contributo di solidarietà, ma se c’è qualcuno che dovrebbe pagarlo, sono proprio i calciatori, che rappresentano la casta dei viziati. Se continuano a minacciare scioperi o ritorsioni, proporrò che come ai politici, anche a loro venga raddoppiata l’aliquota». Ma è di vecchia data la ruggine tra l’atalantino leghista e i giocatori del pallone. Nel marzo 2004 si discuteva di decreto salvacalcio e dell’ipotesi di di spalmare i debiti fiscali delle società. Calderoli se ne uscì fuori così: «Quando sento parlare di spalmare qualche cosa, penso subito alla vaselina e quando penso alla vaselina penso a qualche cosa che… non si può dire, ma che comunque può far male, soprattutto al popolo che lavora, che non guadagna i miliardi dei calciatori e che paga le tasse».E ancora, dopo una delle tante vittorie dell’Inter di questi anni, nel 2009, così si espresse: «Ieri sera l’Inter ha stravinto ma dal campo di San Siro viene un brutto segnale per il nostro sport e soprattutto per il futuro dei nostri giovani. Una squadra tutta composta di giocatori stranieri significa nessuno spazio per i nostri ragazzi. E lo stadio di San Siro sembra estendere la sua influenza esterofila anche nelle vicinanze: è di questi giorni la notizia che proprio lì vicino ci sarà quest’anno la prima classe elementare composta interamente da stranieri. Un segno dei tempi che ci deve far pensare». Per finire, c’è la frecciata lanciata alla Nazionale prima del Mondiale in Sudafrica del 2010, quando invitò i calciatori «a partecipare ai sacrifici degli italiani di fronte alla crisi ridimensionando gli ingaggi e devolvendo i premi in caso di nuova vittoria della Coppa del mondo». La reazione degli azzurri non si fece attendere. Gigi Buffon: «I politici cavalcano sempre l’onda dei Mondiali per fare certe sparate, per poi fare retromarcia se le cose vanno bene». Il capitano Fabio Cannavaro: «Siamo un paese ridicolo». Ridicola fu anche la figura della squadra, due 1-1 striminziti con Paraguay e Nuova Zelanda, una sconfitta per 3-2 con la Slovacchia e tutti mestamente a casa, con ancora nelle orecchie il muggito lugubre delle vuvuzelas.
17 Agosto 2011