NAPOLI – Rosetta Iervolino restò di sasso, stringendo un corniciello portafortuna. Antonio Bassolino incassò la sconfitta rintanandosi in ufficio. Quando, nel 2003, Napoli vide sfumare la possibilità di ospitare l’edizione 2007 della Coppa America di Vela in favore di Valencia, si parlò di sconfitta delle due amministrazioni, comunale e regionale. Oggi che gli attuali amministratori, il governatore Stefano Caldoro e sindaco Luigi de Magistris stanno per incassare la Louis Vuitton Cup 2012-2013 all’ombra del Vesuvio, sbaragliando la concorrenza di altre 180 città, c’è da chiedersi cos’è cambiato. È vero la World Series della Luis Vitton non è la Coppa America, ma l’aria è proprio cambiata: merito dei nuovi rappresentanti degli enti locali o Napoli è migliore rispetto ad otto anni fa?
In questo lasso di tempo l’emergenza rifiuti è rimasta il rumore di fondo della vita dei napoletani. Assordante. Napoli è andata su tutti i giornali, su tutti i network, su tutti i siti internet a causa del disastro ambientale. Dunque decisamente non è questo. L’escalation criminale che all’epoca dei fatti era tremenda (era in corso la sanguinosa faida di Scampia) ora si è oggettivamente placata. Ma nel frattempo il “marchio Gomorra” che racchiude un bestseller di Roberto Saviano e un pluripremiato film di Matteo Garrone è giunto in ogni parte del Globo mostrando a tutti una città da incubo. Possiamo dunque dire che non è certo migliorata l’immagine del capoluogo campano.
Di certo c’è che stavolta Regione e Comune non hanno spaventato chi voleva uno spazio “pronto per l’uso”. Non hanno utilizzato, come accadde nel 2003, la possibilità di ospitare un grande evento per scardinare le regole urbanistiche della città. Il piano c’è, ma stavolta non era la conditio sine qua non per ottenere l’evento sportivo. Caldoro si è mosso con cautela anche se nel libro dei sogni “venduto” a chi dovrà scegliere la location della World Series della Vuitton Cup c’è un piano per 3 miliardi di euro con la riqualificazione di Bagnoli, Napoli Est e centro antico, rilancio Pompei e Teatro San Carlo. Roba che nemmeno in dieci anni di duro lavoro a partire da domani.
Cosa accadde, invece, otto anni fa? Basta andare a ritroso e rivedere tutte le ipotesi di progetto all’epoca dell’America’s Cup: dal porto canale all’acquario, dal farfallario alle nuove alchimie edili per l’ex area Italsider, tutto sembrò possibile, in quei mesi che agitarono urbanisti, amministratori, soprintendenze, velisti, commentatori e che poi si risolsero con un clamoroso no da parte di mister Alinghi, Ernesto Bertarelli, spaventato da tanti progetti a lungo termine.
Se dunque è vero che stavolta potrebbe andare diversamente, ci sarebbe gloria per tutti: per Caldoro che dopo il deficit sanità, i tagli del governo e l’emergenza spazzatura, potrebbe incassare una prima vittoria da “uomo al comando”. E per de Magistris che a meno di 100 giorni dall’inizio del suo mandato, potrebbe urlare nuovamente il suo slogan «avimmo scassato», sbandierando davanti agli scettici quell’articolo “anti speculazione” del protocollo d’intesa firmato qualche mese fa che garantisce: Bagnoli non sarà sfiorata da alcuna variante urbanistica. Almeno per ora.